Si torna a parlare di competitività dell’offerta turistica siciliana nel mercato turistico internazionale. Lo scorso mese l’Assessorato Regionale del Turismo, ha presentato il Piano Triennale di Sviluppo Turistico Regionale 2015-2017 e il Piano Strategico 2014-2020, corredato da un’analisi impietosa e allarmante della situazione generale in cui versa il settore turistico dell’Isola.
Tra miti, leggende ed un brand decisamente marmorizzato della nostra bella regione, stiamo assistendo ad un graduale ed inesorabile calo del nostro appeal. Molteplici le cause, come viene evidenziato da una dettagliata analisi di contesto che, oltre ad analizzare i dati statistici decennali (2000-2011), cerca di far luce sulle cause del disastro da un lato e, dall’altro, timidamente propone soluzioni. In primo luogo, si legge nel testo, il sistema economico connesso al turismo, nonostante le potenzialità, stenta a creare ricchezza; inoltre le imprese turistiche e, nella fattispecie, quelle operanti nell’ospitalità, sono poco competitive perché caratterizzate da una bassa produttività del lavoro. Questo è causato da più fattori, tra i principali, la ridotta stagionalità, l’abbassamento dei prezzi, scarsa capacità di riuscir a far spendere il turista, sovradimensionamento delle capacità ricettive unita ad un’inadeguata gestione delle stesse.
Oltre a questo si aggiungono una serie di elementi collaterali che concorrono ad aggravare la situazione. Il più preoccupante, soprattutto per chi, come noi, volge lo sguardo al nostro territorio, è l’analisi dei Gap di competitività e, nello specifico, la diversificazione del prodotto e la destagionalizzazione. In questi termini la Sicilia soffre di una scarsa capacità attrattiva di forme di turismo non prettamente balneari e non stagionali. Solo il 6,3% dei turisti intervistati, associa alla “destinazione Sicilia” il tema “arte, patrimonio, storia, cultura” e, addirittura, solo il 3,6% associa i temi natura e paesaggio, questo a fronte di un patrimonio culturale e naturalistico unico al mondo (la Sicilia possiede il 9% del patrimonio artistico italiano e 13 siti Unesco).
I fattori di questa scarsa capacità attrattiva sono riconducibili a disservizi e disagi direttamente legati alla fruibilità del patrimonio artistico-culturale. Scarso orientamento al visitatore nei siti culturali e naturalistici (in particolare la mancanza di un sistema d’informazioni diffuse anche in lingua straniera); la difficile fruizione delle città d’arte, carenti di vaste aree pedonali che garantiscano la vivibilità dei centri urbani, e liberino le strade dallo smog e dalla selva; scarsa sicurezza, mancanza di mezzi pubblici efficienti, regolari, affidabili, con corse notturne e nei giorni festivi, riescono a trasformano la vacanza in un incubo. Oltre a questo, la scarsa manutenzione delle strade, edifici e arredo urbano non sempre coerenti con il contesto paesaggistico, traffico nelle grandi città, difficoltà di parcheggi e circolazione nei piccoli e medi centri in alta stagione, difficoltà nel raggiungere la Sicilia, frequenza e costi dei voli, rapporto qualità prezzo delle strutture ricettive, un’ambiente poco favorevole allo sviluppo d’impresa, la mancanza di brand internazionali che abbiano un effetto traino e propongano modelli di marketing autonomo, evidenziano un pluriennale deficit del settore che difficilmente può essere colmato senza politiche mirate.
Questa l’analisi dell’Assessorato. Taormina e Giardini Naxos cosa propongono per far fronte a questa grave situazione? Queste due cittadine turistiche sono state capofila del turismo in Sicilia ed hanno contribuito a formare quel brand marmoreo che garantisce alla Sicilia una buona reputazione. Oggi questa condizione si sta velocemente sfaldando e, se non si prendono provvedimenti rapidi e mirati, potremmo dire addio ai turisti.