La “Calàta” di San Filippo a Calatabiano -
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La “Calàta” di San Filippo a Calatabiano

La “Calàta” di San Filippo a Calatabiano

La festa religiosa che il paese etneo dedica ogni anno all’evangelizzatore venuto dalla Siria è sicuramente una delle più caratteristiche della Sicilia. Storia e significati della particolare e suggestiva processione, articolata in due diverse giornate

I Comuni siciliani pullulano di eventi religiosi che affondano le loro radici in antiche tradizioni di fede popolare. Non sempre, tuttavia, ce ne occupiamo sugli organi d’informazione trattandosi di ricorrenze “di routine” che – come suol dirsi – “non fanno notizia”. Ma a Calatabiano, ridente cittadina alla foce del fiume Alcantara rientrante nella provincia di Catania, l’annuale festa in onore di San Filippo Siriaco, patrono del paese, per la sua spettacolarità e la massiccia partecipazione popolare costituisce sempre un evento dal sapore unico e, come tale, di grande richiamo; trattasi sicuramente della festa religiosa più caratteristica del comprensorio jonico etneo.

Anche quest’anno i relativi festeggiamenti avranno ufficialmente inizio oggi (terzo sabato del mese di maggio) alle ore 18,30 con la classica “Calàta” (“discesa” in lingua italiana) del Santo lungo il ripidissimo e tortuoso sentiero che collega la chiesa del Castello, in cui la statua di Filippo è conservata, alla Chiesa Madre; una cinquantina di devoti lo percorrono di corsa portando a spalla il fercolo con il simulacro e regalando agli spettatori emozioni “da brivido”.

La vorticosa “Calàta di S. Filippo” viene accompagnata dagli applausi del pubblico festante (tra cui si annoverano, ogni anno, numerosi turisti) posizionato per tutta la collina ai bordi del sentiero. La singolare processione dura circa una decina di minuti, durante i quali si vivono parecchi momenti di tensione dovuti alla paura che i portatori della vara possano scivolare, soprattutto in una curva alquanto pericolosa al termine della discesa. Una volta arrivata nella Chiesa Madre, la “Calàta” si conclude per riprendere l’indomani (domenica) con il giro festoso per le vie del paese, questa volta, ovviamente, sotto forma di “normale” processione.

Una settimana dopo la statua di San Filippo viene riportata nella chiesa del Castello con un’altra processione denominata “La Salita”, proprio perché segue il percorso inverso della “Calàta”.

Ma chi era esattamente San Filippo Siriaco e perché Calatabiano lo venera?

Si sa che nacque in Siria nel 40 d.C., in piena dominazione romana, e che sin dall’infanzia fu educato ai principi del Cristianesimo, particolarmente sentiti in quelle terre testimoni della vita di Gesù. All’età di venti anni fu ordinato diacono con il compito di evangelizzare vari centri dell’Asia minore. Successivamente si recò a Roma per incontrare San Pietro, il quale lo consacrò sacerdote e gli dette la facoltà di comprendere tutte le lingue ed i dialetti conosciuti nonché il potere di liberare gli ossessi dal demonio. Ma lo incaricò pure di andare ad evangelizzare la Sicilia.

Non appena arrivato nell’isola, Filippo si sarebbe prima fermato nel villaggio messinese di Faro Superiore e, dopo, in vari paesini della fascia jonica peloritana, quali Limina e Roccafiorita, che ne hanno apprezzato l’opera evangelizzatrice nonché il potere di esorcizzare parecchie persone in preda alle forze del male. Giunse, quindi, anche a Calatabiano dove convertì al Cristianesimo gli abitanti del luogo, che gli rimasero grati soprattutto per le guarigioni ed i numerosi esorcismi da lui operati.

E proprio nella comunità etnea è ambientata una particolare leggenda: lì San Filippo sarebbe stato sfidato da Satana a provare la potenza di Dio; il demonio lo legò con pesanti catene, ma lui riuscì disinvoltamente a liberarsi e legò a sua volta Satana con un semplice filo della sua barba inseguendolo sino all’Inferno, da dove uscì ricoperto di fuliggine; e proprio per questo motivo Filippo viene raffigurato col volto tutto nero.

Ed il rito della caratteristica “doppia” processione che a Calatabiano si svolge annualmente a maggio, presenta diversi riferimenti alla vita del Santo: la velocità quasi “indiavolata” con cui la “Calàta” e la “Salita” vengono effettuate simboleggia la rapidità di Filippo nello scacciare i demoni del male; i nastrini colorati (rossi, verdi e gialli), detti “misure”, che i fedeli indossano durante la festa rappresentano, inoltre, i peli della barba con cui, secondo la leggenda prima citata, il religioso legò Satana.

La vita terrena di San Filippo si è conclusa ad Agira (Enna) il 12 Maggio del 103 d.C., giorno a lui dedicato, non solo a Calatabiano, ma anche negli altri centri ove il religioso venuto dalla Siria ebbe a svolgere la sua missione.

Su di un colle adiacente alla riva destra del fiume Alcantara in contrada Marzacchino (una volta territorio di Calatabiano ed ora di Castiglione di Sicilia) i calatabianesi, in segno di riconoscenza, gli edificarono una chiesa di cui rimangono solo i ruderi. Tra il ‘500 ed il ‘600, infatti, l’edificio sacro venne distrutto da un’incursione di pirati turchi che, proprio nel giorno dei festeggiamenti in onore di San Filippo, massacrarono tutti i fedeli, il cui sangue avrebbe addirittura colorato di rosso le acque del vicino torrente Sannona (che fu così chiamato proprio perché in dialetto calatabianese “sannona” significa “molto sangue”). A San Filippo venne, quindi, dedicata la chiesa del Castello, e la caratteristica “Calàta” che si diparte da questa nuova “dimora” (fatta costruire dai Cruyllas, nobili di origine Catalana, nell’anno 1484) la si celebra sin dal lontano 1766.

Da alcuni anni, attraverso apposite iniziative, il culto di San Filippo viene inculcato anche alle giovanissime generazioni di calatabianesi grazie alla statua in miniatura del santo fatta realizzare dal geometra Stefano Brianni (primo da sinistra nella foto insieme ad altri giovani devoti con il piccolo simulacro) il quale, essendo originario del Comune messinese di Roccafiorita ed altresì felicemente coniugato a Calatabiano, è un ideale “trait d’union” tra le varie comunità siciliane in cui il religioso venuto dalla Siria ha esercitato la propria missione.

Rodolfo Amodeo

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