Al garibaldino della cittadina dell’Alcantara sta per essere intitolata una via del paese, sia per la sua partecipazione alla storica impresa dei Mille e sia per l’“eroismo” che sempre lo contraddistinse anche nella normale vita quotidiana
Come si evince da una recente determina avente ad oggetto l’acquisto di una targa per la toponomastica, il Comune di Francavilla di Sicilia si accinge ad intitolare una sua strada, ed esattamente la prima traversa di Via Liguria, al benemerito concittadino Gaetano Curreri, facente parte delle quarantacinque “camicie rosse” siciliane protagoniste della storica impresa dei Mille.
Eppure, proprio in questi ultimi tempi, la “retorica” dell’Unità d’Italia ed i relativi “miti” (Garibaldi, Mazzini, Cavour, ecc.) sono stati seriamente messi in discussione da eminenti storici ed intellettuali, i quali hanno dimostrato che le nostre regioni meridionali, ed in particolare la Sicilia, avrebbero tratto maggiori benefici dal rimanere Stati autonomi anziché farsi “scippare” i rispettivi “tesori” dalle regioni del Nord solo per salvare dalla bancarotta la decadente Casa Savoja.
Ma c’è da considerare che il francavillese Curreri fu uno dei tanti che, in tempi in cui l’informazione diffusa ed i “tam-tam” dei social network erano ancora ben lungi dall’esistere, sposò in tutta buona fede e disinteressatamente la causa unitaria partecipando in prima persona, sia pur per un breve periodo, all’avventura garibaldina. Ed, in ogni caso, l’intitolazione di una via del paese, che gli diede i natali nel 1832, Curreri se la merita comunque alla luce dell’impegno civico da lui profuso in favore della propria comunità d’origine una volta abbandonate le truppe del cosiddetto “Eroe dei Due Mondi”.
Gaetano Curreri, in realtà, “garibaldino” lo era ancor prima che Garibaldi diventasse… Garibaldi: un’indole vivace e ribelle ad ogni ingiustizia e sopruso lo contraddistinse sin dalla più tenera età, come dimostrano le continue scaramucce, perpetrate insieme al fratello, nei riguardi di un frate priore, loro parente, particolarmente vicino al Governo borbonico. Teatro delle provocazioni dei “fratellini terribili” era il quartiere di Francavilla dove il religioso risiedeva; e tale e tanto era l’astio tra i fratelli Curreri ed il congiunto priore, che quest’ultimo li diseredò lasciando ad estranei i suoi possedimenti (la sua abitazione di Via Visconte Ruffo alta è stata poi riscattata da Amedeo Curreri – deceduto alcuni anni fa -, nipote del garibaldino Gaetano).
Dalla “Storia di Francavilla” di Giuseppe Silvestro Macherione, apprendiamo che l’incontro di Gaetano Curreri con l’illustre generale (o “bandito”…) nizzardo affonda le sue origini nei rapporti con Luigi Pellegrino, il poeta e deputato fervente mazziniano che, recatosi in Sicilia nel 1856 per organizzare la rivolta, venne tratto in arresto proprio a Francavilla, in contrada Acquicella, dagli sgherri del paese; insieme a Pellegrino finirono in carcere anche i suoi complici francavillesi, tranne il Curreri, il quale riuscì a darsi alla fuga rifugiandosi nei boschi, dove rimase nascosto per diversi anni.
Da latitante, comunque, Gaetano Curreri si prodigava ad inviare sostegni economici ai compagni d’avventura i quali, come lui, lottavano contro l’oppressione borbonica.
Con l’approdo di Garibaldi a Milazzo, Curreri uscì finalmente allo scoperto per seguire il Generale nelle sue gesta siciliane, ma gli stenti provati durante il periodo d’imboscamento ne avevano già minato il fisico per cui, giunto in Calabria, dovette abbandonare le truppe dell’Eroe dei Due Mondi perché colpito da un attacco d’asma.
Tornato nella sua Francavilla, le autorità locali del tempo, in considerazione dei suoi alti meriti patriottici, si impegnarono a dargli un’occupazione stabile e dignitosa offrendogli un posto di guardia municipale o, in alternativa, di guardia carceraria; lui scelse il secondo, e fu così che per il resto della sua vita prestò servizio presso il carcere di via Roma, ubicato dove oggi ha sede il “Bar Caprice”.
Nel frattempo contraeva matrimonio con la concittadina Carmela Santangelo e da tale unione venivano al mondo cinque figli: Nunziato, Rosario, Giuseppe, Attilio e Teresa.
Ma, come dicevamo, il nostro personaggio fu “eroe” al di là delle vicende garibaldine. Nell’espletamento della sua attività lavorativa, ad esempio, lottò strenuamente contro i contrabbandieri, arrestando coraggiosamente la loro marcia mentre nottetempo attraversavano Francavilla per portare a compimento i loro loschi traffici. Nel 1887, inoltre, diede ulteriore prova di altruismo ed abnegazione prestando assistenza ai malati di colera durante l’epidemia di Messina, meritandosi l’attestato di benemerenza del Re.
Ma nell’animo nobile di Gaetano Curreri albergavano anche propensioni artistiche ed intellettuali, come dimostra l’allestimento, da lui curato come regista, della sacra rappresentazione della “Notte di Natale”, andata in scena nel 1867 nella Chiesa del Carmine.
Inoltre, fu segretario amministrativo della Società Operaia e si batté per far riconoscere agli ex garibaldini come lui ed ai loro familiari il diritto a sussidi e riconoscimenti, suggerendo ai deputati nazionali idee e persino proposte di legge in materia.
Infine, fu anche un ambientalista ante litteram: per abbellire l’immagine di Francavilla e dotarla di polmoni di verde, s’impegnò in prima persona a piantare degli alberi in diversi angoli del paese.
Il 24 marzo del 1903, all’età di settantadue anni, Gaetano Curreri esalava l’ultimo respiro. Finiva un’esistenza che, da un piccolo e remoto paese della Sicilia, aveva contribuito anch’essa a scrivere, nel bene o nel male, la Storia.
Rodolfo Amodeo
FOTO: Gaetano Curreri in età anziana e, sullo sfondo, un antico dipinto ispirato all’impresa dei Mille