La connessione tra mito, storia e scienza potrebbe non essere solo una leggenda, grazie a reperti, ricostruzioni e documenti che, oggi, spiegherebbero la presenza in Sicilia, migliaia di anni fa, di elefanti, ippopotami e orsi, “abitanti” del Mediterraneo. È il caso dell’Elephas falconeri, l’elefante nano o “pocket mammut”, vissuto circa 500mila anni fa nell’Isola, esemplare unico di 90 centimetri, la cui ricostruzione a grandezza naturale è esposta al Museo dell’Etna di Viagrande, e al quale è legata una storia suggestiva quanto leggendaria.
«Sembrerebbe che l’origine del mito dei Ciclopi, giganti mostruosi con un solo occhio al centro della fronte, possa derivare dal ritrovamento di teschi di elefanti, vissuti in epoca preistorica all’interno di alcune grotte siciliane – spiega Ettore Barbagallo, ideatore del Museo e presidente dell’Associazione Amici della Terra –. È provata, infatti, la straordinaria somiglianza tra il cranio umano e quello dell’elefante senza zanne, molto più grande e con un solo foro frontale che rappresenta la cavità della proboscide. La curiosità è che i primi scopritori dei resti, non sapendolo, pensarono a creature gigantesche dotate di un solo occhio. Ecco come nasce la leggenda, a cui si ispira la narrazione di Polifemo e Ulisse, nell’Odissea».
Si rafforza, dunque, il legame tra Catania e il suo simbolo, un nesso storico e culturale che oggi acquista anche un valore scientifico ed educativo, grazie al lavoro di ricerca svolto dal Museo dell’Etna, unica struttura interattiva presente in Sicilia dedicata al vulcano patrimonio dell’Unesco.
«Il nesso tra mito e scienza è più tangibile che mai – ha spiegato Tino Vittorio dell’Università di Catania –: si tratta di specie elefantine dalle dimensioni ridotte compatibili con la realtà insulare, in considerazione del fatto che in epoca preistorica la fauna e la flora presentavano fenomeni di nanismo».
Proprio in occasione del primo giorno di primavera è stata inaugurata, all’interno del Museo, la nuova area didattico-scientifica dedicata agli elefanti in Sicilia, in aggiunta gli ampi spazi espositivi, che, con il giusto compromesso tra informazione, formazione e attrazione, conduce il visitatore in un percorso suggestivo dedicato all’Etna, alla vulcanologia, ai fenomeni strettamente legati al territorio etneo, primo fra tutti il rischio vulcanico e sismico (nella stessa occasione, infatti, è stato anche inaugurato il nuovo simulatore di terremoti con l’assistenza del gruppo di Protezione civile di Viagrande).
Del ruolo strategico della Sicilia nel cuore del Mediterraneo ha parlato l’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris: «Per la sua posizione geografica, per il valore turistico e culturale che da sempre le viene riconosciuto, in particolare, l’Etna, oggi rappresenta un bene comune che va custodito e valorizzato: l’invito è rivolto soprattutto alle generazioni del futuro, che devono prima formarsi e poi promuovere il patrimonio siciliano». Un messaggio sottolineato anche da Lino Leanza, già vice presidente della Regione.
«Cultura, educazione, turismo, ambiente sono le linee guida del percorso innovativo avviato dal Museo – ha affermato Valentina Scialfa, assessore alla Scuola del Comune di Catania – è una struttura completa, che merita la giusta attenzione, perché promotrice di un filone educativo e formativo per i ragazzi, che sta molto a cuore anche all’Amministrazione e al sindaco Enzo Bianco». Un plauso all’iniziativa è arrivato anche da parte del sindaco di Viagrande Francesco Leonardi, che ha sottolineato «il prestigio e l’importanza che la presenza del Museo rappresenta per Viagrande e per l’intera regione», alla presenza di altri rappresentanti dell’Amministrazione locale.
Michele Milazzo