1953: anno di gloria per la Sagra delle ciliegie a Giarre -
Catania
12°

1953: anno di gloria per la Sagra delle ciliegie a Giarre

1953: anno di gloria per la Sagra delle ciliegie a Giarre

Il fiore all’occhiello delle tradizioni che connotano il patrimonio culturale Jonico, è pronto a sbocciare per la ventisettesima volta. La collettività locale, ed in particolare quella ascrivibile alla frazione di Macchia, si prepara infatti a riabbracciare ancora una volta la “Sagra delle ciliegie e delle rose”: ovvero un evento che ha scandito la storia di Giarre, consentendole di balzare agli onori della cronaca. Pertanto, a fronte di un fenomeno culturale distintosi per la capacità di catalizzare l’attenzione dei turisti, scatta in automatico l’esigenza di compiere un tuffo nel remoto passato della manifestazione.

Correva l’anno 1953 quando l’amministrazione comunale guidata da Pippo Russo pensò di organizzare un evento atto a promuovere e valorizzare quelle peculiarità del territorio macchiese che si sostanziavano in due prodotti: le rose e le ciliegie. Il vero propugnatore e promotore di una manifestazione che fungesse da cassa di risonanza in materia di pubblicizzazione dei prodotti tipici del luogo fu però Mariano Strano. Fu infatti grazie al suo estro ed al suo spirito di abnegazione che gli amministratori dell’epoca decisero di conferire lustro ad un’area chiamata “Macchia” proprio per la sua macchia vegetativa sempre feconda. Tappezzare di manifesti propagandistici anche Palermo, fu l’imperativo di Strano. La concretizzazione di tale proposito, sfociato nell’affissione in tutta la Sicilia di manifesti inerenti la sagra, stimolò così la curiosità di quanti assistettero alla divulgazione di annunci tesi a richiamare l’attenzione della popolazione siciliana. Mettendo in moto dinamiche finalizzate alla trasformazione di Macchia in un polo attrattivo, si gettarono le basi per la nascita di un fenomeno che generasse un indotto turistico e commerciale di grande rilievo. Le attese non furono tradite. Per una settimana, il mese di maggio a Macchia fu caratterizzato dall’arrivo di frotte di visitatori che confluirono nella frazione giarrese per essere testimoni della qualità delle ciliegie e delle rose della zona. Ecco il commento di Salvatore Grasso, macchiese che allora partecipò all’evento “La prima edizione della sagra delle ciliegie e delle rose fece registrare una massiccia adesione di persone. Basti pensare che molti giunsero dalla Calabria e dalla Puglia appositamente per aggregarsi a quanti parteciparono ad un evento di grande impatto emotivo. Allora, piazza San Vito era una distesa di banchi di legno foderati con carta rosa ed addobbati con rose. I cesti ricolmi di ciliegie erano ovunque!  Era addirittura possibile contarne non meno di 600 nel cuore della frazione. A conclusone della festa, era usanza donare questi cesti ai visitatori, nel segno della fratellanza instaurata con quanti avevano condiviso le emozioni sperimentate in occasione di quell’evento”.

Ad aggiungere rilevanti dettagli sulla manifestazione è il presidente dell’Ula Claai di Giarre Diego Bonaccorso ” Nel 1953 iniziava per Giarre un periodo di forte ripresa economica dopo i durissimi primi anni del dopoguerra. Questo favorì la nascita di un evento che trovava nel folklore il suo principale punto di forza. Canti popolari intonati da gruppi folkloristici rappresentavano un’altra importante connotazione della sagra. Addirittura, una delle prime edizioni ospitò anche un gruppo folkloristico ungherese. In generale comunque, era possibile riscontrare la presenza di canterini nei vari chioschi disseminati nel centro di Macchia. Giochi come quello dell'”antinna” o del”pignateddu” costituivano una costante della manifestazione. Nel primo, l’obiettivo era quello di arrampicarsi su un palo di legno detto albero della cuccagna e di acciuffare prodotti come salumi e formaggi, malgrado le difficoltà rappresentate dal grasso di cui veniva ricoperto il palo stesso per renderlo scivoloso. Nel secondo, lo scopo era quello di rompere, seppur bendati, dei contenitori di terracotta i quali racchiudevano dei premi. La celeberrima corsa nei sacchi era poi un altro gioco che scandiva le serate della festa. Ma gli esempi più classici della cultura popolare locale non finivano qui.

I carretti siciliani e l’opera dei pupi a cura dei maestri acesi, assurgevano a nobili tratti distintivi di una cultura siciliana che trovava terreno fertile anche a Macchia”. Ad intervenire sul tema anche l’attuale organizzatore della festa: ovvero il presidente della Pro Loco di Giarre Salvo Zappalà “Allora, l’organizzazione di un evento come la sagra delle ciliegie e delle rose comportava un esborso non indifferente. Adesso, beneficiando soltanto di fondi erogati dai privati e non dagli enti locali, siamo riusciti a finanziare questa manifestazione con una cifra pari a circa 3.000 euro. Dopo  7 anni, la Pro Loco è tornata al timone di questa sagra con l’obiettivo di restituire vitalità ad un territorio soffocato dall’apatìa cui condanna un’era di crisi come quella odierna. Proseguire nel solco della tradizione è un obbligo cui non ci si può sottrarre se si pensa che questa sagra, dopo quella del mandorlo in fiore di Agrigento, era la più popolare di Sicilia”.

Potrebbero interessarti anche