A conclusione della presentazione, l’autore, visibilmente emozionato, provocatoriamente, com’è nel suo stile, ha tenuto a precisare che ormai il suo libro appartiene a ciascun lettore e che sta già pensando ad una nuova opera. I racconti che compongono la silloge sono una sorta di epifanie allo specchio: i sei personaggi, ciascuno a modo suo e con una propria storia alle spalle, si ritrovano improvvisamente, e a volte inaspettatamente, a sperimentare una nuova percezione di sé stessi che spesso sconvolge le loro vite. Uno specchio può diventare una macchina infernale, un caleidoscopio nel quale la vita precipita per rivelare la sua vuotezza, la sua inconsistenza; e nel quale le storie dei personaggi si rivelano nella loro essenza più drammatica.
Paolo Sessa è nato ad Avola (Sr) nel 1950, ha studiato in Italia e all’estero, e vive a Milo, sull’Etna, da oltre trent’anni. Laureato in Lingue e letterature straniere ha insegnato per anni letterature nei licei dove ha diretto fino a qualche anno fa laboratori di teatro e tenuto corsi di lettura espressiva. Fra il 1985 e il 1992 ha diretto le riviste Etna Territorio ed Eolo. Attualmente, per ragioni di studio, divide il suo tempo fra Milo e Padova. I suoi interessi spaziano dalla storia siciliana, alla letteratura e alla linguistica applicata. Tra le sue pubblicazioni: Viaggio nella storia di una comunità, edizioni Lussografica; Il collezionista di immagini, edizioni Maimone editore; Influenza della voce materna sul nascituro. Un libro è come un melone, è meglio estrarne un tassello per sapere quanto è buono, piuttosto che guardarlo dall’esterno o palpeggiarlo. Questo libro va letto ed è talmente interessante che vale la pena rileggerlo. Sessa ha fatto un grande e intelligente lavoro di sottrazione nella scrittura che caratterizza il suo stile veloce, riuscendo a interessare il lettore sia alle storie che alla scrittura, infatti il libro di Sessa potrebbe diventare materiale per commedie teatrali. Tutti gli scrittori sognano di riuscire a scrivere almeno un libro indimenticabile e forse questo è il sogno nascosto di Sessa, che ci prova con questo bel libro. Per farlo ci vuole bravura, coraggio e anche fortuna, ma soprattutto bisogna saper imitare il reale perché la natura fondamentale del racconto è l’imitazione della realtà, non quella quotidiana però. Con i mattoni del reale si costruiscono edifici narrativi che nella realtà non esistono e per questo sono così interessanti da abitare sia per lo scrittore sia per il lettore. Nella realtà che ci circonda ci sono un sacco di persone che hanno la stessa sensibilità degli scrittori, a volte anche superiore, ma la differenza tra uno scrittore ed una persona che non lo è risiede nella capacità espressiva: sentire sentiamo tutti, il problema è scrivere.
Servizio fotografico di Carlo Tancredi Pafumi