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Un artigiano, spirito battagliero

Un artigiano, spirito battagliero

Presentato nella sede della “Società giarrese di storia patria e cultura” il libro “Diego Bonaccorso tra memoria e storia”

 Per iniziativa del prof. Nicolò Mineo, presidente della “Società giarrese di storia patria e cultura”, in collaborazione col Comune di Giarre, nelle persone del sindaco, dott. Roberto Bonaccorsi, e dell’assessore alla Cultura, prof. Antonino Raciti, martedì 15 aprile scorso, nel quadro degli incontri culturali promossi dal sodalizio ionico, è stato presentato, davanti a numerosissimi intervenuti, nel salone della sede di via Fratelli Cairoli, il volume “Diego Bonaccorso tra memoria e storia”, ben 694 pagine che rappresentano la vita, l’opera, gli interessi, i ricordi, i problemi di un artigiano dalla nascita sino ai nostri giorni.

Lo spirito battagliero dell’autore affiora sin dalle prime pagine, con il ricordo della propria famiglia, i genitori, il padre Giuseppe, meglio noto come “Peppino Scalabrino”, e la madre Trieste Messina, giunta a Macchia di Giarre da Gualdo Cattaneo (Pescara) al seguito del padre Diego, ufficiale postale, nel lontano 1930. Molti hanno voluto testimoniare al cav. Diego Bonaccorso, macchiese verace, la propria stima e riconoscenza: mons. Giuseppe Malandrino, vescovo emerito di Noto e Acireale, diverse personalità politiche e culturali, nonché l’ex Sindaco di Giarre, Maria Teresa Sodano.

Dopo gli anni del difficile rapporto con il mondo della scuola ed il servizio militare, inframmezzati con gli interessi nel campo dello sport (scherma, liu-bo, meglio noto come bastone siciliano, e ciclismo), avviene l’approccio con il mondo del lavoro, dapprima da don Saru Grasso, nel 1953, e subito dopo da Antonino Garozzo, meglio conosciuto come “Ninu Munti”, ambedue carrozzieri. Nel frattempo, nasce a Giarre, nel giugno 1968, per iniziativa di un gruppo di artigiani locali, l’Unione Liberi Artigiani (U.L.A.) con in testa Giovanni Trovato, artigiano del settore marmi, eletto presidente, e proprio in quell’anno viene promossa la prima Mostra Mercato dell’Artigianato Jonico che ebbe altre due edizioni per poi fermarsi.

Così scrive Diego Bonaccorso “Si era fatta strada in tutto il comparto una delusione e una perdita di fiducia che allontanava gli artigiani sempre più non solo dall’associazione, ma anche dalle problematiche” del settore. Siamo nel 1977 e proprio allora inizia il suo impegno, grazie anche ai suggerimenti di quel vulcanico artigiano che lo incoraggiò, Isidoro Platania, in favore di questa importante categoria nell’ambito dell’economia siciliana, nonché giarrese.

Gli orizzonti di Diego Bonaccorso si allargano in quanto l’Unione Liberi Artigiani (U.L.A.) aderisce alla Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane (C.L.A.A.I.); e proprio in occasione di un convegno nazionale a Milano nel 1990, durante il quale viene presentato l’opuscolo “Il grande albero”, nasce e comincia a svilupparsi l’idea di rivolgersi alle scuole, adeguando l’iniziativa alla realtà giarrese con il progetto “Minerva”. Progetto che continua tuttora coinvolgendo, dapprima gli istituti professionali, ma soprattutto i circoli didattici anche di Comuni viciniori di Santa Venerina e Riposto. E come dimenticare l’organizzazione del MEARI (Mostra Mercato dell’Artigianato Jonico Etneo) e, infine, le battaglie, affrontate e vinte, per la realizzazione della zona artigianale nella frazione di Trepunti, intitolata a Giovanni Trovato.

L’apprezzamento all’iniziativa si è avuta con la testimonianza di tre studenti presenti in sala, mentre il preside Girolamo Barletta ha definito il volume “un diario della grande Giarre”. L’autore intervenuto alla fine, nel ringraziare quanti hanno fattivamente contribuito al suo lavoro di raccolta durato ben otto anni, ha posto in evidenza la dura realtà di oggi che attraversa l’artigianato siciliano (quasi novantamila imprese) con Giarre che, da 846 imprese, in pochi anni, è scesa a 650 di oggi. Ma anche con la prospettiva di rendere operativo, proprio nella cittadina jonica un sogno in collaborazione con l’Università di Catania: quello di creare una facoltà ad indirizzo artigianale.

Il volume è arricchito da tantissime fotografie, documenti e da numerose pagine di diversi giornali siciliani, compreso il nostro “Gazzettino”.

Domenico Pirracchio

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