Un vasto incendio, di chiara origine dolosa, è divampato intorno alle 14 di ieri in contrada Pirao a quota 1100. In poco tempo, il fuoco sviluppatosi da almeno sette focolai, complice il vento che spirava da ovest-nordovest, è penetrato all’interno dell’area del demanio forestale “Pirao-Giovanni Saletti” spingendosi fino contrada Piano Cavoli. Per domare l’incendio sono intervenuti tre Canadair della flotta aerea dello Stato che solo al tramonto hanno avuto ragione delle fiamme. In fumo circa duecento ettari di ricca vegetazione e arbusti. Si tratta di un atto gravissimo contro l’ambiente naturale dell’Etna, patrimonio mondiale dell’umanità.
Nella città etnea l’inverno appena trascorso sarà ricordato come il più freddo degli ultimi vent’anni. Tuttavia sono bastati solamente quattro giorni di afa per far esplodere nelle alture di Randazzo, nel cuore del parco dell’Etna, un “misterioso” incendio boschivo di ampie proporzioni.
L’allarme è scattato tempestivamente, intorno alle 14, grazie a una segnalazione al 1515. Nel giro di qualche minuto sul posto sono giunti gli uomini del distaccamento forestale e dei vigili del fuoco di Randazzo. Tenuto conto che il servizio antincendio della regione Siciliana non è ancora partito, a dare manforte è intervenuto personale del distaccamento forestale di Linguaglossa, Bronte, Maniace e Nicolosi, oltre ad alcuni operai forestali della zona. Le operazioni logistiche sono state coordinate dalla sala operativa dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Catania, dall’Ispettrice Pezzulla e dall’operatore di turno Gemmellaro.
Il fronte del fuoco era troppo vasto per essere spento da terra soltanto con gli uomini e i mezzi presenti sul teatro dell’incendio. Pertanto è stato richiesto l’intervento aereo.
C’è il sospetto, fondato, che l’incendio sia divampato da almeno sette focolai distanti tra loro. Il primo dei tre Canadair, che si sono alternai per spegnere le fiamme, è giunto sul fronte dopo le 16.
Per la metodicità e la dinamica d’innesco dei vari focolai, anche questa volta, si ritiene che non si tratti di una fatalità. Tuttavia, almeno a memoria d’uomo, quello che è successo ieri pomeriggio non ha precedenti a Randazzo nella prima decade di maggio. Gli incendi boschivi nel territorio comunale di Randazzo avevano finora avuto una presunta relazione con un’inveterata usanza per “ripulire” il terreno dalla macchia e favorire quindi la ricrescita dell’erba per il pascolo dopo le prime piogge di fine estate.
Ma, dunque, cosa sta succedendo? L’argomento è complesso e variegato e azzardare ipotesi fantasiose può essere inutile, ma l’opinione pubblica è sempre più indignata per i danni materiali causati dal fuoco degli incendiari all’ambiente naturale. Intanto sull’episodio, oltre la forestale, indagano pure i carabinieri di Randazzo. Ambienti investigativi, vista la recrudescenza che il fenomeno sta assumendo negli ultimi anni, non escludono che per smascherare i criminali possano essere utilizzati sofisticati dispositivi tecnologici.
Questo episodio, probabilmente, è il sintomo di ciò che potrebbe riservarci la prossima stagione estiva. Un’altra domanda nasce spontanea: “Come mai proprio quest’anno un incendio fuori stagione? Va da sé che la colpa non è da attribuire alle eccezionali condizioni climatiche di questi ultimi giorni.
Qualcuno, nel mondo sindacale, punta il dito contro il presidente Crocetta, che dopo l’approvazione della finanziaria e i tagli che riguardano il comparto è considerato dai forestali il nemico numero uno. I sindacati temono che un eventuale ritardo nell’avviamento dei lavoratori dell’antincendio, come quello verificatosi l’anno scorso, possa aggravare la già difficile situazione tanto degli incendi boschivi quanto quella dei livelli occupazionali dei lavoratori. “Riteniamo colpevole questa classe politica incapace e inetta che non sa affrontare i problemi della gente e dei lavoratori – fanno sapere dalla Sinalp Fnl – i politici piuttosto che pensare ai bisogni della gente sono impegnati a mantenere i propri privilegi e le proprie poltrone, aiutati, anche da certi pseudo sindacati, che fanno il doppio gioco. Noi – dice Maurizio Marino – vogliamo che si sappia la verità su quello che è stato fatto alla Regione Siciliana con l’approvazione di una legge vergognosa. Se da un lato si risparmia nell’immediato qualche piccola risorsa economica, dall’altro lato, a fine estate, dovremmo fare i conti per i danni causati da questa politica scellerata”.
Il Sindaco di Randazzo, Michele Mangione, definisce l’accaduto “opera criminale” ed etichetta gli incendiari come “uomini senza scrupoli”. “I comuni che hanno territorio nelle zone boscose di questo versante – afferma il sindaco di Randazzo – stanno facendo molto per promuovere lo sviluppo della fruizione naturalistica delle zone protette ma, tra mancanza di proprie risorse finanziarie, mancata attenzione degli enti sovracomunali, tagli che penalizzano le politiche forestali, si sta mettendo a forte rischio una delle maggiori risorse delle nostre comunità. Certo non ci va di assistere impotenti a tutto ciò. É per questo motivo che nei prossimi giorni riunirò la Giunta per discutere sulle iniziative da intraprendere. Non escludo – dichiara Mangione – di diffidare le istituzioni regionali preposte alla tutela dei boschi affinché ponga in essere le azioni necessarie per arginare il fenomeno”.
Benché i primi focolai abbiano avuto origine fuori dall’area del demanio forestale, a differenza degli incendi boschivi verificatisi negli ultimi anni, questa volta il fuoco è penetrato anche all’interno dell’area boscosa del demanio forestale “Pirao-Giovanni Saletti” spingendosi fino contrada Piano Cavoli. A condannare l’episodio criminoso c’è pure Ettore Foti, Dirigente dell’Azienda foreste demaniali di Catania. “Dispiace dover registrare, spesso, questi avvenimenti inconcepibili. Non si riesce a capire chi abbia interesse a provocare un incendio di questa portata, e per quale ragione, tenuto conto che da una tale azione criminale non vi sono né benefici né beneficiari. Addirittura, nelle aree percorse dal fuoco, la legge impone dei vincoli restrittivi e persino limiti nel rimboschimento. Le istituzioni, negli ultimi anni, stanno tentando di favorire la fruibilità dell’ambiente naturale anche con investimenti economici significativi. Nel versante nordovest dell’Etna, ad esempio, si sta provvedendo alla ristrutturazione di due importanti strutture per rilanciare il turismo naturalistico, Case Caldarera e la Casermetta di Monte Spagnolo. Personalmente considero gli incendi boschivi un fenomeno di autolesionismo che crea solo un danno alle comunità locali”.
Gaetano Scarpignato