La Sicilia verso la confusione totale -
Catania
13°

La Sicilia verso la confusione totale

La Sicilia verso la confusione totale

Le discipline psicologiche insegnano che gli essere viventi (umano incluso) prevedono un essere cedente ed uno ricevente. Quando il cedente diventa anche ricevente, confusione genetica anomala che le neuroscienze ultime confermano, le manifestazioni esterne, inevitabilmente, risultano essere contradditorie, confuse ed al limite della schizofrenia.

La Sicilia, nella sua espressione politica più alta (Crocetta), rientra in quest’anomalia, peraltro personalmente dichiarata e piena di ostentato orgoglio. E già, perché anche le anomalie evolvono in questo contesto sociale “liquido”. Ciò che prima succedeva al detenuto che conquistava, paradossalmente, galloni da esibire per il suo trascorso in carcere, ora i rigurgiti sessuali anomali, che prima venivano almeno pudicamente non esibiti, assumono oggi, evidenza e rilevanza sociale. Detto questo, e ce ne scusiamo, se a qualcuno la premessa non è piaciuta, passiamo alle considerazioni politiche che vedono la Sicilia al massimo della confusione nella sua vita istituzionale. Parliamo di Statuto e della Legge (si fa per dire) sulle Province.

Parliamo di anomalie ultime, che non sono solo frutto proiettivo delle anomalie personali. Prima anomalia, è l’aver accettato, e questo non vale solo per Crocetta, ma anche per i predecessori, di governare una Regione titolare di uno Statuto reso “zoppo” dal Governo nazionale, sin dal suo esordio. Un Governatore dotato di normale buon senso avrebbe operato per eliminare quest’anomalia e nel contempo avrebbe provveduto a revisionare il contenuto dello Statuto secondo le direttive dell’Europa delle Regioni. Ha accettato, Crocetta, uno Statuto “zoppo” che lo costringeva a dipendere da Roma, marcato e controllato da un tutor (commissario governativo), che ne restringeva il suo campo di azione, normale o anomalo che fosse. Avendo eluso questo passaggio si ritrova oggi, come ampiamente previsto, a dover lottare per non vedersi cancellato del tutto questa specialità isolana. Che fare? Andare a lamentarsi con Renzi come si è costretto a fare per ogni singola cosa? Bene, vada pure. Anche da questo si vede più il ricevente che il cedente.

Passiamo ora all’altro parto anomalo che può essere definito, come tante altre cose, la nuova legge sulle Province. Detto che il “pasticcio-ricatto” è figlio di una promessa fatta ai partiti da Crocetta, a fronte di un richiesto rimpasto governativo, va subito precisato, in sintesi, il quadro di riferimento normativo su cui nasce questa legge. Nasce da uno Statuto oltre che “zoppo” anche obsoleto e suscettibile di incostituzionalità, tanto che la Corte Costituzionale, in sostituzione della tagliata Alta Corte, dovrà esprimersi a fronte di tanti ricorsi presentati. Dovrà reggere, altresì, a fronte di un’omologazione in itinere delle Regioni italiane, con la normativa appunto delle altre Regioni e dovrà, in ogni caso, superare una zavorra tipica del meridione: la refrattarietà all’idea associazionistica in generale e consorziale nello specifico. È semplicemente folle, in un caso a noi vicino (Jonia-Taormina-Etna), pensare di far convivere ben 43 Comuni e gestire 193.184 abitanti.

E così, anziché pensare di passare in rassegna le cose che non andavano nell’Ente intermedio Provincia e provvedere alla sua revisione, come doveva essere fatto per lo Statuto siciliano, ci ritroviamo con una Legge figlia, in ogni caso, di Statuto in via di cancellazione e che andrebbe rivoluzionato  sulla falsariga della legge nazionale, che già di suo non sembrerebbe esente da altre follie e che non viene a risolvere nemmeno il risultato, superficialmente più agognato, di un ridimensionamento delle spese. Che dire poi, ammesso che la Comunità Europea mandasse soldi, della spartizione degli stessi? Sono 43 Comuni, avete letto bene. Altra favola sono le Città Metropolitane che dovrebbero ricevere anch’esse soldi dalla Comunità Europea. In Sicilia, al momento ne sono previste 3 (Palermo, Catania e Messina) quando in Italia ne esistono solo 8 (e che potrebbero diventare 10) con ben 7 Regioni che non ne hanno alcuna. Prendiamo il caso di Bologna che da una vita aspetta di essere inclusa tra le città metropolitane. Sogni crocettiani, cui molti sindaci si sono iscritti ad inseguirli o sono stati costretti a farlo. Semplici riflessioni cui si spera che alcuni amici vogliano dare qualche risposta.

Salvo Marino

 

 

 

 

 

Potrebbero interessarti anche