Finalmente il Catania. Nella manita degli etnei al malcapitato Entella ci sono tutti i miracolosi effetti dell’aspirina Sannino e la voglia di riscatto dei rossazzurri
Cinque gol al Massimino, in campionato, il Catania non li segnava da oltre 14 anni (Catania-Fermana 5-2 del 10 settembre del 2000), giusto per intenderci. E la facilità con la quale ha surclassato l’avversario nella ripresa ci riporta parecchio indietro con la memoria. Il Catania riparte dal 4-4-2 col quale ha sconfitto il Vicenza sabato scorso con una novità importante: Çani in panca, c’è Rosina ad affiancare Calaiò all’interno del tandem offensivo. Ne consegue una diversa interpretazione di gioco che regala agli etnei maggiore fantasia e vivacità all’altezza della trequarti e un peso offensivo più importante. L’Entella arriva invece al Massimino con due assenze importanti, Gennaro Volpe e Michele Troiano, mentre recupera in extremis il centrale difensivo Michele Russo ed il polacco Lewandowski.
La gara si sviluppa sin dalle prime battute secondo le previsioni della vigilia, con l’Entella che attende i rossazzurri nella propria metà campo (è tra le compagini che in cadetteria detiene il minor minutaggio in fatto di possesso palla medio a gara) e si affida alle sole ripartenze sfruttando la velocità di Sansovini ed i centimetri di Litteri. Troppo poco per un Catania assestato di punti che sospinto dal proprio pubblico trova la rete del vantaggio, siamo al 21′, con Escalante che corregge di testa in rete un corner battuto da Rosina. I biancocelesti reagiscono e collezionano un paio di buone occasioni per il gol del pari. Una, in particolare, richiede il miracoloso intervento di Frison su un velenoso pallonetto di Sansovini. Nella ripresa il Catania torna in campo con un atteggiamento più aggressivo e Rinaudo, al minuto 54, raddoppia con un missile terra-aria. L’illusorio gol degli ospiti (Lanini, 75′) non arresta la furia rossazzurra che va a segno con Sauro prima, Martinho e Marcelinho poi.
Alla vigilia tra le squadre del campionato cadetto ad aver mandato in rete il minor numero di giocatori, in un sol colpo trova cinque diversi marcatori (che passano così da quattro a otto). Segnale inequivocabile della bontà del nuovo modello tattico pensato da Sannino, che parte da un’idea di gioco corale che coinvolge i diversi interpreti dei distinti reparti. L’azione non passa adesso esclusivamente dalle giocate dei formidabili Calaiò e Rosina, ma è tessuta con pazienza e geometrie definite dal centrocampo, col supporto di tutti gli effettivi. Il gioco lungo le corsie laterali è frequente e si arriva spesso sul fondo (il numero di corner a partita è aumentato) e si iniziano ad apprezzare le qualità di corsa e tecnica di Martinho.
Unica nota stonata, a volerne trovarne una oggi, è la rete di Lanini. La diciottesima in campionato. Che in un 5-1 non è un dramma, siamo d’accordo, ma che significa porta sempre battuta (unica eccezione il pareggio a reti bianche contro il Modena, alla quarta).
In alta quota, vincono Carpi e Bologna, pareggiano o perdono le altre. La serie cadetta, s’è detto, è imprevedibile, insidiosa e combattuta. Coi tre punti si fa presto a raggiungere la vetta o sprofondare negli abissi ed occorre dunque continuità nei risultati per raggiungere l’obiettivo, quello dei cartelloni pubblicitari estivi. A partire dal prossimo turno, al Partenio di Avellino. Campo ostico ed avversario scomodo. Arriva al momento propizio.
Carlo Copani