Catania e Bologna giocano un tempo per parte e guadagnano gli spogliatoi a braccetto, con un punto a testa. Che privilegia più gli ospiti che consolidano la terza posizione in classifica ed allontanano ulteriormente il Catania dalla zona della graduatoria che conta.
E allora guai a vedere il bicchiere mezzo pieno. Perché si finirebbe ad ubriacarsi. Di vino cattivo. Si correrebbe il rischio di giustificare tutto, persino la quindicesima posizione in classifica, consegnata ai tifosi al termine di una gara giocata a metà ed acciuffata per il rotto della cuffia, nonostante il finale da brivido che avrebbe potuto regalare ad ambedue le compagini l’intera posta in palio. Un pareggio, in fin dei conti, che accontenta tutti per lo sviluppo della gara nei novanta minuti. Ma che mortifica le ambizioni dei tifosi – alimentate dai proclami estivi – che adesso guardano a mezza serie B col naso all’insù. Là dove si trova il Carpi (mica il Real…) in fuga solitaria e che adesso dista tredici lunghezze.
Il commento
Sannino ci capisce poco o nulla, bisogna dirlo. Ordina ad Escalante e Rosina di scambiarsi fascia di competenza (siamo alla mezz’ora) ma nel primo tempo non c’è uno straccio di azione che sia una. Al tecnico si deve la reazione dei suoi nei secondi quarantacinque minuti. Frutto certamente di una strigliata negli spogliatoi e di un atteggiamento tattico diverso, con un baricentro di squadra che si spinge fino ai cinquanta metri. Pressing alto e tanta aggressività sul pallone. Fattori questi che costano il raddoppio felsineo, ma che consentono poi la rimonta finale. Un pareggio, dicevamo, che tutto sommato accontenta tutti. Gli ospiti, innanzitutto, che alla vigilia avrebbero messo la firma per uscire indenni dal Massimino ed i rossazzurri, sotto di due gol dopo cinquantacinque minuti di gioco ma in grado di riprendere in mano la partita quando i giochi sembravano ormai chiusi, rischiando nel finale addirittura di vincerla.
Un punto, quello del Catania, che muove poco la classifica (gli etnei hanno guadagnato la quindicesima posizione in graduatoria, in attesa di Modena-Livorno e Vicenza-Brescia di domani) e che consegna a Sannino una squadra ancor più incerottata di come l’aveva lasciata prima del fischio di inizio. Perché Monzon ha riportato un taglio al ginocchio sulla cui gravità sarà fatta chiarezza nelle prossime ore e Spolli, uscito anzitempo dal terreno di gioco in barella, accusa ancora noie al piede, postumi del precedente infortunio. Mai recuperato a pieno. Il giallo rimediato nel finale da Rinaudo, in diffida, priverà la squadra del perno di centrocampo a Livorno, dove il tecnico di Ottaviano dovrà inventarsi una nuova mediana, magari accordando fiducia ai tanti giovani che scalpitano un panchina e che hanno dimostrato di non temere il confronto con i più gettonati compagni.
In Toscana, però, sono previsti dei rientri importanti. Tra tutti, quello di Castro (549 minuti all’attivo in stagione) che potrebbe consentire a Sannino una interpretazione tattica di squadra diversa, rispetto alle deludenti prestazioni sin qui offerte in trasferta. In attesa di convocazione anche Peruzzi e Martinho, e si conta di recuperare in extremis anche Rolin. Una lotta contro il tempo – in un campionato lungo e logorante – che fin qui non ha però permesso agli infortunati di guadagnare i giusti tempi di recupero dopo gli acciacchi.
Il tabellino
CATANIA-BOLOGNA 2-2
reti: 4′ Zuculini, 54′ Acquafresca, 61′ Cani, 78′ Calaiò (rig)
CATANIA (4-4-2): 1 Frison, 15 Sauro, 24 Capuano, 3 Spolli (dal 57′ Chrapek), 18 Monzon (dal 82′ Parisi), 21 Rinaudo, 4 Almiron (dal 86′ Odjer), 8 Escalante; 10 Rosina, 9 Calaiò, 17 Çani. A disposizione: 22 Terracciano, 28 Parisi, 39 Odjer, 16 Calello, 20 Chrapek, 27 Jankovic, 13 Garufi, 25 Piermarteri, 7 Marcelinho. All. Sannino
BOLOGNA (4-3-1-2) 35 Coppola; 8 Garics, 6 Paez, 20 Maietta, 3 Morleo; 23 Bessa (dal 90′ Giannone), 14 Zuculini (dal 75′ Casarini), 5 Matuzalem; 21 Laribi; 33 Improta (dal 68′ Bentancourt), 18 Acquafresca. A disposizione: 1 Stojanovic, 13 Abero, 24 Ferrari, 4 Radakovic, 25 Masina, 16 Casarini, 19 Troianiello, 10 Giannone, 17 Bentancourt. All.: Lopez.
Arbitro: Pairetto di Nichelino
Ammoniti: Cani, Matuzalem, Maietta, Almiron, Rinaudo
Recupero: 0′ e 6′
La gara
Quando vuole, il Catania, riesce a giocare bene, segnando ed entusiasmando. Quando vuole. E non ci si rende conto perché questo debba avvenire ad intermittenza e solo in alcuni frangenti della gara. Al netto degli infortuni e delle indisponibilità, si ha la sensazione che l’undici di Sannino possa essere in grado di competere con tutte le avversarie a viso aperto, senza timori reverenziali o frustrazioni di sorta. Ed è proprio quando si maturano queste convinzioni che il Catania riesce a dare il meglio di se, giocando con grinta ed aggressività ed imponendo il proprio gioco agli avversari. Correndo qualche rischio, magari, ma giocandosela sempre, fino alla fine. Cosa che si materializza nella seconda frazione di gara, sotto di due reti.
Il Bologna parte forte e guadagna da subito il controllo del centrocampo. La posizione di Laribi fa male ed è proprio il fantasista a propiziare il antalgico rossoblù, che arriva dopo quattro minuti di gioco ad opera di Zuculini, abile ad inserirsi dalle retrovie sfruttando una dormir generale della retroguardia etnea. Una gentile concessione alla quale non segue la reazione sperata. Anzi, l’undici di Sannino si lascia schiacciare e gli ospiti sfiorano il pari in almeno un paio di occasioni. La risposta del Catania è solo in un debole piatto, al minuto 20, che Calaiò consegna nelle mani dell’estremo difensore Coppola. Nel corso della ripresa il Catania osa di più. Ed incassa dopo nove primi la seconda rete, con Acquafresca, che mette alle spalle di Frison tra le proteste dei rossazzurri, che recriminano per un fallo a centrocampo subito da Spolli che esce in barella, ma tant’è. Il Catania adesso reagisce: Sannino getta nella mischia Chrapek, che si colloca sulla fascia nella posizione ricoperta in precedenza da Escalante, dirottato a terzino. Nel rimaneggiamento tattico, Sauro guadagna il ruolo di centrale difensivo, al fianco di uno spaesato Capuano, riconsegnando equilibrio ad una retroguardia troppo perforata.
Subito la tre che accorcia le distanze, che arriva per mezzo di Çani che ci mette la zampata sotto misura. Il Catania si riversa adesso nella metà campo avversaria con disinvoltura, portando tutti i suoi effettivi alla costruzione della manovra. Frison si supera in diverse occasioni, così come i rossazzurri sciupano delle buone opportunità, prima con Chrapek poi con Escalante e Çani, prima di pervenire al pareggio, su penalty decretato da Pairetto (sufficiente la sua prova) e trasformato da Calaiò a dieci dal termine (foto sopra di Nino Russo). Finale al cardiopalma che regala altre emozioni (nel Catania entrano in campo anche Parisi ed Odjer) senza che però nessuna delle due compagini riescano ad approfittarne.