La I Sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza contro il sottufficiale dell’Aereonautica militare, Salvatore Capone, relativamente alla ritenuta aggravante della premeditazione dell’omicidio della moglie Maria Rita Russo, 31 anni, insegnante di scuola materna. Capone, nel novembre del 2009, nella propria abitazione di via Sacerdote Rocca, al culmine di una drammatica lite, aveva cosparso la donna di alcool e poi di benzina e aveva appiccato il fuoco. La vittima è deceduta dopo 10 giorni di agonia all’ospedale Cannizzaro di Catania per le conseguenze delle gravi ustioni. In quella drammatica circostanza anche i due figli gemelli di tre anni della coppia erano rimasti lievemente ustionati. In primo grado Capone era stato condannato all’ergastolo per omicidio aggravato dalla premeditazione nei confronti della moglie e del duplice tentato omicidio dei due figli. In appello, nel febbraio 2013, il sottoufficiale dell’Aereonautica aveva ottenuto una riduzione della pena: 30 anni di reclusione, in quanto – sottolinea l’avvocato Enzo Iofrida, uno dei legali – all’epoca era stata ritenuta sussistente la desistenza volontaria del tentato omicidio dei bambini. Ora il pronunciamento della Suprema Corte che ha annullato con rinvio l’aggravante della premeditazione che gli era stata riconosciuta in appello. «Altra sezione della corte d’Assise di Appello di Catania – rimarcano gli avvocati di Capone, Giovanni Spada e Enzo Iofrida – dovrà riesaminare l’aggravante annullata e riquantificare, quindi, la pena».
Omicidio Maria Rita Russo: la Cassazione annulla la premeditazione
pubblicato il 21 maggio 2014 alle 05.45
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