È anche inutile sottolineare quanto sia deprimente la crisi in tutti i settori della nostra economia ed a maggior ragione nel settore edile ma… Ma c’è chi pensa si possa contrastare questa triste congiuntura economica facendo uso del “lavoratore in nero” che in un settore come quello edile, per i rischi collegati al tipo di mansioni degli operai, rappresenta ormai una “follia” soprattutto per i lavoratori che “mestamente” cedono alle condizioni lavorative proposte senza alcuna tutela. E proprio per contrastare questo atteggiamento da parte di imprenditori, o per meglio dire sfruttatori, i militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Catania, nell’ambito di servizi finalizzati a prevenire gli infortuni sul lavoro e le “morti bianche” nonché a reprimere le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro e contrastare il fenomeno del lavoro nero nel settore edile, d’intesa con il dirigente della Direzione Territoriale del Lavoro di Catania, dott. Fausto Piazza, hanno negli ultimi giorni sottoposto a controllo 11 cantieri edili ed hanno rilevato complessivamente la presenza di 16 lavoratori privi di alcuna tutela assicurativa e previdenziale, ovvero completamente in nero.
Per 3 ditte è stata disposta la sospensione delle attività imprenditoriali, avendo riscontrato una percentuale di lavoratori in nero pari o superiore al 20% della forza lavoro presente come previsto dal testo unico 81/2008 a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, così come recentemente modificato a dicembre 2013.
Di controlli se ne sono fatti e ne verranno ancora. Di sanzioni ne sono state inflitte e di contravvenzioni elevate, così come 10 denunce in stato di libertà dei titolari dei cantieri in cui sono state riscontrate le violazioni. Si continua a riscontrare come taluni datori di lavoro, senza scrupoli, approfittino dello stato di necessità del lavoratore subordinato che – specie in questi tempi di difficoltà economiche – accetta di lavorare in nero pur di lavorare con i conseguenti immaginabili rischi oggi in caso d’infortunio (visto che non risultano adeguatamente formati, informati ed addestrati alle rispettive mansioni) e domani all’atto del pensionamento quando l’Inps non riconoscerà la giusta pensione non ritrovando i versamenti contributivi.
Le ispezioni sono state condotte con non poca difficoltà atteso che per prevenire i controlli alcune ditte stanno sperimentando metodi e tecniche per evitare gli stessi: ai lavoratori si impone di “chiudersi” all’interno dei cantieri e vigilare nel caso di arrivo degli organi di vigilanza.
I lavoratori dipendenti, vengono influenzati psicologicamente ed istruiti a “scappare” via dal cantiere al momento del controllo.
Anche al momento di riferire circa la propria presenza in cantiere diventano riluttanti negando l’evidenza onde difendere l’operato illecito del proprio datore di lavoro “sfruttatore”.
Durante i controlli i militari hanno rilevato un approccio “distratto” o superficiale a queste tematiche, anche per esigenze di risparmio. Addirittura ci si inventa imprenditori, si reclutano persone in difficoltà economica e si parte per lavorare senza alcun minimo requisito legale come l’iscrizione alla Camera di Commercio, o essere in possesso di requisiti tecnico professionali abilitativi idonei per svolgere l’attività imprenditoriale.
Tutto questo genera una disparità e, quindi, una concorrenza sleale del mercato del lavoro: da un lato le aziende strutturate trovano difficoltà nel reggere il confronto con aziende totalmente sommerse che offrono prezzi di mercato bassi, dall’altro si verifica il rischio che le aziende sane “affossino” nel fallimento o si adeguino ad una gestione irregolare d’impresa.
Di sicuro quello che viene compromesso è la sicurezza materiale dei lavoratori che è il primo settore su cui talune aziende tendono a risparmiare, poiché viene ritenuto un bene immateriale ma soprattutto un “costo” insostenibile. Ma il rimedio, una volta verificata l’irregolarità, diviene peggio che l’osservanza della norma. Inoltre il mantenere lo stipendio del lavoratore basso o peggio il farsi restituire una parte dello stesso, con la minaccia del licenziamento, costituisce un’attività estorsiva che in altre aree dell’isola hanno già portato in carcere alcuni imprenditori che la praticavano, arrestati dai CC per la Tutela del Lavoro della Sicilia.
A conclusione delle attività odierne sono state contestate:
– sanzioni amministrative per complessivi euro 81.000,00;
– n. 36 contravvenzioni per un totale di euro 247.264,00 di ammende;
– un recupero contributivo agli Enti previdenziali ed assistenziali di euro 15.200,00.
Per quanto concerne le sospensioni imprenditoriali, ora i datori di lavoro per ottenere la riapertura delle attività dovranno regolarizzare i dipendenti irregolari, versare parte delle sanzioni e dovranno versare i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori non corrisposti. Solo adempiute tali incombenze, I militari accertatori del Nucleo CC Tutela Lavoro permetteranno la riapertura dell’attività.
Continuerà anche nei prossimi giorni l’attività ispettiva, puntuale e incessante, e sono ovviamente in programma il cambio delle fasce orarie e la variazione degli obiettivi, al fine di garantire la massima equità in ogni settore produttivo, a Catania come nelle altre aree urbane e rurali siciliane.
L’augurio che tutti ci facciamo è quello di trovarci sempre di più nel contesto di ispezioni in cui si trovino lavoratori in regola e che lo sforzo attuale serva a far comprendere bene che l’illecito non paga, in edilizia come negli altri settori.
Lavoro, la crisi si avverte ma qualcuno ne approfitta
pubblicato il 17 maggio 2014 alle 11.42