Questo dogma rappresenta forse il caso più vistoso della fondamentale importanza del senso della fede della Chiesa, come soggetto credente e, ancor più particolarmente, come popolo che vive in modo intuitivo e spontaneo la sua fede anche “contro” le difficoltà che avanza la teologia. Il senso cristiano popolare precede, in questo caso, la teologia indecisa e il magistero che si pronuncerà solo nel 1854 (S. De Fiores, Immacolata, in Nuovo Dizionario di Mariologia).
Nella storia dell’“Immacolata Concezione” si devono distinguere due fasi: la prima che cominciò e si svolse nelle Chiese italo-greche; e la seconda in Occidente con un carattere teologico-liturgico. In Oriente, dal secolo VII, con Sant’Andrea di Creta, San Germano di Costantinopoli e San Giovanni Damasceno, si cominciò a parlare della santità originale della Vergine e a celebrare la festa della sua Concezione. In Occidente si diffuse invece dal secolo XI un po’ ovunque, nonostante l’opposizione di teologi e di grandi santi, tra i quali San Bernardo di Chiaravalle († 20.8.1153), il quale, indignato, scrisse una lettera dove protestava contro questa novità che «la liturgia della Chiesa ignora, la ragione disapprova e la tradizione non autorizza». Mentre il francescano Duns Scoto († 8.11.1308) parlava dell’azione redentrice di Cristo non come “liberativa”, ma come “preservativa” dal peccato originale nei confronti della Vergine. Accettarono questa idea i Carmelitani, gli Eremitani di Sant’Agostino, i Cistercensi, i Benedettini, mentre furono contrari i Domenicani.
La Curia Romana, che allora si trovava ad Avignone, verso il 1330, con il papa Giovanni XXII, cominciò la festa della “Concezione”, prima nella chiesa dei Carmelitani, poi nella propria Cappella. Queste le successive tappe della festa dell’“Immacolata Concezione”: Sisto IV, con la Bolla “Prae excelsa” del primo marzo 1476, approvava la festa e la introduceva nella liturgia romana arricchendola di indulgenze; Alessandro VII, in data 8 dicembre 1661, promulgava la Costituzione “Sollicitudo omnium ecclesiarum”, che definiva il senso genuino della parola “conceptio” e dichiarava che oggetto della festa era l’immunità dell’anima di Maria dal peccato originale nel primo istante della sua creazione e della infusione nel corpo; Clemente XI, nel 1798, estendeva la festa alla Chiesa universale; infine, sarà Pio IX, l’8 dicembre 1854, a proclamare solennemente il privilegio dell’immunità dalla macchia originale, definendolo “dogma di fede”. Da allora, tutti i Sommi Pontefici, e specialmente Pio XII con l’Enciclica “Fulgens corona”, hanno più volte precisato e approfondito il senso di questa “verità mariana”, proclamata anche dal Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 56,59; M. Righetti, Storia liturgica; G. Iammarrone, Immacolata Concezione, in Dizionario Teologico Enciclopedico).