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Incontriamo Lucia Marino, creatrice del marchio “Wunderkammer atelier” che racconta la sua passione tra ricerca di oggetti di modernariato e l’impegno per ridare loro una vita

Lucia Marino, architetto trentenne, da un anno vive e lavora a Giarre. Nata e cresciuta a Milano, prima di ritornare alle sue origini (i genitori infatti sono siciliani, la mamma di Giarre e il papà di Agrigento), ha girato l’Italia e il mondo: Venezia, Padova, Roma,Grecia, Spagna, Marsiglia, etc. Dopo la laurea e la specializzazione in Restauro Architettonico, che ha conseguito a Venezia, le sue esperienze sono state molteplici e l’hanno condotta a dedicarsi alle sue più grande passioni: il modernariato, il design del ‘900 , l’interesse per tutto ciò che è antico ed ha una propria “storia” ancora da raccontare, la voglia di ridare forma a ciò che non viene più utilizzato, la progettazione di interni e valutazioni. La troviamo così nel suo mondo tra pezzi di modernariato, progetti e le sue nuove creazioni.

– Chi è l’architetto Lucia Marino?

«Lucia Marino è “uno, nessuno e centomila”, in fondo posso vantarmi di radici comuni con Pirandello (lo dice facendosi una risata! ndr). Nasco come architetto, con la passione per la progettazione e il restauro. Ho avuto la fortuna di collaborare con alcuni nomi illustri del panorama architettonico e del design italiano. Ma il voler sempre vedere oltre l’apparenza mi ha condotto anche ad altri lavori. Sono stata l’assistente di una nota stilista italiana che ormai si dedica, tra le sue numerose attività, alla ricerca di “chicche” per passione ed io l’aiutavo a soddisfare i propri desideri. Poi, addirittura, sono stata Ufficiale alla Manutenzione degli interni e arredi per una grossa compagnia navale che organizza crociere, un’esperienza apparentemente distante dal mio mondo, ma che è senza dubbio ricca di insegnamenti. Alla fine l’amore per la mia terra (e non solo per quella, visto che qui ha trovato l’amore! Ndr) mi ha condotto a Giarre».

– Come sono cresciute le tue passioni?

«La passione per il modernariato risale a quando avevo circa 15 anni e bighellonavo per il centro a Milano scoprendo, un giorno, che in galleria Vittorio Emanuele, in un seminterrato, esisteva un negozio di jukeboxes, flippers, lampade e numerosissimi oggetti di design anni ‘20, ‘40, ‘50. Da quel giorno passai buona parte del mio tempo libero lì, divenendo tappa fissa in ogni mia visita al centro. Crescendo, lo studio e il lavoro mi hanno in parte avvicinato ancor di più, in parte allontanato, facendomi amare il contemporaneo unito all’antico e al ‘900. All’università a Venezia mi prendevano in giro dicendo che “i pitocchi” (la “roba vecia”, ovvero le cose vecchie, in dialetto veneto) erano “roba mia” e anche nei lavori di gruppo e in tesi mi lasciavano pazientemente sfogare questa passione. A Roma mi chiamavano “il topino” per le ricerche infinite di oggetti e documenti che facevo per lavoro e, un giorno, mi chiesero per le riprese di un film un’operazione quasi impossibile, ovvero ricostruire fedelmente un atelier del 1980, a partire da una foto che scovai in montagne di materiale accatastato alla rinfusa in un vecchio magazzino-archivio. Alla domanda “perché proprio io in questa confusione?”, la risposta fu “perché eravamo certi l’avresti trovata!”».

– Cos’è Wunderkammer?

«Le mie passioni hanno fatto crescere il desiderio che si è trasformato in “wunderkammer atelier”. Il nome evoca le “camere delle meraviglie”, embrioni dei musei dove mecenati, collezionisti e appassionati raccoglievano rarità, oggetti, antichità, raccolte di insetti e farfalle da mostrare ai loro amici e ospiti. Tra questi oggetti poteva esserci un “acchiappa storie”, uno strumento che serviva a dare idee e personaggi per raccontare delle novelle di fantasia. Non ho mai trovato un “acchiappa storie” originale, ma “wunderkammer atelier” è diventato il mio “Acchiappa Racconti”, dove ogni oggetto può diventare il personaggio o l’idea della vostra storia speciale. Il nome mi venne ispirato durante una lezione di Estetica all’università, il logo, sempre lì ispirato, l’ho disegnato io personalmente. Nella mia “camera delle meraviglie” raccolgo pezzi unici del passato ma che hanno ancora una propria vita nel presente, hanno ancora la voglia e il diritto di raccontare. Ho ritrovato pezzi unici disegnati da alcuni dei più illustri progettisti e designers del Novecento, quali Guido Andlovitz, Antonia Campi, Giò Ponti, Giovanni Gariboldi. Mi dedico anche al riutilizzo di materiali per nuove creazioni. Ho un sito internet (www.wunderkammeratelier.com) e una pagina Facebook omonima, dove mi occupo, oltre che di vendita, di recensioni e novità».

– Cosa sono le nuove creazioni?

«Ho creato una linea di borse interamente fatte a mano, con l’utilizzo di pregiati ed antichi materiali, come la carta da parati. Un’idea per rendere attuale il passato. Le mie pochette sono un tocco di retrò dalla linea moderna. Ogni donna che la indossa porta con sé un pezzo di storia, o romanticamente, un pezzo del proprio passato, come nel caso di una borsa interamente realizzata con le rimanenze dei tessuti murali della casa di una zia di un mio cliente: quale modo migliore per avere con sé i propri affetti».

– Parlaci dell’esperienza della “Mostra-scambio collezionismo e antiquariato” di Giarre.

«La “Mostra-scambio collezionismo e antiquariato” è stata ed è una bella occasione per incontrare appassionati, diffondere la cultura di “ciò che siamo lo dobbiamo anche a ciò che siamo stati nel bene e nel male” e non dimenticare punte di bellezza che non abbiamo mai più raggiunto, e diventa anche un modo per rivitalizzare il quartiere. Partita da un’idea del sig. Isidoro La Spina e inizialmente inserita nel cartellone degli eventi natalizi della Città, grazie ad un’iniziativa comune degli espositori e al patrocinio del Comune di Giarre, l’esperienza non si è conclusa, ma anzi si manterrà ogni primo weekend del mese, sempre presso i locali dell’Ex-Pescheria».

– Dove ti porteranno le tue passioni? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«Per ora mi diverto ad esporre nei mercatini della provincia di Catania, sono spesso in giro per l’Italia sempre alla ricerca di nuovi pezzi, ma il mio sogno nel cassetto, oltre quello di portare sempre più in alto la mia Wunderkammer, e di dedicarmi alla ricerca, è sicuramente, un giorno, avere la mia casa d’aste».

Salutiamo la nostra Lucia, che si allontana a bordo della sua auto (una Citroën 2 cavalli, pezzo che non poteva mancare nella sua collezione), donna che vive la propria modernità in maniera retrò.

Roberta Musumeci

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