Graniti, mezzo secolo con la Vergine di Lourdes

Un ambiente naturalistico molto simile a quello francese in cui la Madonna apparve alla giovane Bernadette è stato miracolosamente “scoperto” cinquant’anni fa, in contrada Postoleone, dalla signora Giovanna Longhitano. La grotta con la statua di Maria e l’annessa cappelletta sono assurte a luoghi di culto e meta di pellegrinaggi annuali per tantissimi fedeli della Valle dell’Alcantara

Mezzo secolo di fede cristiana: è quello intensamente vissuto dalla signora Giovanna Longhitano, la quale non ha tenuto per sé la propria spiritualità, ma ha voluto condividerla con un’intera comunità, ossia quella di Graniti, ridente Comune della Valle dell’Alcantara in cui la mistica risiede.

E quest’anno, nella ricorrenza di questo mezzo secolo, nel paesino alcantariano sono stati particolarmente solenni i festeggiamenti in onore di Santa Maria di Lourdes, il cui culto a Graniti e dintorni si deve proprio alla signora Longhitano in quanto è per iniziativa di quest’ultima che, esattamente cinquant’anni fa, in una campagna della contrada denominata “Postoleone” (immediatamente adiacente alla Strada Statale 185) venne collocata una statua della Vergine apparsa nel 1858 alla giovane contadina francese Bernadette Soubirous.

Così qualche settimana addietro, in occasione di tale cinquantenario, la festa granitese della Madonna di Lourdes, celebrata ogni ultimo giorno di maggio, ha registrato una più che mai massiccia partecipazione di pellegrini devoti provenienti dai vari Comuni del comprensorio guidati dai rispettivi parroci nonché la presenza di Mons. Carmelo Lupò, vicario generale dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela.

Abbiamo incontrato Giovanna Longhitano alla vigilia dell’importante momento di religiosità, mentre era intenta nei preparativi per rendere accogliente quel lembo di territorio in cui si staglia una grotta evocante proprio quella di Massabielle dove, oltre un secolo e mezzo fa, la Vergine ebbe a mostrarsi a Bernadette. Ciò nonostante, la fervente devota ha cordialmente accettato di dedicarci alcuni minuti per rispondere a qualche nostra domanda sulla sua profonda ed esaltante esperienza di fede.

– Signora Longhitano, cosa l’ha realmente indotta a “regalare” ai suoi concittadini, e più in generale all’intera Valle dell’Alcantara, questo luogo di preghiera e spiritualità?

«Semplicemente un sogno che feci nel 1962, all’età di ventidue anni, nel quale mi vedevo alle prese con la realizzazione, in una campagna poco distante da dove a tutt’oggi abito, di una cappelletta in cui collocare una piccola statua della Madonna. Due anni dopo, mentre mi recavo a piedi in contrada Postoleone, venni colta da un improvviso malore. Quindi mi accasciai a terra, e quando rinvenni il mio sguardo si trovò di fronte uno sperone di roccia ingarbugliato tra rami ed erbacce varie. All’improvviso, però, una fortissima folata di vento scostò violentemente quella vegetazione, consentendo di rivelare ai miei occhi l’esistenza in quella roccia di una grotta, posta a circa dieci metri dal suolo e straordinariamente somigliante al luogo in cui la Vergine apparve a Lourdes: è proprio lì che ho realizzato quanto, due anni prima, avevo sognato».

– Ha fatto tutto a sue spese oppure le sono venuti incontro i fedeli locali con le loro libere offerte?

«Diciamo che per prima cosa ho chiesto alla proprietaria di quel terreno il permesso di collocare nella roccia la statua di Maria; dopodiché mi sono prodigata io stessa per decespugliare la zona, far costruire una scala di accesso alla grotta ed, ovviamente, acquistare il simulacro della Madonna. Successivamente ho comprato anche, per quattordici milioni delle vecchie lire, una piccola casa rurale attigua alla grotta, che con i dovuti restauri ed adeguamenti strutturali, effettuati grazie ai contributi economici di diversi fedeli di Graniti e dintorni, ho trasformato in cappella. L’altare di marmo ai piedi della grotta è stato, invece, costruito per volontà dell’allora parroco di Graniti, Filippo Calabrò».

– Come ha vissuto i due anni intercorsi tra il “sogno” ed il suo avverarsi?

«Di quel sogno non ne parlai con nessuno, tranne che con il compianto parroco Calabrò. Dell’intuizione avuta due anni dopo riprendendomi da quello svenimento in contrada Postoleone misi, invece, al corrente sia Padre Calabrò che mia madre. Comunque, come solitamente avviene in casi del genere, in famiglia cominciarono a nutrire dei dubbi sulla mia sanità mentale…».

– Questo suo spiccato misticismo, dunque, le ha creato dei problemi a livello sociale?

«Purtroppo sì, anche se ne sono sempre uscita fuori a testa alta. Furono i miei stessi familiari a farmi visitare da un neuropsichiatra il quale, pur non considerando grave il mio stato, mi fece ugualmente ricoverare in una casa di cura, da cui poi mi “liberò” mio marito. Sta di fatto che oggi mi reputo una persona assolutamente “normale”, con due figli pienamente realizzatisi nella vita, di cui uno psicologo a Roma il quale ci tiene sempre a presenziare all’annuale celebrazione mariana di fine maggio in contrada Postoleone».

– A parte quel sogno di cinquantadue anni fa, grazie al quale le comunità di Graniti e di tutta la Valle dell’Alcantara hanno rafforzato la loro devozione alla Madre di Gesù, ha avuto altre visioni nel corso della sua vita?

«Certamente: mi è apparso spesso San Francesco d’Assisi, ragion per cui mi onoro di militare nell’Ordine laico delle Terziarie Francescane. Ma sono anche molto devota a Padre Pio, il quale è personalmente venuto a conoscenza dell’esistenza della sottoscritta tramite la mia madrina taorminese Maria Giaquinto, che gli inviò una lettera descrivendo il mio impegno religioso, alla quale seguì una missiva di risposta in cui si leggeva che il Frate (oggi Santo) di Pietrelcina avrebbe “pregato per me”. Ed, in effetti, sono ancora qua; e, nonostante i tanti ostacoli che ho incontrato sul mio cammino di fede, tutto mi è andato bene».

Rodolfo Amodeo

 

FOTO: Giovanna Longhitano e, sullo sfondo, la grotta di contrada Postoleone