La Squadra Mobile di Catania ha dato esecuzione a misura di custodia cautelare in carcere, emessa in data 17.7.2013 dal Tribunale del Riesame di Catania, divenuta esecutiva a seguito della sentenza pronunciata dalla Corte Suprema di Cassazione il decorso 18 marzo, nei confronti di:
Vincenzo SANTAPAOLA pregiudicato, già detenuto per altra causa presso il carcere di Novara in regime di cui all’art.41 bis O.P.,
ritenuto responsabile, in concorso con MADONIA Giuseppe (cl.1946), ZUCCARO Maurizio (cl.1961) e COCIMANO Orazio Benedetto (cl. 1964) di omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti al fine di agevolare l’associazione mafìosa denominata Cosa nostra di cui i destinatari fanno parte ed avvalendosi delle condizioni di assoggettamento ed omertà derivanti dalla loro affiliazione al menzionato sodalizio mafioso.
La misura restrittiva consegue all’appello proposto dalla D.D.A. di Catania avverso il rigetto del G.I.P. alla richiesta di applicazione di misura cautelare custodiale a carico del citato SANTAPAOLA Vincenzo, accolta invece nei confronti dei predetti MADONIA Giuseppe, ZUCCARO Maurizio e COCIMANO Orazio Benedetto per i quali il giudice in data 3.6.2013 emetteva o.c.c.c, eseguita da questa Squadra Mobile il successivo 12 giugno, in quanto ritenuti responsabili dell’omicidio di Luigi Ilardo, commesso nel contesto di Cosa nostra il 10 maggio 1996.
Il provvedimento, richiesto dalla DDA e fondato sul lavoro della Squadra Mobile di Catania, si basa sulle dichiarazioni di diversi collaboratori e in particolare dalla confessione di La Causa Santo che partecipò alla fase organizzativa. MADONIA Giuseppe e’ ritenuto mandante, ZUCCARO Maurizio, organizzatore, e COCIMANO Orazio Benedetto esecutore materiale dell’omicidio, insieme a SIGNORINO Maurizio e GIUFFRIDA Pietro, deceduti. Il collaboratore di giustizia STURIALE Eugenio Salvatore, all’epoca del delitto soggetto intraneo al sodalizio mafioso Santapaola assistette casualmente ad alcuni appostamenti, che ebbero luogo nei pressi della sua abitazione, e poi anche alla materiale commissione dell’omicidio.
STURIALE, infatti, descriveva in maniera precisa e circostanziata le fasi dell’omicidio indicando gli autori materiali in COCIMANO Orazio Benedetto, SIGNORINO Maurizio (cl.1958) e GIUFFRIDA Pietro (cl.1970), detto Piero, successivamente deceduti. STURIALE specificava di avere notato il giorno precedente LA CAUSA Santo unitamente ai predetti COCIMANO e SIGNORINO appostati nei pressi dell’abitazione della vittima.
La ricostruzione della dinamica dell’omicidio di ILARDO Luigi veniva confermata dalle dichiarazioni al riguardo rese anche da LA CAUSA, divenuto anch’egli collaboratore di giustizia.Sono state acquisite le dichiarazioni di altri collaboranti catanesi, tra cui DI RAIMONDO Natale e COSENZA Giacomo, all’epoca uomo di fiducia di Ilardo, nisseni (PULCI Calogero, VARA Ciro e BARBIERI Carmelo) e palermitani, tra cui BRUSCA Giovanni e GIUFFRE’ Antonino.Il complesso di questi elementi consente di individuare il movente del delitto nella convinzione che l’ILARDO fosse fonte confidenziale della P.G. (in particolare, come si apprenderà in seguito, del colonnello Riccio, prima quale appartenente alla DIA e poi durante il periodo di aggregazione ai ROS).
• il progetto omicidiario in danno di ILARDO Luigi è maturato all’interno di Cosa Nostra, in quanto tra gli elementi apicali del sodalizio mafioso si era ingenerata la convinzione che l’Ilardo svolgesse attività di confidente, ciò anche in relazione all’intervenuto arresto di numerosi latitanti sia in provincia di Catania che di Caltanissetta ed Agrigento (sul punto emblematiche le dichiarazioni di Giuffrè Antonino);
• pertanto l’ordine di commettere l’omicidio partì dall’indagato MADONIA Giuseppe il quale prese contatto con i vertici della famiglia Santapaola;
• inizialmente non fu rivelata l’attività di confidente dell’Ilardo, asserendosi invece che questi era coinvolto nell’omicidio dell’avvocato Famà e che si era appropriato di somme provenienti dall’estorsione alle acciaierie Megara non consegnandole all’associazione Santapaola (lo si desume da quanto dichiarato da PULCI Calogero, da GIUFFRÈ Antonino, da LA CAUSA Santo e da VARA Ciro);
• tra le fila del clan Santapaola l’ordine fu impartito dai vertici del clan all’epoca detenuti in carcere (ciò emerge dalle dichiarazioni sul punto rese da BRUSCA Giovanni, da LA CAUSA Santo e da DI RAIMONDO Natale);
• dell’organizzazione dell’omicidio si occupò ZUCCARO Maurizio: convergono infatti in tal senso le dichiarazioni rese dal DI RAIMONDO, da LA CAUSA e da BRUSCA Giovanni;
• ILARDO è stato ucciso da un commando composto da affiliati al gruppo di ZUCCARO Maurizio, segnatamente da COCIMANO Benedetto, SIGNORINO Maurizio e GIUFFRIDA Pietro detto Piero, nipote di ZUCCARO: convergono infatti a tal riguardo le dichiarazioni rese da STURIALE Eugenio e da LA CAUSA Santo;
• il reale movente dell’omicidio di ILARDO è stato appreso da tutti i collaboranti che hanno reso dichiarazioni nel presente procedimento (tranne Giuffrè Antonino) solo dopo l’uccisione dello stesso, e solo dopo l’avvenuta diffusione mediatica della notizia che questi collaborava con le Forze dell’Ordine;
• La fase esecutiva subì un’improvvisa accelerazione nella prima decade di maggio, tanto che non si attese nemmeno il consenso di Provenzano, in coincidenza con la manifestata disponibilità di Ilardo ad iniziare a collaborare con le A.G. di Caltanissetta e Palermo, datata al 2 maggio 1996.
Catania, omicidio Ilardo si aggrava posizione di Vincenzo Santapaola. Nuova ordinanza notificata in carcere
pubblicato il 21 marzo 2014 alle 08.04