Anche lo storico Istituto è stato travolto dal turbine della crisi finanziaria che attanaglia la Regione Siciliana e tra i dipendenti dell’ente cresce lo sconforto per l’incertezza del futuro lavorativo e per le condizioni in cui versano le stalle e parte del fabbricato che è parzialmente pericolante.
Quaranta lavoratori dell’Istituto per l’incremento ippico di Catania rischiano il licenziamento e da cinque mesi non percepiscono lo stipendio, anche se dalla Regione hanno fatto sapere che entro il mese di settembre saranno corrisposte alcune mensilità arretrate.
A lanciare l’allarme sono gli stessi dipendenti con il sostegno della segreteria del Sinalp. “Come se non bastassero i non pochi problemi – denunciano i responsabili sindacali Angelo Barbagallo e Maurizio Marino – i lavoratori sono oggetto di un grave ostruzionismo da parte della direzione che crede di poter gestire il personale e il pagamento degli stipendi con arbitrio. Sulla condotta del vertice dell’Istituto stiamo chiedendo chiarimenti e ove ne ravvisassimo la necessità non esiteremo ad adire le vie legali – dichiarano – chiederemo inoltre chiarimenti anche su una notizia stampa in cui la Commissaria ha affermato che l’Istituto potrebbe essere gestito soltanto con 130mila euro; eppure, quando il finanziamento regionale era di 800mila euro, si diceva che i soldi non bastavano e, ancor peggio, nulla è stato fatto per mettere in sicurezza i locali. Ma che fine hanno fatto i soldi? Si chiedono i due sindacalisti.
L’Istituto è un ente pubblico d’interesse regionale, dotato di autonomia statutaria, organizzativa, patrimoniale, di bilancio e contabile. Oggi dipende dall’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea. A seguito della crisi economica e delle recenti riorganizzazioni dell’apparato burocratico regionale, via via è stato ridimensionato dalle originarie competenze istituzionali. All’Ente era demandato principalmente il compito di allevare stalloni, di selezionare sul territorio regionale le razze autoctone, di tenere i registri anagrafici per le popolazioni asinine e cavalline isolane e di assistere gli allevatori. I mezzi con cui l’Istituto provvede al suo mantenimento e alla realizzazione degli scopi istituzionali derivano prevalentemente da un contributo annuo a carico del bilancio regionale e dal reddito prodotto dall’attività dell’Ente.
Ormai da un lungo periodo pare che i dipendenti siano sottoutilizzati per la mancanza di specifiche direttive. “Tenuto conto di questa impasse – dichiarano dal Sinalp – i lavoratori potrebbero essere impiegati in altri uffici regionali. Ma ecco il paradosso. Benché si tratti di personale strutturato nell’organico regionale con uno specifico mansionario, non può essere sottoposto alla mobilità interna poiché una legge regionale lo impedisce”.
Eppure l’Istituto potrebbe brillare di luce propria tenuto conto che da poco sono stati completati alcuni lavori di manutenzione il cui costo è stato finanziato in parte dalla Regione Siciliana e in parte con un mutuo quindicennale sottoscritto dal medesimo Istituto che, nonostante le numerose difficoltà, sta onorando il debito. “A fronte di questo investimento – dicono ancora dalla segreteria del Sinalp – per rilanciare la struttura e per superare questa fase di crisi si dovrebbero intraprendere iniziative che permettano innanzitutto di mantenere gli attuali livelli occupazionali e poi di aumentare le entrate per le casse dell’Istituto”.
Gaetano Scarpignato