Libero Consorzio, chiacchiera e poca sostanza -
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Libero Consorzio, chiacchiera e poca sostanza

Libero Consorzio, chiacchiera e poca sostanza

La politica dei nostri territori sta manifestando, su un tema come quello dei Liberi Consorzi, tutta la sua incapacità. Mentre, infatti, dovrebbe avere l’autorevolezza di governare alcuni processi e la lungimiranza di capire cosa fare, che scelta prendere, cosciente del fatto che tale scelta condizionerà il futuro dei nostri territori per decine di anni a venire, si comporta, invece, come se si giocasse una partita a risiko, tra interessi, accordi sottobanco, assenza di analisi, preconcetti e immobilità… Ognuno mette le sue pedine senza che ci sia nessuna condivisione di intenti.

Ma cosa succede? Nelle scorse settimane, dopo l’approvazione dell’atto di indirizzo del Consiglio comunale di Giarre, che impegna il sindaco e il presidente del Consiglio di Giarre a promuovere il progetto del Libero Consorzio di Comuni “Jonia-Taormina-Etna”, nessuna azione è stata compiuta dagli stessi. Nessuna missiva, nessuna telefonata, nessun incontro. Lasciando gli altri interlocutori territoriali liberi di posizionarsi su progetti diversi. Cosa più grave è pretendere un ruolo di guida mentre, in pratica, nulla viene fatto affinché un tale ruolo possa venire riconosciuto a Giarre. Ma anche qui, forse si nasconde una strategia, forse si spera nel fallimento del progetto per poter “giustificare” un eventuale proposta di passaggio del Comune di Giarre alla Città Metropolitana. Va ricordato agli amministratori giarresi, il dovere sancito dall’impegno deliberato, di farsi promotori. Impegno non delegabile, che dovrà avere riscontro e comunicazione in ambito consiliare. Speriamo che i prossimi giorni, in tal senso possano portare novità.

E negli altri Comuni? La novità più importante è l’atto di indirizzo che ha trovato la quadra e votazione unanime al Consiglio comunale di Taormina che sancisce la non adesione alla Città Metropolitana di Messina ed esprime la volontà di costituire un nuovo Libero Consorzio, nell’ambito del territorio che va da Aci Castello a Sant’Alessio e da qui a Bronte e Cesarò dando mandato ad una commissione consiliare trattante di verificare l’ipotesi e la fattibilità. Di fatto, quest’atto, rimette in gioco il ruolo di Acireale a guida di un ipotetico Consorzio che unisca il territorio Jonico-Etneo e la valle dell’Alcantara.

E qui nasce il sospetto. Quali sono le reali intenzioni dell’amministrazione acese? Forse è solo un gioco al rialzo del ruolo di Acireale che oggi in una posizione di privilegio, sia nei confronti di Catania che del comprensorio Jonico Etneo  e che cerca, giustamente, di avere il migliore ritorno di ruolo e sviluppo dalla scelta che dovrà operare. Se da una parte, nei confronti di un’appartenenza metropolitana, è stato messo sul tavolo delle trattative il ruolo politico e di indirizzo, quello infrastrutturale (metropolitana), di decentramento dei servizi e quello sanitario (assicurazioni in merito al ruolo stabile del nosocomio acese), che giustificherebbe agli occhi dei cittadini acesi la permanenza nella Città Metropolitana, dall’altra, il ruolo di Comune guida di un Libero Consorzio Jonico-Etneo con la presenza di Taormina, darebbe sicuramente lustro alla Città ma rischia di scollarla dagli interventi strategici di Catania che potrebbero influenzare negativamente le opportunità di sviluppo essendo comunque geograficamente Acireale contestuale al bacino Catanese.

E gli altri Comuni? Partiamo dal confine nord jonico-messinese. L’amministrazione di Santa Teresa Riva è sempre più ferma nella permanenza con Messina nella Città Metropolitana. Notizia confermata anche dall’uscita di questo Comune dall’Unione dei Comuni della Valle dell’Agrò. L’amministrazione di Giardini Naxos, alterna la convinzione di permanere nella Città metropolitana (con azione di convincimento perpetrate anche verso i Comuni della Valle dell’Alcantara, oggi nel residuale di Messina), alla volontà di seguire Taormina nella scelta di costituzione di un consorzio Jonico-Etneo. Ed infine il ruolo di Bronte e della sua amministrazione. Oggi l’amministrazione Firrarello, decisa alla costituzione di un libero consorzio Jonico-Etneo, potrebbe seguire le orme di Taormina influenzando di fatto le scelte non solo dei Comuni vicini me anche quelli di Giardini Naxos e Castelmola, che di fatto riconoscendo il ruolo di guida di Acireale, esautorerebbero da tale ruolo Giarre, ridimensionandone le capacità di sviluppo e ruolo territoriale.

In questo quadro, sorge spontanea una domanda. Ma l’amministrazione giarrese, a prevalenza appartenente al NCD, e quindi all’area firrarelliana, non doveva essere appoggiata nelle sue aspirazioni, da quella brontese e dalle altre che alla stessa area politica fanno riferimento? O a causa dell’atavica incapacità rappresentativa della classe politica giarrese e ripostese, continueremo, rassegnati, a subire le scelte esterne volte solo a rendere questo territorio a servizio di altri e mai di se stesso?

Quando il territorio di Giarre, Riposto e Mascali, prendendo coscienza della loro forza (parliamo di un’area di 56000 abitanti), potrà esprimere una linea politica e di sviluppo univoca volta alla rinascita economica e sociale del loro territorio? Quando si prenderà coscienza che i preconcetti, i distinguo, i ritorni e le contrapposizioni personali, oltre ad un ingiustificato campanilismo, hanno di fatto messo in ginocchio questo territorio? Quando si prenderà coscienza che questa divisione ha portato alla mancata rappresentatività politica di questo territorio negli ultimi 25 anni.

Come giustificare che un comprensorio più grande di Acireale (che esprime rappresentatività a tutti i livelli politici), non riesce ed emergere e subisce le scelte di altri? Come risvegliare le coscienze degli amministratori giarresi, ripostesi e mascalesi, affinché, spogliandosi di orgogliose posizioni di ruolo, assumano con lungimiranza e coesione, quelle scelte e quelle azioni che possono portare il loro territorio al ruolo di riferimento e di sviluppo che gli compete? Oggi è il momento di agire, trovare il coraggio di andare oltre, per il bene del territorio e delle comunità che i nostri amministratori rappresentano.

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