Ieri, si è svolto il referendum confermativo della decisione Consiliare di adesione al Libero Consorzio di Catania, ma il risultato auspicato è venuto meno. Infatti non è stato raggiunto il quorum dal 50%+1 degli aventi diritto anche se, tra i 23623 votanti, il “Si” è stato pari al 99,23%. Quindi capitolo chiuso. O forse no.
I legali del comitato a sostegno dell’adesione al libero consorzio di Catania sono convinti della non necessità del raggiungimento di un quorum nei referendum confermativi e in particolare di quello svolto ieri.
Ecco perché: la Costituzione Italiana e lo Statuto Siciliano, prevedono il referendum – confermativo – solo in funzione delle rispettive modifiche a determinate condizioni (approvazione delle modifiche a maggioranza semplice) e comunque senza la necessità di un quorum. Altre modalità del referendum confermativo possono essere previste nei singoli Statuti Comunali, ma la quasi totalità dei Comuni siciliani, non prevede questa forma di consultazione. In essi è generalmente previsto il referendum consultivo, forma del tutto diversa da quello confermativo, dove spesso si individua la necessità di superare il quorum del 50%+1.
È il caso di Gela, dove lo Statuto Comunale, non prevede la forma referendaria confermativa, quindi, nei fatti, non esplicabile.
Nei prossimi giorni, verrà portato in giudizio il risultato referendario, da parte dei legali del comitato a sostegno dell’adesione al libero consorzio di Catania. C’è inoltre da ricordare che il Comune di Gela, al fine di espletare il suddetto referendum, ha impegnato oltre 150000 euro delle proprie risorse.
Da quanto sopra, è auspicabile che il legislatore intervenga velocemente a modificare la norma, che nei fatti impedisce qualunque modifica all’assetto territoriale siciliano, favorendo esclusivamente nel loro diritto di libera scelta i Comuni appartenenti alle Città Metropolitane. Norma iniqua, quindi anticostituzionale ed in contrasto con l’art. 15 dello Statuto Siciliano che sancisce la “libertà” di aggregazione.