Le scuole, gli studenti, gli artisti, i poeti, le associazioni, i fotografi, i musicisti, i gruppi etnici che hanno accolto l’invito della Fondazione Fiumara d’Arte e di Antonio Presti, hanno sottolineato che “il Rito della Luce è un percorso di suggestioni e immagini; un percorso nella bellezza, intesa come momento essenziale di elevazione dalle semplici passioni umane”. Per quattro giorni l’antico liceo catanese accoglierà l’arte nei suo vari linguaggi, diventata momento di condivisione e conoscenza. Nel solstizio d’inverno, giorno in cui la luce raggiunge lo Zenit ai Tropici e nel nostro emisfero, quello boreale, si registra la giornata più corta dell’anno. Ma il giorno seguente la luce trionfa sul buio e dalla fine si torna al principio: la luce è, quindi, simbolo di rinascita circolare, un’occasione unica per ribadire che bisogna guardare sempre oltre e andare verso una nuova vita.
Il Rito della Luce-Solstizio d’inverno lo scorso anno ha avuto la sua genesi nel cuore di Librino, quartiere periferico della città, dove la Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte, da oltre quindici anni, opera con il proprio impegno sociale e culturale, in un quartiere che ha trovato nell’arte e nella poesia il suo nutrimento per la rinascita.
«È lo stesso viaggio che prosegue verso il centro della città di Catania – ha spiegato Antonio Presti –. Un viaggio realizzato per e con gli studenti delle scuole del nostro territorio che si confrontano attraverso il nobile strumento dell’arte. Per loro e con loro si organizza Il Rito della Luce, che segna l’inizio di una nuova epoca, in cui il valore spirituale, della conoscenza e della cultura vincono sul buio del consumismo e sulla caduta dei valori etici e morali. I giovani di Librino hanno compreso così che la conoscenza è il valore più potente della nostra società contemporanea, un valore che si alimenta, valorizza, cresce e si amplifica nella “condivisione”. I giovani scelgono la cultura e il sapere, diventando consapevolmente testimoni e protagonisti di un nuovo percorso. È proprio nella consegna della conoscenza l’anima del Rito».
Antonio Percolla