Il Pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro” di Giarre, ancora una volta nella bufera. Dopo la proposta del rinvio della chiusura fino al 2017 (a meno di possibili clamorose inversioni di tendenza), quello che ancora resta nel nosocomio di via Forlanini dovrà funzionare a regime e fra queste anche il Pronto soccorso, che da sempre si presenta carente nel suo organico per i più svariati motivi. In questi giorni, con un suo ordine di servizio il dottor Francesco Luca (nella foto a sinistra) direttore sanitario Asp 3 di Catania “Tenuto conto delle difficoltà emergenti per la redazione dei turni di servizio per il pronto soccorso del presidio ospedaliero di Giarre a causa dell’attuale carenza di personale medico per sopraggiunte malattie ed infortuni, oltre alla mancata accettazione dei medici dell’EST, con riduzione del monte ore a supporto”, ha disposto il coinvolgimento, per la copertura dei turni di Pronto soccorso a Giarre, dei medici delle Uoc di Medicina e di Geriatria, con una disposizione che “resta valida per tutte le situazioni nelle quali si verifichino le citate condizioni” e cioè di carenza di personale.
L’ordine di servizio ha scatenato la reazione dei medici interessati, i quali si sono chiesti per quale motivo si sia ritenuto di utilizzare, se necessario, non solo personale medico delle Uoc di Medicina (di cui i servizi/o Unità semplici di PS sono articolazione) ma anche, ed unicamente, dell’Uoc di Geriatria del presidio di Giarre, rappresentando come personale non addestrato ai percorsi specifici del PS e in assenza di qualsivoglia tutoraggio (la turnazione al PS di Giarre prevede in atto una sola unità medica), con inevitabile dilatazione dei tempi dell’assistenza, prevedibile incremento dell’utilizzo di consulenze e ricorso alla pronta disponibilità, oltre che maggior rischio clinico per il paziente e in termini di responsabilità professionale per il personale medico che si trovasse ad operare in dinamiche che non gli appartengono in una realtà in cui le criticità sono state più volte richiamate.
Il dottore Luca ci ha risposto: “È un provvedimento di necessità che non richiede sforzi eccezionali e che si inquadra in una logica di valorizzazione e utilizzo delle risorse. Si tratta di 74 ore settimanali, un turno ogni mese a rotazione. Gli incarichi in atto sono bloccati per legge. Se lunedì, come si spera, da Roma mi sbloccheranno le nomine darò gli incarichi. Quanto al discorso dei rischi derivanti da assicurazioni sappiamo tutti che ce l’hanno tutti i medici chirurghi per legge. Gli unici che non potrebbero fare questi turni sono gli anestesisti e i neurochirurghi. Il problema è sorto solamente per questo mese. Appena avrò il visto del Ministero sulla riorganizzazione della rete, mi si sbloccheranno anche i concorsi e gli incarichi e così avrò le graduatorie che mi faranno superare gli attuali problemi”.
Una domanda però non potevamo non farla. E se alla luce delle ultime novità provenienti da Palermo possa esserci futuro reale per l’ospedale di Giarre. Domanda schietta e diretta. Risposta altrettanto schietta e diretta quella del dottor Luca.
“Per quanto mi riguarda, io non sono uno che tiene al campanile. Non sono innamorato né di un paese né di un altro. Tutti i paesi hanno eguale dignità. Il problema è un altro e deriva esclusivamente dal fatto che dobbiamo rispettare termini e requisiti. La cosa che io immagino è che Giarre, secondo me, può e deve restare un presidio all’avanguardia anche di riferimento regionale per alcune branche di patologie d’interesse, ma bisognerebbe tramutarlo in una casa di cura pubblica, dove, a seconda delle necessità far confluire le specificità necessarie di volta in volta. Per questo però occorrerebbe essere più lungimiranti, perché il mondo sanitario sta cambiando… ”.
Mario Pafumi