Negli ultimi giorni molte sono le novità in merito all’applicazione della legge di riassetto istituzionale del territorio. L’inizio del mese di maggio è contrassegnato dalla prima azione concreta di creare un comitato promotore del consorzio jonico-etneo, che ha visto protagonisti nella sede del movimento “Città Viva”, molti attori del panorama politico e sociale del territorio, che superando diversità di appartenenza mettono in campo un progetto condiviso, sottolineando la necessita di informare la società rispetto le opportunità scaturenti dall’aggregazione consorziale “Jonia-Taormina-Etna”
Successivamente vi è stata una presa di posizione da parte di uno dei maggiori componenti dell’opposizione ripostese, l’avv. Carmelo D’Urso, che, in una nota (leggi la nota Liberi Consorzi, interviene l’avv. Carmelo D’Urso), ha sottolineato le ragioni della sua contrapposizione al progetto Jonia-Taormina-Etna ed ha ribadito la validità del progetto aggregativo da lui proposto che vede in Acireale il polo guida, bollando come “balla” inoltre la possibilità che i Comuni del gelese aderiscano al Libero Consorzio di Catania (ma oggi sappiamo che così non è; leggi E Gela divenne “Provincia”). Ma cosa prevede la proposta dell’opposizione ripostese, in parte condivisa (ad eccezione della presenza di Acireale) dalla proposta presentata dal gruppo consiliare giarrese di Articolo 4. Analizziamole: la prima (quella ripostese) prevede la nascita di un nuovo Libero Consorzio che includa l’area Jonico-Etnea e le Aci con a guida il Comune di Acireale, che estrometterebbe Giarre dal ruolo di Capofila. L’intento, di fatto, condiviso da larga parte delle comunità acesi è quello in realtà, non di costituire un nuovo Consorzio ma cristallizzare la situazione territoriale dell’ex Provincia di Catania, che vedrebbe proprio in Acireale il Comune con il maggior numero di abitanti. Ma l’entrata dei comuni di Gela e di Piazza Armerina “rompono” non poco le uova nel paniere ai promotori di questo progetto, costringendoli di fatto alla costituzione di un nuovo Consorzio, in quanto Gela è molto più popolosa di Acireale.
Quella giarrese di Articolo 4, prevede, invece, l’aggregazione in un nuovo Consorzio solo di Comuni appartenenti alla zona Jonico-Etnea, ricadenti nell’ex provincia di Catania che consisterebbe nel territorio circumetneo, (con l’abile esclusione di Adrano) e del territorio Jonico costiero (con l’esclusione delle Aci) e, a guida, come Comune capofila Giarre.
Nel dettaglio la prima proposta dai gruppi di minoranza consiliare del Comune di Riposto presenta alcune criticità, dovute in particolare a due elementi: l’area acese che storicamente e strutturalmente è più legato al contesto suburbano catanese che non al sistema jonico-etneo. È vero che alcuni elementi legano questi territori (Diocesi, proprietà agricole), ma di fatto sono ininfluenti sul sistema sociale generale. Il secondo elemento riguarda l’assenza nella proposta del polo turistico taorminese, vero asse del sviluppo territoriale, che, anche se parzialmente, è compensato dalla presenza di Acireale. Inoltre è da sottolineare come la presenza di entrambi i poli turistici etnei (Nicolosi e Linguaglossa), potrebbero trovare contrapposizioni per il mancato sviluppo degli ultimi anni del polo nord etneo a favore di Nicolosi. Vanno ricordate anche la diversa appartenenza delle due aree ai sistemi di sviluppo turistico-territoriale delle due aree: la prima, quella di Giarre, legata al distretto Taormina-Etna e al GAL Terre dell’Etna e dell’Alcantara; la seconda, quella di Acireale, legata al distretto il mare dell’Etna. Dal punto di vista prettamente normativo, è importante evidenziare che, anche se è vero che la norma garantisce la libertà di collocamento nel sistema degli enti intermedi, è vero anche che la stessa dà all’Assemblea della Regione Siciliana, il compito finale di organizzare il territorio. Quindi la valutazione finale di omogeneità territoriale e le capacità di sviluppo di sistema, con la reale possibilità di reinserimento forzato dell’area acese nell’ambito della città metropolitana.
La seconda, ovvero quella del gruppo consiliare di Giarre di Articolo 4, evidenzia in parte le stesse criticità sotto il profilo dello sviluppo turistico (difficilmente Taormina aderirebbe senza le aree della Valle dell’Alcantara e la Valle d’Agrò, di fatto aree di riferimento geopolitiche della stessa). Va inoltre sottolineato come, al fine di garantire la continuità territoriale della Città Metropolitana di Catania, al fine di escludere Adrano e Biancavilla dalla proposta, la stessa dovrebbe essere garantita dall’entrata di Lentini, Carlentini ed Augusta nella stessa (in realtà probabile, ma non scontata).
A contrapporsi a tali proposte diversi giorni addietro è stata ufficializzata presso il Comune di Giarre la proposta consorziale “Jonia-Taormina-Etna”. La stessa è stata corredata da uno studio di coesione tratto dai Piani Territoriali Provinciali di Messina e Catania, ad oggi in vigore quali strumenti di organizzazione territoriale di area vasta. È stato il movimento “Città Viva”, che in questi mesi ha supportato tecnicamente i sindaci del comprensorio a redigere tale strumento di valutazione. Lo stesso è stato fatto pervenire a molti degli attori istituzionali e non che hanno aderito alla proposta progettuale. Lo stesso gruppo si è fatto promotore della costituzione di un comitato promotore che ha visto, in via preliminare, la presenza eterogenea sia dal punto di vista dell’appartenenza politica che di quella sociale del territorio, che superando barriere ideologiche e sensibilità politiche riconoscono nel progetto la potenzialità di sviluppo territoriale.