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Giardini Naxos: il murales dello scandalo

Giardini Naxos: il murales dello scandalo

Sta facendo parecchio discutere l’inquietante opera di “street art” che da alcuni giorni adorna la centrale Via delle Rimembranze. In essa è raffigurato il corpo di un bambino decapitato, nudo, impalato ed, addirittura, in procinto di essere cucinato. Franz Buda, presidente del “Centro Diritti del Cittadino”, ne ha chiesto l’immediata rimozione, appellandosi anche alle organizzazioni nazionali a tutela dei minori

Si chiama “Street Art”, ossia “arte di strada” in quanto consistente nella decorazione di spazi pubblici ad opera di pittori, solitamente specializzati nella tecnica dei murales. Fin qui nulla di negativo: una comunità si arricchisce di un presumibilmente gradevole elemento di arredo urbano, e degli artisti, oltre a ricevere un compenso economico da parte delle Amministrazioni Comunali committenti, hanno anche la possibilità di mostrare il proprio estro ad una platea vastissima ed inesauribile, ossia tutti i passanti dalle strade e dalle piazze che ospitano permanentemente i loro dipinti. A volte, però, c’è chi approfitta di tale innovativa opportunità di libera espressione artistica per esprimersi troppo… liberamente, finendo con lo scadere nel pessimo gusto ed arrivando ad offendere la sensibilità comune.

E’ quanto sta accadendo nella cittadina turistica di Giardini Naxos dove, da alcuni giorni, a chi si trova a transitare (sia a piedi che in automobile) lungo il centrale e frequentatissimo Corso Umberto all’altezza dell’Arco delle Rimembranze, compare in bella mostra un murales “shock” raffigurante il corpo di un bambino con la testa mozzata ed impalato per essere arrostito, similmente ad un pollo allo spiedo; il tutto, come se non bastasse, corredato dal deprecabilissimo commento in lingua inglese “Today tastes so good…”, ossia “Oggi ha un sapore così buono…”.

La truce raffigurazione, che si estende su una parete di circa dieci metri, ha provocato la comprensibile indignazione di numerosi residenti nella prima colonia greca di Sicilia, con in testa l’avvocato Franz Buda, il quale riveste anche la carica di presidente della sezione siciliana del “Centro Diritti del Cittadino”.

«Così come è stato fatto altrove in presenza di incresciosi casi del genere – dichiara Buda sinceramente irritato – questo squallido ed osceno disegno deve essere immediatamente rimosso dalle nostre autorità comunali, che magari l’hanno commissionato e pagato con i soldi di noi contribuenti. Il vistosissimo arco d’ingresso alla Via delle Rimembranze non può essere oltraggiato con un simile immorale obbrobrio, che sconfessa il culto del bello e dell’arte (quella “vera”) da sempre praticato dalla popolazione locale attingendo alle proprie gloriose tradizioni, ereditate dalla grecità. Ed invece, con tale aberrante mostruosità, i giardinesi ci siamo improvvisamente ritrovati ad essere… talebani e pedofili! E già: perché non si può assolutamente tollerare il vedere un bambino decapitato, nudo ed infilzato e per di più, quasi a voler cinicamente ironizzare, condito come si fa con i polli allo spiedo! Quellannessa didascalia in lingua inglese, poi, non lascia spazio allimmaginazione. Mi chiedo se non sia questa una bella e buona apologia della pedofilia e degli stupri sui minori».

Franz Buda ha anche segnalato il caso alle organizzazioni nazionali e regionali per la difesa del fanciullo, tra cui all’associazione “Adiantum”, il cui presidente Giacomo Rotoli ha dato pienamente ragione al professionista giardinese, sostenendo, tra l’altro, che «la libertà d’espressione non deve mai trascendere nel cattivo gusto e nell’esternazione di messaggi inquietanti» e che «il discutibilissimo murales di Giardini Naxos deve essere al più presto rimosso, così come avviene in altri Comuni quando si è in presenza di analoghe realizzazioni dal contenuto raccapricciante».

Ma al di là delle opportune misure da adottare per eliminare la “pietra dello scandalo” e restituire dignità e decoro a quest’angolo di Giardini Naxos, sarebbe “interessante” conoscere l’identità del “geniale” artefice di questa delirante manifestazione di quanto di peggio la creatività umana possa esprimere.

È probabile che, una volta “stanato”, l’autore, come solitamente avviene in questi casi, si difenda dicendo che con un’opera del genere intendeva proprio “scuotere le coscienze e richiamare l’attenzione” sui tristi fenomeni della pedofilia e degli infanticidi. In realtà, però, ha finito con l’ottenere l’effetto contrario. Perché su certi argomenti c’è ben poco da scherzare e da “metaforizzare”, anche quando si rivendica lo status di “artista libero e fuori dagli schemi”: tali delicatissime tematiche vanno sempre affrontate evidenziandone tutta la drammaticità, anziché scherzarci sopra con del maldestro “sense of humor” del tutto fuori luogo.

Rodolfo Amodeo

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