L’ultimo Consiglio comunale si è aperto con l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti. Normale, ma non è proprio così. Un mero adempimento tecnico, questa volta, è divenuto motivo di dibattito a causa di un intervento del consigliere del PD Tania Spitaleri che, a seguito di un esposto dalla stessa inviato all’Ufficio ispettivo della Regione per le mancate risposte alle interrogazioni consiliari dalla stessa presentate e alla conseguente ispezione avviata dai funzionari palermitani, ha rilevato la mancanza nelle delibere di Consiglio di tre interrogazioni che toccavano argomenti “scottanti” (fitto passivo dell’attuale Centro per l’impiego (che coincidenza…), impegno di spesa di 25.000 euro per la Villa Margherita, incarichi agli esperti Oliva e Tracia).
Inevitabile, a questo punto la richiesta del capogruppo Pd, Spitaleri, ovvero la lettura e l’analitico controllo degli allegati in merito a due verbali, il primo riguardante l’attività ispettiva, il secondo l’approvazione dello schema di massima del P.R.G.
Orbene, nel primo verbale è stata rilevata la mancanza del documento di reitera (è la seconda volta) dell’interrogazione della Spitaleri sul “dorato” fitto passivo dell’attuale Centro per l’impiego e nella seconda non v’era traccia né dell’atto di indirizzo né dell’emendamento, entrambi redatti dalla Giunta, ormai noti ai più come “saldo volumetrico zero”.
Il consigliere, allora, ha chiesto di differire l’approvazione del verbale riguardante l’approvazione dello schema di massima del P.R.G. fino al “rinvenimento” degli allegati, mentre – a seguito della comunicazione dell’ispezione regionale – il verbale mancante della interrogazione sul fitto del centro per l’impiego non viene approvato (contrari i 7 consiglieri di opposizione, astenuti i 4 del NCD, 8 i favorevoli).
D’ora in avanti occhi aperti e orecchie attente, ora più che mai, anche per un “semplice” verbale! Nell’era contemporanea, che dovrebbe caratterizzarsi all’insegna dello streaming e della assoluta trasparenza, a Giarre ancora le carte vanno e vengono…
Intensa anche l’attività ispettiva. Giannunzio Musumeci ha puntato il dito sulla legittimità del pool di legali del Comune, rilevando che in virtù della sentenza n. 1383 del 16 luglio 2014 da parte del Tar della Campania non è più possibile conferire incarichi di collaborazione esterna ad alto contenuto di professionalità per la consulenza legale,giudiziale e stragiudiziale della durata di un anno attraverso metodo fiduciario,occorrendo infatti una procedura concorsuale di tipo selettivo,aperta alla partecipazione di tutti coloro che,in possesso dei titoli e requisiti richiesti,aspirano al conseguimento dell’incarico. Successivamente il Collegio ricorda quanto espresso di recente dalla giurisprudenza contabile, secondo la quale occorre distinguere la nozione di servizio legale da quella di singolo incarico difensivo, caratterizzandosi il servizio legale per un quid pluris, sotto il profilo dell’organizzazione, della continuità e della complessità, rispetto al singolo contratto d’opera intellettuale;“Mentre il patrocinio legale, infatti, costituendo il contratto volto a soddisfare il solo e circoscritto bisogno di difesa giudiziale del cliente, deve essere inquadrato nell’ambito della prestazione d’opera intellettuale, il servizio legale presenta qualcosa in più, per prestazione o modalità organizzativa, che giustifica il suo assoggettamento alla disciplina concorsuale” conclude il Collegio al riguardo. Con la delibera n 93 si istituisce il pool di avvocati e successivamente si legge che “la scelta dei professionisti incaricati della difesa e del patrocinio in giudizio del Comune e per le altre connesse incombenze ha carattere eminentemente fiduciario e sarà effettuata con determinazioni del Sindaco” e quindi appare evidente la mancata attivazione di una procedura comparativa di tipo concorsuale. Per tali ragioni Giannunzio Musumeci ha ufficialmente chiesto la revoca immediata in autotutela del provvedimento di nomina del servizio legale al fine di evitare ulteriori e ancora più gravi danni dal punto di vista giuridico,amministrativo e contabile” (leggi interamente l’interrogazione G. Musumeci).
Tania Spitaleri, invece, si è soffermata sulle manifestazioni estive. In data 23 luglio 2014, con Delibera di Giunta n.72,veniva formulato un atto di indirizzo politico per la realizzazione delle manifestazioni riguardanti il periodo estivo, che la scrivente non ritiene chiaro né nella forma né nella sostanza.perché mai una delibera di giunta di “indirizzo politico” per realizzare ciò che dalla fondazione di questo Ente (200 anni) regolarmente compie il suo percorso in funzione del denaro disponibile a tale scopo? L’arcano è presto svelato quando, dopo appena due giorni dalla delibera di indirizzo “politico”, l’ufficio prepara una determina che tramuta l’indirizzo “politico” in indirizzo “economico”. Infatti il 25 luglio l’ufficio con la firma del dirigente della I area vede la luce la determina n. 194 titolata “Impegno di spesa per le manifestazioni estive denominate Giarre, sere d’estate” che oltre a determinare le somme destinate a queste manifestazioni (oltre € 24.000,00 cui crediamo si debbano aggiungere fantomatiche sponsorizzazioni) individua (24 ore dopo!!!) l’associazione che svilupperà il programma estivo giarrese. E qui è normale porsi una legittima domanda? Perché il servizio viene esternalizzato? L’ufficio competente è diventato improvvisamente incapace? “
Secondo il consigliere Spitaleri “sostanzialmente si ha come l’impressione che l’ufficio ceda all’indirizzo quanto meno non opportuno della politica e cerchi di mettersi al riparo come può da un eventuale danno erariale.
Proprio così, danno erariale. Perché un conto è avvalersi di un direttore artistico per l’estate giarrese che possa, con il suo prestigio e le sue competenze, collaborare l’ufficio, che cura gli aspetti tecnici, al fine della creazione di un cartellone di manifestazioni… Ben altra cosa è appaltare l’intera estate” (leggi interamente l’interrogazione Spitaleri).
Dirompente anche l’interpellanza di Gabriele Di Grazia che si è invece soffermato sulla questione dei cartelloni pubblicitari abusivi, coattivamente rimossi da una impresa incaricata dal Comune su precise direttive del sindaco Bonaccorsi. L’amministrazione solo dopo la caduta di un impianto pubblicitario e che solo per una fatalità non ha causato una tragedia si accorge che qualche cartellone 6×3 potrebbe essere addirittura abusivo. Curioso è capire come il Comune conosca ogni singola azienda abusiva che ha continuato a lavorare come se nulla fosse e, sempre questo ente, abbia verbalizzato, correttamente, chi invece affiggeva i normali manifesti 70 X 100 irregolarmente. Due pesi e due misure?
Inoltre qual è il costo che ogni singola azienda dovrà sopportare per la restituzione di ogni singolo impianto? Infine, è noto che questo Ente ha in corso una procedura che dovrebbe essere giunta agli sgoccioli, riguardante l’assegnazione di alcuni impianti pubblicitari. Considerato che esiste l’azienda aggiudicataria; che tra i servizi che tale azienda dovrebbe offrire gratuitamente vi è anche la rimozione degli impianti non in regola; considerato che ad oggi, nonostante siano trascorsi diversi mesi, non si è proceduto alla firma del contratto; chiedo di conoscere, sempre in forma scritta e nei tempi previsti:
Quali sono gli impedimenti che si sono, se vi sono, riscontrati e che hanno impedito il buon fine dell’affidamento. Questo perché ritengo, e so che l’amministrazione ha a cuore le finanze dell’ente, si possa paventare un contenzioso che ora più che mai è inopportuno; Chiedo, qualora questa mia considerazione dovesse rivelarsi fallace, di sapere, in forma scritta, quali sono le ragioni giuridiche per le quali, nel caso di non prosecuzione nell’affidamento, l’Ente Comune è al riparo da ogni eventuale richiesta risarcitoria da parte dell’azienda aggiudicataria (leggi interamente l’interrogazione Di Grazia).