“Fortunae filius” sì, “Figlio della fortuna”: come può benissimo oggi definirsi Matteo Renzi, un uomo politico ancora giovane – è nato, infatti, nel 1975 – che è riuscito, dopo una veloce “rincorsa”, oltreché un mirabile “cursus honorum”, a giungere là dove sembrava impossibile che potesse mai approdare. Sì, alla guida del “partito democratico”, al momento attuale il più “affollato”. E quindi, un “cursus honorum” – quello del sindaco di Firenze, la città che ha dato i natali a tanti uomini illustri, tra i quali al sommo Dante Alighieri – che ci fa sperare. Immensamente, considerato il “baratro”, la profonda e larga voragine, la rovina materiale e morale in cui è immerso e precipita sempre più, ormai da tempo, il “Paese Italia”. Proprio così: una gran parte della popolazione.
Queste le origini dell’espressione “Fortunae flius”: la si trova particolarmente, oltreché in Orazio – (Satire, 2,4,49), dove così chiamano tutti Orazio stesso, per la sua vicinanza a Mecenate –, pure in Petronio (43,7 e anche n. 847), nel quale sta ad indicare una persona particolarmente fortunata. E ancora, significativa, in una satira di Giovenale (vv. 605 ss.), era la categoria dei “figli della Fortuna”, dove si parla dei “trovatelli”, figli di ignoti che venivano abbandonati o lasciati in “luoghi” particolari, da dove le matrone romane li prelevavano, per farli poi credere figli legittimi ai propri mariti. “Figli della fortuna” i quali, così come sottolinea Giovenale, costituivano una riserva inesauribile di futuri magistrati. E quindi, dall’abbandono alla magistratura: una vera “fortuna”!
Per non dire della letteratura greca, dove sono particolarmente importanti due passi: innanzi tutto un verso del terzo canto dell’Iliade (182), in cui Priamo definisce Agamennone “beato, uomo nato con buona sorte, felice”, per la sua posizione di fortuna e privilegio; e soprattutto un passo dell’Epido re di Sofocle (vv. 1080 s.), in cui il protagonista si appella “figlio della sorte”, intendendo dire che è di genitori ignoti, ma protetto dalla fortuna. E infatti, come non potrebbero essere fortunati tutti coloro che – nei vari periodi storici, e in particolare quelli di questo nostro assai triste e assai doloroso momento di transito caratterizzato da una povertà sempre più crescente – vengono adottati da famiglie alla ricerca di un “qualcuno” al quale poi dedicarsi con tutto il loro amore?
Un excursus – per la verità assai breve alla luce di quanto ci è stato tramandato dalla letteratura di tutte le epoche sui cosiddetti “trovatelli” – sull’espressione “Fortunae filius”, sì, per transitare dal passato al nostro tempo. Per dire che sì è mostrata a noi Italiani, in tutta la sua portata e realtà, una “luce nuova”, e cioè un uomo dai ragionamenti positivi: “homo rerum novarum cupidus”. Così appare oggi Matteo Renzi, un personaggio al quale bisogna guardare con attenzione, dal momento che è riuscito a far nascere in tutti noi la speranza per un domani migliore. Sì, in un momento che sembra del tutto dominato dalla furente protesta del movimento dei cosiddetti “Forconi”, dei “rivoltosi” che potrebbero – senza una vera e radicale “permutatio” – rivoluzionare l’Italia!
Che nelle sue mani possa il “Plumbum aurum fieri”!