Maurizio Galletta, già sorvegliato speciale, è conosciuto nel panorama giudiziario siciliano perché già condannato nell’anno 2007, con sentenza definitiva, alla pena dell’ergastolo, per essere stato riconosciuto colpevole, in concorso con il noto boss Maurizio Zuccaro, 56 anni, (imparentato con Salvatore Santapaola, fratello del più noto Benedetto Santapaola detto “Nitto”, ergastolano, reggente dell’omonimo clan a cavallo tra gli anni ’90 e 2000), di due distinti efferati episodi delittuosi, il primo, l’omicidio aggravato e la distruzione di cadavere di Salvatore Vittorio (cl. 1949, elemento di spicco della consorteria mafiosa intesa “a Savasta”, capeggiata da Antonino Puglisi, inteso “Nino a Savasta”), commesso a Vaccarizzo.
Galletta è stato altresì condannato alla pena detentiva di anni 27 di reclusione (a seguito di indulto) per il duplice omicidio di Angelo Di Pietro, cl.1971, e Giulio Magrì, cl.1945 (pena, quest’ultima, assorbita dalla pena dell’ergastolo).
Per tali fatti delittuosi, Galletta veniva tratto in arresto il 5 marzo 1996 e detenuto in vari istituti carcerari.
Sottoposto a continui accertamenti medici presso varie strutture sanitarie pubbliche (nell’arco di circa 12 anni, dal 1996 al 2008, è stato trasferito in 17 strutture carcerarie ed è stato sottoposto a numerose visite ambulatoriali), a seguito di Ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, nel luglio del 2008, Galletta veniva scarcerato, mentre si trovava presso la casa di reclusione di Parma, e sottoposto alla detenzione domiciliare presso la propria dimora sita in Catania, frazione Vaccarizzo – villaggio Delfino, “non essendo le condizioni fisiche conciliabili con il regime carcerario” (questo sino all’arresto odierno).
Le rilevanti risultanze investigative acquisite nel corso dell’attività d’indagine svolta dalla D.I.A. di Catania hanno messo in evidenza come Galletta, al fine di usufruire di un regime detentivo meno rigido, abbia accentuato le sue patologie, con l’appoggio di alcuni medici compiacenti, i quali ripetutamente hanno certificato le sue condizioni di salute, ritenute gravi, tanto da essere incompatibili con il regime carcerario (peraltro ricalcando analogo espediente utilizzato dal boss Maurizio Zuccaro, cugino di Galletta , che, durante la detenzione, si praticava dei salassi prelevando ingenti quantitativi di sangue, così da aggravare le sue condizioni di salute e quindi usufruire dei previsti benefici carcerari).
In tal modo Galletta ha avuto la possibilità, pur essendo in regime di detenzione domiciliare, di gestire affari illeciti ostentando il proprio carisma mafioso, per le vie del centro cittadino.
Giova rappresentare, che grazie alla patologia simulata, lo stesso riceve un trattamento previdenziale da parte dell’INPS, consistente in una pensione civile e una indennità di accompagnamento.
Le indagini preliminari proseguono per accertare eventuali corresponsabilità di medici e specialisti, con incarichi dirigenziali nella sanità pubblica, che nel tempo hanno sottoposto a visite e/o perizie il Galletta e, in tale contesto, nel corso delle operazioni odierne, sono state eseguite perquisizioni presso gli studi e uffici ove tali sanitari svolgono la professione.
Nel corso dell’attività investigativa, sono emersi elementi di reità a carico di Rosario Testa, in atto detenuto presso il carcere “Ucciardone” di Palermo, per reati concernenti violazioni in materia di stupefacenti, cognato di Maurizio Galletta che ne ha sposato la sorella Graziella, in ordine al tentato omicidio del fratello Angelo Testa e del nipote Francesco Testa, nonché per detenzione e porto illegittimo in luogo pubblico, di arma da fuoco.
In particolare, le indagini hanno permesso di accertare come Rosario Testa, il 3 maggio 2015, avesse attentato per rancori familiari e debiti economici non onorati, alla vita dei predetti congiunti, esplodendo al loro indirizzo numerosi colpi di arma da fuoco, non attingendoli per cause non riconducibili alla sua volontà.
In ordine al M.D.A, indagato per il reato di favoreggiamento personale aggravato a favore di Maurizio Galletta, detenzione e porto illegittimo in luogo pubblico di arma da fuoco, nonché spari in luogo pubblico, sono stati raccolti rilevanti elementi investigativi, con l’ausilio di video-riprese dell’ingresso del Villaggio “Delfino”, sul compito alo stesso affidato di avvertire Maurizio Galletta in caso di accesso in quei luoghi da parte delle forze di Polizia.
In una circostanza, il predetto M.D.A., unitamente a Galletta ed altre due persone allo stato non meglio identificate, mentre si trovavano all’interno del predetto Villaggio, esplodevano numerosi colpi di pistola, al fine di allontanare dei soggetti che si erano introdotti all’interno di un appartamento.
Risultano indagati, infine, per il reato di intestazione fittizia di beni, Antonino Luigi Ragusa e Carmelo Spampinato, incensurati.
In particolare, Galletta intestava un distributore di carburanti con annesso lavaggio e bar, ubicato in San Giovanni la Punta, nonché altro distributore di carburanti sito in località Aci Trezza, alla Rasp Di Ragusa Antonino Luigi & C. Sas, recentemente costituita da Antonino Luigi Ragusa e Carmelo Spampinato, rispettivamente marito di Marzia Galletta e convivente di Giovanna Giovanna, figlie di Maurizio Galletta.