Nei giorni scorsi il clima, per quanto riguarda il futuro dell’Ospedale, si era avvelenato non poco alla luce di quella che doveva essere una notizia e, fortunatamente, si è rivelata un bluff, ovvero la presunta esistenza di una “black list” apparsa su alcuni organi di informazione nazionali che, di fatto, sanciva la chiusura di 72 strutture ospedaliere italiane con meno di 60 posti letto e che vedeva tra queste quello di Giarre. Già nel corso della Commissione Ospedale riunitasi il 28 maggio scorso, il presidente Tania Spitaleri aveva comunicato l’ufficiale smentita della “notizia” arrivata da fonti interne al Ministero della Salute. Infatti il Patto per la Salute riguarderà esclusivamente l’eventuale taglio di alcune strutture private convenzionate. Oggi, mercoledì, la Commissione Ospedale, si è riunita e, dato il persistente stato di difficoltà in cui versa l’ospedale giarrese, soprattutto per quanto concerne il Pronto Soccorso (situazione nota ormai da tempo) cui si aggiungono nuove emergenze in particolare in Radiologia e Cardiologia, pare abbia deciso di cambiare strategia.
In Radiologia vi è una carenza di personale che, nel mese di giugno, (risultano, infatti, vacanti 7/8 turni di reperibilità) determinerà l’assenza del servizio di radiologia nelle ore notturne. Per quanto riguarda Cardiologia, invece, si è appreso che, a partire dal 26 aprile scorso, il direttore dell’Unità Operativa di Medicina, dott. Giovanni Rapisarda, ha comunicato alla Direzione Medica la sospensione “provvisoria” dell’attività di emergenza cardiologia da parte del Pronto Soccorso per “ragioni organizzative” (?) e che l’unica dottoressa che effettua il servizio di reperibilità notturna ha il contratto in scadenza al 30 giugno. Si prefigura, quindi, anche in Cardiologia, un depotenziamento importante di un servizio indispensabile per le emergenze. Pertanto la Commissione ha redatto l’ennesimo documento che, oltre a descrivere questa catastrofica situazione, preannuncia clamorose azioni di protesta.
Il documento è indirizzato stavolta non solo all’assessore regionale alla Sanità, Borsellino, ed al presidente della Commissione Sanità all’Ars, Digiacomo, ma anche al Prefetto di Catania ed ai vertici dell’Asp 3 di Catania ed oltre a chiedere un incontro rimarca forte la voglia di non lasciare nulla di intentato tant’è che il documento si conclude con «da oggi, questa Commissione dichiara di essere in stato di agitazione e che, in assenza di celere riscontro ma, soprattutto di tempestivi risultati che facciano intendere inequivocabilmente un cambio di passo sia a livello gestionale che a livello operativo – si legge nel documento – valuterà ogni manifestazione o atto anche eclatante per rivendicare il diritto alla salute dell’intero Territorio».
Non resta che attendere e capire quali azioni verranno intraprese nel caso, non troppo remoto, di “reiterata sordità” da parte della politica e, da non sottovalutare, da parte dei vertici dell’Asp 3 di Catania per nulla esente da colpe.