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Etna, un patrimonio da tutelare

Etna, un patrimonio da tutelare

Il noto vulcanologo Salvo Caffo sottolinea come sia possibile ottimizzare il funzionamento del settore turistico sull’Etna, senza deturpare i paesaggi che il vulcano racchiude

Un viaggio sull’Etna tra le suggestioni veicolate da incontaminati paesaggi naturalistici e quegli ambienti “antropizzati” dove la mano dell’uomo ha lasciato una traccia che non altera gli equilibri dell’ecosistema. è stata questa la peculiarità dell’excursus tracciato dal vulcanologo Salvo Caffo durante la sua relazione incardinata in una conferenza organizzata dalla Società giarrese di Storia Patria e Cultura. La trattazione, dal titolo “Etna patrimonio mondiale dell’Umanità – Sviluppo sostenibile per il territorio”, oltre ad evidenziare come l’eterogeneità della flora del vulcano attivo più alto d’Europa non incrini l’unitarietà del paesaggio geografico etneo nel suo insieme, ha esaltato la stratificazione di scenari rurali, concepiti da una società contadina capace di integrarsi con il contesto senza deteriorarne la qualità.

La realizzazione di strade di basolato lavico, di torrette, di terrazzamenti e di case in pietra lavica ha così modellato l’ambiente, valorizzandone le potenzialità produttive, in funzione di settori trainanti dell’antica economia locale come l’agricoltura e l’allevamento. Tuttavia, il relatore Caffo ha esplicitato come l’imbarbarimento della società locale, individuabile anche nella carenza di meccanismi informativi sul patrimonio di risorse che l’Etna vanta, abbia determinato un approccio distruttivo dell’uomo con la natura racchiusa dal vulcano.

La suddivisione del Parco dell’Etna in quattro zone e l’elezione, risalente al 21 giugno 2013, del vulcano a Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, hanno rappresentato tuttavia un passo importante verso la tutela di una risorsa il cui valore è stato riconosciuto dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN).

Umberto Trovato

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