In attesa che il legislatore regionale definisca entro sei mesi dall’emanazione della Legge regionale 8/2014 istitutiva dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina, i vertici della Provincia di Catania hanno cercato di dipanare i nodi derivati dall’interpretazione di detta legge, con la collaborazione di titolati magistrati e professori universitari. Al convegno organizzato dal direttore e segretario generale, Francesca Ganci, hanno partecipato oltre il commissario straordinario della Provincia, Giuseppe Romano, e il sindaco di Catania, Enzo Bianco, i relatori: Claudia Cottini, giudice della III sez. civile del tribunale di Catania, delegata dal presidente del Tribunale di Catania, Bruno Di Marco; Vincenzo Salamone, presidente di sezione Tar Piemonte; Giuseppe Barone, consigliere del Consiglio di giustizia amministrativa; Agatino Cariola, professore di Diritto costituzionale all’Università di Catania; Biagio Spampinato, professore associato di Diritto amministrativo dell’Università di Catania. Sono intervenuti Roberto Cosio, presidente degli avvocati giuslavoristi italiani, e il professore Michele Alì, in presenza del procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, del comandante dei carabinieri Alessandro Casarsa del comandante della Guardia di Finanza Roberto Manna, e di diverse autorità civili e militari.
“Vista la confusione generata dalla legge – ha affermato il commissario straordinario della Provincia, Giuseppe Romano – è auspicabile che sia la Regione sia gli enti interessati facciano ulteriori riflessioni sul contenuto normativo che i liberi consorzi e le città metropolitane dovranno assumere, per evitare irrimediabili danni per la collettività”.
Anche il sindaco Bianco ha avvertito il disorientamento, la confusione e la preoccupazione generata legge e per questo ritiene utile confrontare le opinioni e individuare i problemi.
Sono stati sviscerati gli articoli che compongono la legge istitutiva dei liberi consorzi e delle città metropolitane e l’orientamento generale è stato convergente: la Provincia mantiene la titolarità dei rapporti giuridici sino alla scadenza del semestre annunciato dal legislatore regionale.
A tal proposito il prof. Barone ha affermato che “I principi costituzionali, validi per ogni amministrazione, richiedono che, salvo espressi divieti legislativi, l’attività degli enti pubblici continui, senza soluzioni di continuità, anche allorché l’assetto organizzativo ordinario sia sostituito da quello commissariale”. Il giudice Salamone ha ricordato che la Provincia è un Ambito territoriale su cui si articola lo Stato e una norma di rango primario non può superare la Costituzione. Secondo il suo parere non si possono interrompere i giudizi delle cause pendenti in quanto il presupposto dell’interruzione è la soppressione dell’Ente, che ancora di fatto non è avvenuta e che ha mutato solo la denominazione.
Il giudice Cottini ha parlato di conseguenza dei processi in corso che nel caso di successione tra enti si differenziano in successione universale e particolare. Anche se la legge in atto si presta a diverse interpretazioni l’evento interruttivo, a suo avviso, è sostenibile se richiesto dal procuratore dell’Ente.
E’ stato disatteso il principio costituzionale che sancisce la sovranità del popolo che in questo caso subisce la legge senza potere intervenire, ha tra l’altro, rilevato il professore Spampinato. Ha parlato di violazione del principio di legalità il professore Cariola riferendosi, tra l’altro, al legislatore che anticipa con una legge la volontà politica prima di modificare l’articolo della Costituzione.
Secondo Roberto Cosio “si pongono due questioni essenziali che la legge regionale non affronta adeguatamente: l’inscindibile nesso che intercorre tra composizione della forma di governo degli enti di secondo livello e la natura ed il tipo di funzioni amministrative da attribuire loro; il raccordo tra liberi Consorzi/città metropolitane e le relative amministrazioni comunali”.
L’incontro è stato moderato dall’avvocato Antonino Corsaro.