Giarre: Notte Bianca entusiasma 10 mila persone. Tranne il sindaco che diserta
Gli oltre 10 mila che domenica hanno assediato Giarre si stanno chiedendo se la città che ha ospitato la Notte Bianca fosse commissariata visto che nessuno dell’Amministrazione, sindaco in primis, ha inteso porgere un saluto dal palco di piazza Duomo alle migliaia di giarresi che hanno assiepato il centro storico: da piazza Duomo a corso Italia fino a piazza Carmine.
Un fiume di giovani in una città che, per alcune ore, si è svegliata dal torpore che l’avvolge quotidianamente. Ora che sia stato Salvo Zappalà a svegliarla importa poco, il punto è che la città ha bisogno di queste iniezioni. L’altra sera sembrava di essere a New Orleans con i suoi suggestivi quartieri musicali. Bella l’idea delle location. Ottima la risposta dei commercianti e dei ristoratori che hanno tenuto aperte le proprie attività fino all’alba credendo nella manifestazione. Eppure se da un lato si apprezza l’emancipazione persino della Confcommercio, dall’altro, invece, si continua ad agire attraverso varie forme di provincialismo, stucchevole snobbismo di taluni amministratori che certamente non aiuta questa città morta. Certo se vi fosse stato un evento a villa Margherita o una iniziativa collegata con il più blasonato Mercato del Contadino, saremmo stati inondati da centinaia di post, di annunci sul sito del sindaco, di elucubrazioni mentali di pseudo “spin doctor”. E invece no. Prevale la mentalità del nemico da abbattere a tutti i costi. Dell’infinita campagna elettorale. E’ inutile negarlo: Zappalà non fa parte del cerchio magico e quindi va boicottato. Per diverse ragioni: è un consigliere di opposizione, le sue iniziative vengono giudicate kitsch; quella Pro loco svolge troppe attività e poi quel bacino di voti è cosi tanto invidiato… Risultato tangibile? L’isolamento, come per uno che va in quarantena.
E allora, in occasione di qualche evento, ecco che scatta puntuale l’inesorabile ritorsione: niente Siae, niente pubblicità, niente post su Facebook, niente presenze sul palco. Un deludente quanto triste copione che ormai si ripete ad ogni occasione: a Capodanno, a Carnevale e ora con la notte bianca. Il sindaco di una città contemporanea dovrebbe imparare ad essere il sindaco di tutti, dei bassi ceti sociali, degli emarginati e anche di quelli che si sono schierati con Salvo Andò. E poi non si può morire di bilancio, di (finta) austerità, di ripicche sotterranee, di stupido provincialismo con il trionfo dell’ignoranza dei costumi degli altri e il desiderio di controllare le loro azioni.