Per lunghi anni abbiamo assistito penosamente ad una lunga, infinita carrellata di sfilate politiche. Sullo sfondo l’ospedale di Giarre con la posa della prima pietra del democristiano Scelba: era il 1975. Prima del 2001, il nosocomio di via Forlanini con i suoi 250 posti letto pur non essendo stato ancora aperto, dopo 30 anni di cantieri fallimentari, era già costato oltre 56 miliardi delle vecchie lire più altri 7 stanziati per i lavori finali e ancora altri 17 per l’acquisto del complesso operatorio, arredi, lenzuola. Totale, garze e supposte escluse (dati di G .A. Stella) 80 miliardi, ovvero una media di 320 milioni di lire a letto.
Ma un paradosso tira l’altro perché l’ospedale di Giarre non ha raggiunto neppure la maggiore età. Da minorenne chiude i battenti dopo quel percorso burocratico intriso di sospensioni di lavori, risse amministrative, infinite carte bollate, delibere e poi ancora sciatteria amministrativa fino a quella illusoria apertura del presidio sanitario. In tutti questi anni ognuno ha svolto un proprio ruolo. E oggi che la notizia della chiusura ingloriosa dell’ospedale diventa realtà è tempo di ringraziare tutti. Prima il direttore sanitario Giuseppe Stancanelli che ha aperto un complesso ospedaliero consapevole delle magagne strutturali, così come è emerso dai successivi controlli sulla copertura del nosocomio quando si è scoperto che era stato utilizzato cemento di scarsa qualità per non parlare del riutilizzo del materiale di risulta.
Un grazie speciale ad Antonio Scavone che, complici l’allora sindaco Teresa Sodano e l’ex governatore Raffaele Lombardo, ha demolito ogni velleità smobilitando progressivamente reparti, intere divisioni e servizi fondamentali come il punto nascita. Anche lui affetto da “trunzite” acuta ha delocalizzato il Sant’Isidoro, trasformando l’ospedale di Acireale in una struttura moderna e funzionale. Un grazie ai tantissimi che hanno partecipato ai cortei a quelle inutili sfilate guidate dal senatore Pino Firrarello, attorniato da sindaci e galoppini vari che hanno mortificato un territorio, assetati di potere, pronti a cambiare casacca per la conquista di una poltrona e un po’ di vita agiata. Sorvoliamo sulla personalità di qualche squallido personaggio che riveste – speriamo ancora per poco – ruoli operativi nell’azienda sanitaria, vantando un curriculum di “volta gabbana” incallito, un vero camaleonte partitico, buono per ogni stagione.
Per lunghi anni l’alibi è stato: l’ospedale muore perché manca la politica, un degno rappresentante politico. Orbene. Prescindendo dal fatto che l’ingerenza della politica ha devastato la sanità siciliana, ci chiediamo quale sia stato il ruolo del senatore Pippo Pagano, al netto della “democristiana” visita al Ministro Lorenzin quali risultati egli può vantare per l’ospedale di Giarre? Forse l’interrogazione parlamentare? E con quale risultato? Ce ne dica uno solo? ZERO un abbagliante ZERO PATACCA. E la politica quella agreste dell’emerito senatore di Bronte ha fatto la differenza: quell’ospedale, infatti, non si tocca.
Già, a giudicare da come girano certe cose, non è cambiato proprio nulla dall’epoca in cui si barattavano durante le elezioni i buoni benzina, i pacchi di pasta, i telegrammi con le buone notizie affissi sui muri. Vince ancora quella politica. E quindi che cosa vogliamo. Teniamoci l’ospedale serrato e chiudiamo il discorso. Per sempre.
Mario Previtera