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Aimeri Ambiente: arrestato il dirigente Colimberti

Aimeri Ambiente: arrestato il dirigente Colimberti

Dopo il ‘sistema Sangalli’ e le tangenti, per 14 milioni, scoperte dalla Procura di Monza nel dicembre scorso perchè la società brianzola vincesse appalti-rifiuti in mezza Italia, si è mossa anche quella di Trani che ha puntato gli occhi su un’azienda concorrente, la Biancamano spa. Per il presidente, Giovanni Battista Pizzimbone, e tre dirigenti della controllata Aimeri Ambiente (Orazio Colimberti, Luca Venturin e Massimo Zurli) sono stati chiesti dalla procura e concessi dal Gip gli arresti domiciliari per aver cercato di ‘indirizzare’ verso di loro, e non a favore della Sangalli, un appalto da 90 milioni che il Comune di Andria stava predisponendo per la raccolta di rifiuti ‘porta a porta’. Operazione non andata a buon fine perchè la Sangalli fu l’unica a presentarsi alla gara e ad aggiudicarsi l’appalto grazie anche alla complicità, sostengono i pm monzesi, dell’allora assessore comunale all’Ambiente Francesco Lotito, in carcere da dicembre. Per l’Aimeri Ambiente che per sei anni ha gestito la raccolta dei rifiuti nel comprensorio giarrese attraverso l’Ato CT1, quella partita si chiuse con un ricorso al Tar, che fu rigettato. Colimberti in passato è stato ex direttore generale dell’Amia ed è stato coinvolto nella fallimento dell’Amia dal quale si è salvato insieme agli altri ex vertici dell’azienda grazie alla prescrizione.

La replica di Biancamano

L’azienda  oltre a sottolineare la “totale” estraneità di Pizzimbone, il quale ha deciso di mantenere la carica di presidente, la nota evidenzia che il gruppo “ha sempre fatto della trasparenza e della legalità un proprio modus operandi” e che comunque Pizzimbone “per le funzioni che gli sono proprie non si è mai occupato direttamente della gestione operativa della controllata Aimeri Ambiente e, a maggior ragione, non ha mai interferito sulle scelte delle singole gare d’appalto cui la stessa partecipa”. Pizzimbone, tra l’altro, ha vissuto un recente momento di notorietà per aver partecipato il 3 febbraio scorso al programma Rai “Boss in incognito”, in cui si era messo nei panni dei suoi dipendenti, svolgendo le mansioni più umili e premiando alla fine i più meritevoli.

Le indagini della Procura di Trani sono cominciate a marzo del 2011 quando, un anno dopo la nomina di Lotito ad assessore, il suo mobilificio subì un attentato dinamitardo. Da alcune intercettazioni telefoniche i carabinieri appresero di fitti contatti fra l’amministratore pubblico e dirigenti Aimeri in relazione all’appalto per la raccolta differenziata nel territorio che veniva preparato. Lotito, secondo le indagini, avrebbe inoltre indotto la Aimeri, che all’epoca gestiva il servizio dei rifiuti in proroga, ad assumere due spazzini indicati da lui e a promuovere capo cantiere una terza persona.
AUTOMEZZO AIMERI

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