Dietro l’errore di gioventù di Garufi ci sono una serie di considerazioni, non necessariamente di natura tecnica o tattica, delle quali si potrebbe disquisire. Davanti, c’è tutta la rabbia di una gara giocata con grande intensità e di tre punti appena accarezzati.
Intendiamoci, gli etnei giocano bene per buona parte della gara e la mano di Sannino comincia a vedersi. Il Catania è adesso una squadra, ritorna l’idea di collettivo e nasce il concetto di squadra operaia, nella quale ogni giocatore non gioca per se stesso ma è a supporto del compagno di reparto, all’interno di un progetto tattico meno ambizioso ma certamente più definito.
Al neo tecnico campano si chiede adesso di recuperare alcuni elementi cardine dell’assetto della squadra, da un punto di vista atletico ma soprattutto motivazionale. E già domenica ventura, al cospetto del pubblico del Massimino, la gara contro il Pescara rappresenterà un ottimo banco di prova.
CROTONE-CATANIA 1-1
26’ Calaiò (C); 93’ Ciano rig. (Cr)
CROTONE (4-3-3) 22 Caio; 27 Zampano, 3 Claiton, 13 Ferrari, 32 Modesto (dal 31′ Balasa); 17 Maiello, 6 Dezi, 21 Suciu (dal 70’Padovan); 28 Ciano, 25 Beleck, 10 De Giorgio (dal 46’Oduamadi). A disposizione: 1 Bajza, 5 Cremonesi, 23 Gigli, 24 Martella, 4 Galardo, 8 Minotti, 19 Berardocco, 20 Salzano, 9Torregrossa. All. Drago
CATANIA (4-3-3) 26 Anania; 2 Peruzzi, 23 Gyomber, 3 Spolli, 18 Monzon; 27 Jankovic (dal 71′ Almiron), 24 Capuano, 6 Martinho (dal 76′ Garufi); 10 Rosina (dal 86′ Sauro), 9 Calaiò, 19 Castro. A disposizione: 12 Ficara, 28 Parisi, 20 Chrapek, 8 Escalante, 7 Leto, 17 Çani, 7 Marcelinho. All. Sannino
ARBITRO: Pairetto di Nichelino
AMMONITI: Ferrari, Beleck e Dos Santos (Cr); Capuano, Castro, Monzon e Spolli (C)
ontro il Crotone, gli etnei cambiano ancora, per scelte e per necessità, con Sannino che deve nuovamente inventarsi la mediana, a causa di un organico lussuosamente incompleto per la cadetteria. Per colpa di una finestra di mercato gestita in modo approssimativo, s’è detto, ma anche a causa delle persistenti indisponibilità e delle certezze che i nuovi arrivati (Escalante,Chrapek) non riescono ad offrire.
Bocciato Leto, c’è spazio per l’esordio del giovane jolly di centrocampo serbo Filip Jankovic (classe 1995, proveniente dal Parma) e per la riproposizione di Capuano in mezzo al centrocampo, considerate le indisponibilità di Rinaudo e Calelloed il precario stato di forma di Almiron.
Rosina gioca a tutto tondo e a tutto campo, vicino alla puntaCalaiò e riesce ad essere sempre al centro dell’azione, com’è giusto che sia. Senza essere costretto a ripiegamenti difensivi importanti che lo sfiancano nel corso dei 90’ e che mortificano le sue innate qualità di regista.
Tra le fila dell’undici di Massimo Drago (ex difensorerossoazzurro nella stagione 94/95 e successiva), non c’è nessuna novità di rilievo rispetto alla formazione ipotizzata alla vigilia. I pitagorici, rigenerati dal successo ottenuto a Bologna lo scorso turno di campionato dopo un avvio di stagione balbettante, confermano il tridente offensivo costituito da Belek e Ciano asupporto dell’unica punta effettiva De Giorgio. Il nigerianoOduamadi, altro protagonista dell’impresa in Romagna, si accomoda in panchina. A centrocampo, il talentuoso under 21 Jacopo Dezi.
La prima frazione di gara è piuttosto fisica e combattuta. Pairetto estrae cinque cartellini gialli, uno ogni nove minuti. Un paio di occasioni per parte ma è il Catania a passare in vantaggio grazie ad un guizzo di Calaiò, che dimostra con la sua girata a rete diprima intenzione, di avere un grande fiuto del gol. Il palo, allo scadere del primo tempo, gli nega la gioia di una doppietta. La ripresa è di chiara marca locale. Niente di trascendentale, per intenderci, ma il Catania si chiude a riccio nella propria metà campo, forse troppo prudentemente ma certamente troppo presto, portando tutti i suoi effettivi dietro la linea del pallone. Un accorgimento tattico, questo, che certamente rinvigorisce i pitagorici che adesso attaccano con un baricentro altissimo, guadagnandone in supremazia territoriale.
A venti dal termine il Catania passa a cinque in difesa, forando una doppia linea Maginot, affidandosi alle sole ripartenze e rinunciando, di fatto, a costruire gioco. Puntuale, nei minuti di recupero, la beffa del pareggio. Giusto, nella sostanza, perché ilCrotone non ha mai smesso di crederci ma che lascia inevitabilmente l’amaro in bocca.
Nel Catania convincono le prestazioni di Monzon, attento in fase difensiva e propositivo in avanti, e i soliti Calaiò e Rosina, di altra categoria. Efficace la collocazione di Capuano, non un centromediano ma un po’ libero e un po’ stopper. Lui che di mestiere fa il terzino. Ottima la sua prova in fase di interdizione e sacrificio. Non è una rivisitazione del calcio totale di fabbrica olandese, nel quale ogni giocatore era tatticamente disciplinato senza avere dei ruoli fissi, ma è chiaramente la necessità del momento. Figlia di errori di valutazione commessi da altri. E della malasorte, che continua ad accanirsi, senza un plausibile perché, contro la squadra etnea.
La malasorte arrivata al 93’. Che vuole che sia proprio Garufi, il più inesperto in maglia rossazzurra (gialla per l’occasione, manco fossimo al Tour de France) a contrastare Padovan e compiere il più classico degli errori di gioventù: franare addosso all’avversario di spalle, in area di rigore, ad un minuto dal termine.
Carlo Copani