“Tempori serviendum est!”, sì, “Bisogna essere servi delle circostanze”. Motto spesso e volentieri usato da Cicerone (Epistolario: Ad Atticum, 10,7,1 e 12,51,2; Ad familiares, 9,7,1 e 10,3,3): tratta o vuole semplicemente essere un esplicito invito a essere quanto più flessibili, sì, adattandosi, di volta in volta, a ciò che le diverse circostanze richiedono. Un motto il cui “schema”, o significato che dir si voglia, era assai diffuso nell’antichità, tant’è che nella letteratura greca esistono diversi corrispondenti: lo si ritrova, infatti, non solo in Demostene e in Elio Aristide, ma anche in un epigramma di Pallada Alessandrino (Antologia Palatina, 9,4416), visto come una ineluttabile necessità anche per lo stesso Eracle, eroe greco, protagonista di un ricchissimo ciclo di leggende.
L’adattarsi a ciò che le circostanze richiedono – “servire la circostanza”, quindi, e “non soffiare contro i venti”, come chiosa anche un verso dello Pseudo-Focilide – è poi una caratteristica dell’“Alcibiade” (1,3) di Cornèlio Nepòte (scrittore latino, 100-30 ca a.C., amico di Catullo, che gli dedicò il suo “Liber”). Per non dire che nel latino volgare esiste un allitterante “Tempora tempore tempra” (Tempera i tempi col tempo, cioè: Rendi meno difficili le circostanze). Piace ricordare, infine, che “proverbi” simili si hanno nelle lingue moderne. In italiano: “Bisogna accomodarsi ai tempi”, mentre la versione francese (Il faut prendre le temps comme il vient) e quella inglese hanno un corrispettivo, pur leggermente variato, in “Bisogna prendere il mondo come viene”.
Un motto, “Tempori serviendum est”!, che, per molti versi, ci riporta a questo nostro assai “martoriato” tempo: sì, quando manca tutto, o quasi, al cosiddetto “popolo minuto” – che oggi, poveri tutti noi, corrisponde ad una gran massa, o maggioranza che dir si voglia, degli Italiani – per poter respirare un po’ d’“aria pulita”! Un’espressione, quest’ultima, per dire che va tutto a rotoli, perché anche l’aria che respiriamo non è più, come lo era sino ad alcuni decenni addietro, “aria respirabile”, tant’è che in molte zone del “Paese Italia”, di “morbi”, che avvelenano la popolazione, ce ne sono davvero parecchi; e “in primis” le persone più esposte, sì, gli addetti ai lavori nei tanti variegati impianti industriali in cui viene eseguita la raffinazione di un qualsivoglia prodotto.
Da tutto questo, quindi, l’esortazione “Tempori serviendum est”: proprio così, dato che “siamo noi a doverci regolare secondo i tempi, perché i tempi non si regolano certamente con noi”. Sì, “Bisogna essere servi delle circostanze”: un “modus operandi” che, per molti versi, ha caratterizzato e caratterizza tuttora l’azione del governo nazionale, il quale – pur criticabile per il fatto che, spesso e volentieri, si presta ai suggerimenti di chi ancora non vuole rendersi conto del grave e difficile “stato di salute” della stragrande maggioranza degli Italiani – continua a “mantenersi in vita”, non facendosi per nulla intimorire da chi vorrebbe farlo cadere. Cosa, quest’ultima, davvero “orrenda”, da evitare ad ogni costo, per non cadere nelle mani di un’Europa senza anima.
Avanti, quindi, perché su di noi pende “Damoclis gladium”!