Un’automobile, specie se di successo, ha un potere fortemente evocativo dell’epoca in cui è stata immessa sul mercato ed utilizzata. E se ad essa ci si affeziona e la si cambia solo quando ci lascia completamente a piedi, può anche costituire l’emblema di tutta una fase della nostra vita o, addirittura, di un’intera generazione.
Con questa “filosofia”, venticinque appassionati di auto storiche provenienti da tutta la Sicilia hanno preso parte, domenica scorsa, al raduno delle “gloriose” Lancia Delta HF organizzato dall’esperto pilota Rosario Moschella, residente nel Comune etneo di Calatabiano e profondo studioso del “fenomeno Delta”.
Il corteo è partito dalla prima colonia greca di Sicilia, ossia Giardini Naxos, per poi dirigersi alla volta del Comune di Castiglione, dove in onore degli automobilisti è stata allestita una ricca degustazione di prodotti tipici innaffiati dai pregiatissimi vini locali, svoltasi nella suggestiva cornice del Castello Lauria ed alla presenza del sindaco Salvatore Barbagallo.
La carovana si è, quindi, rimessa in viaggio toccando i percorsi tipicamente rallystici che si dipanano alle pendici del vulcano Etna, per poi concludere la lunga passeggiata nella popolosa cittadina di Biancavilla.
«In pratica – ha dichiarato soddisfatto a raduno concluso l’organizzatore Rosario Moschella – la Lancia Delta HF, vincitrice indiscussa di ben sette mondiali, è un’autentica “Regina del Rally” e, come tale, l’abbiamo voluta celebrare lungo questo “nobile” percorso medievale, dal Mar Jonio all’Etna, ricco di storia e di castelli, anticamente abitati da sovrani e principi. Questa vettura (prodotta dal 1987 al 1994) è stata, dunque, l’orgoglio del “Made in Italy” tra gli indimenticabili Anni Ottanta e Novanta, dopo dei quali il nostro Paese è sprofondato in una profonda e tristissima recessione, che sembra non voler finire mai. La Lancia Delta HF è, insomma, il “simbolo” di un’epoca d’oro, che oggi tutti ci ritroviamo a rimpiangere e che con questa traversata abbiamo voluto rievocare tirando fuori, lungo il tragitto, tutti i nostri bei ricordi di quegli “anni ruggenti” che, forse, non torneranno più».
Rodolfo Amodeo