Dopo il recente sequestro di oltre 70.000 litri di carburante con l’arresto di 4 responsabili, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania, hanno concentrato la loro attenzione sul fenomeno del contrabbando di prodotti petroliferi, che sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti visti gli ingenti profitti che ne derivano.
Sono stati, quindi, predisposti specifici servizi volti ad individuare le aree di possibile arrivo e smercio dei prodotti. Proprio durante uno di questi servizi i militari del Nucleo di Polizia Tributaria impegnati in tali attività, insospettiti dal continuo via vai di camion all’interno di un parcheggio di Acireale, decidevano di appostarsi in prossimità dell’area, dove veniva individuato un soggetto arrestato solo pochi giorni prima proprio per contrabbando di gasolio. Seguendo i movimenti dell’uomo veniva così scoperto un capannone industriale al cui interno alcune persone erano intente al travaso di carburante da serbatoi posti su un camion a cisterne.
Le conseguenti perquisizioni – che venivano estese alle aree attigue e sui mezzi presenti – consentivano di individuare, occultato in cisterne interrate e in grossi recipienti di plastica, 200.000 litri di carburante di cui non veniva in alcun modo giustificata la presenza.
Oltre all’ingente partita di prodotto, sono state rinvenute numerose pompe di aspirazione e pistole erogatrici di carburante munite di conta-litri le quali, già collegate a cisterne, permettevano il rifornimento di camion e automobili.
Tra i mezzi sequestrati anche un furgone, con funzione di vera e propria stazione di servizio mobile. Ciò grazie a un gruppo elettrogeno, a pompe collegate a tre serbatoi da 1.000 litri e pistole erogatrici con conta-litri.
Il tutto realizzato senza alcuna precauzione antincendio e in spregio a qualsiasi norma di sicurezza, con rischi elevatissimi per l’incolumità di coloro che si trovavano a maneggiare il prodotto o comunque nelle vicinanze.
Particolarmente remunerativo il giro d’affari ricostruito dai finanzieri. Pur venduto a prezzi stracciati, il carico avrebbe fruttato almeno 250.000 euro, buona parte dei quali utile netto per i contrabbandieri giacche l’acquisto del prodotto – all’evidenza non di ottima qualità e, comunque, di provenienza illecita – è certamente avvenuto a prezzi modestissimi.
Duplice è il danno che l’immissione in consumo avrebbe arrecato all’economia legale: da un lato la sottrazione all’erario di imposte per oltre 150.000 euro (sul costo finale di un litro di gasolio circa il 60% è destinato allo Stato), dall’altro una concorrenza sleale sul mercato del carburante in considerazione del prezzo vantaggioso praticato.
Cinque degli otto soggetti, tutti accusati di contrabbando di prodotto petrolifero, sono stati tratti in arresto e i restanti denunciati a piede libero.