Docenti siciliani, benvenuti al Nord! -
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Docenti siciliani, benvenuti al Nord!

Docenti siciliani, benvenuti al Nord!

Altro che boati dell’Etna… I docenti siciliani scatenano un terremoto. Tu chiamala se vuoi “invasione”!

A seguito dell’ultimo aggiornamento delle graduatorie provinciali ad esaurimento dei docenti, che resteranno in vigore nel triennio 2014-2017, si è verificato un vero e proprio esodo dovuto (ed ampiamente previsto), dal Sud verso le città del Nord e molti docenti meridionali che hanno chiesto il trasferimento, adesso, occupano le prime posizioni delle liste delle graduatorie ad esaurimento delle maggiori province del Centro-Nord dell’Italia. Questo fenomeno migratorio è diverso rispetto al passato poiché coinvolge non solo i docenti più giovani, ma soprattutto gli insegnanti meno giovani che occupano i vertici delle graduatorie a esaurimento, costretti a spostarsi perché, pur avendo punteggi molto alti, non hanno ancora ottenuto l’immissione in ruolo e rischiano di non lavorare più nelle province del Sud.

Le motivazioni? La disperata situazione che da tempo caratterizza il Meridione: tassi di disoccupazione elevatissimi, riduzione della popolazione scolastica, tassi di abbandono dell’obbligo scolastico tra i più alti in Europa, riduzione delle iscrizioni, tagli maggiori agli organici, docenti in esubero, scarsa qualità e quantità dell’offerta formativa, scuole insicure, recenti norme che accelerano il possibile ritorno nelle regioni d’origine, il rientro dei giovani docenti meridionali trasferiti, qualche anno fa, al Nord.

Fra pochi giorni, gli uffici scolastici provinciali inizieranno le convocazioni per assegnare le cattedre ai docenti immessi in ruolo. “Le graduatorie valide per le assunzioni a tempo indeterminato sono quelle relative al concorso per esami e titoli indetto con D.D.G. 24 settembre 2012 n. 82 e alle graduatorie ad esaurimento di cui all’art. 1, comma 605, lett. c) della legge 27 dicembre 2006, n.296. I posti disponibili vanno ripartiti al 50% tra le due diverse graduatorie, senza possibilità di recupero dei posti eventualmente assegnati alle graduatorie ad esaurimento negli anni precedenti”. Tra polemiche e agguerrite proteste i docenti precari del nord che si reputano “scavalcati” dai trasferimenti, dicono “No” a quell’insostenibile invasione dei colleghi del Sud nelle “loro” graduatorie, lanciano gruppi e profili vari su Facebook, chiedono di effettuare verifiche sui punteggi che definiscono “gonfiati” e sui criteri con cui sono stati concessi, chiedono di incontrare il Ministro, implorano interventi. Ma, da quest’anno sono entrate in vigore misure che prevedono un rigido controllo dei punteggi sia a monte, effettuato dagli Uffici Scolastici di partenza, sia all’arrivo da parte degli Uffici Scolastici di destinazione. Il Ministro Giannini ha, infatti, chiesto “agli ex provveditorati di certificare che i punteggi dei trasferimenti siano regolari…” e sulla questione dello spostamento dei docenti da una parte all’altra del territorio nazionale, ha affermato che “impedire di lavorare altrove” sarebbe incostituzionale.

Le lunghe “liste di attesa” delle graduatorie delle province meridionali hanno costretto molti docenti meridionali, per mantenere o avanzare di qualche posizione, non solo a fare la “gavetta”, accumulando anni e anni di servizio e di esperienza lavorativa anche a distanza di centinaia di km dalla propria residenza, ma a conseguire più di una laurea, più di un’abilitazione, più di un corso di perfezionamento o master e, infine, a spostarsi al Nord.

Si tratta comunque di una realtà drammatica che contrappone situazioni difficili, che deriva da diverse condizioni di lavoro dei docenti nelle diverse aree del Paese, che racconta storie di precarietà inaccettabile e di disoccupazione in realtà disagiate. Più che una “guerra fra poveri”, si assiste ad una guerra tra le “risorse umane” di un sistema lavorativo sempre più perverso e sempre più in crisi. Basta dunque con questi conflitti esasperati, con questa ridicola “guerra” tra docenti, avvocati, sindacati, associazioni varie, politici, giudici e governo.

Bisogna avviare un adeguato sistema di reclutamento, potenziare gli organici, modificare la riforma pensionistica, svuotare le GAE. I prof del Sud non hanno alcuna intenzione di “togliere” il posto a quelli del Nord! Gli insegnanti del Sud non vogliono “cacciare” quelli del Nord! Tutti i docenti sono lavoratori e tutti devono essere messi nella condizione di lavorare. Tutti hanno gli stessi diritti compreso il diritto di andare lontano dalla propria città per poter lavorare, di adattarsi ad una nuova realtà lontano dai propri cari, nonostante le incerte prospettive di rientro (perché al Sud, oggi, non ci sono neppure tutti questi posti per poter tornare a casa!), di adeguarsi ai meccanismi che regolano il mercato del lavoro, cogliendone le ridottisime opportunità.

In quest’Italia del “tutti contro tutti”, dei “ricorsi e controricorsi”, è necessario investire in funzione della complessità e specificità, anche territoriale, della domanda di formazione, senza basarsi su criteri economicisti. Ma soprattutto è indispensabile rinnovare la scuola, sostenere processi innovativi anziché tenere in vita costosi e inadeguati apparati di formazione e di valutazione del sistema scolastico, migliorare effettivamente le performance del sistema scolastico. Il problema non è solo quello della quantità di risorse investite ma della qualità ovvero del come queste risorse vengono spese. L’Italia deve puntare sulla qualità del sistema nazionale d’istruzione, sulla formazione intesa come risorsa fondamentale a disposizione della società intera e di ciascuno dei suoi membri, sull’efficacia e sull’efficienza dei propri sistemi educativi per assicurare competitività e sviluppo al sistema produttivo.

Il sistema scolastico deve incentivare le risorse umane, chi insegna con professionalità e serietà,  chi ottimizza la realtà scolastica in cui lavora, chi crede nel lavoro che svolge con dedizione. Così sarà possibile garantire livelli di formazione alti e qualificati, innalzare i livelli di istruzione, valorizzare gli studenti, dare risposte concrete alle esigenze e alle aspettative delle nuove generazioni.

foto sito aetnascuola.it

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