Il Carpi passa senza affanni al Massimino, contro un Catania sbiadito e mai pericoloso. Maurizio Pellegrino vicino al nuovo esonero
Non si cerchino alibi. Non avrebbe senso farlo adesso quando c’è stato tempo e modo per evitare il collasso di una realtà sana e vincente che faceva invidia persino ai grossi club. Il tonfo casalingo contro il Carpi di Castori, organizzato e cinico ma lontano dall’idea di squadra ammazzacampionato, rende palesi tutti i limiti di una squadra incerottata, ferita e spaesata. Gestita male (il ritorno di Pellegrino in panchina doveva essere evitato) e governata da manager incapaci di venire a capo di quanto sta succedendo. Che è ormai sotto gli occhi di tutti, come sottolinea la quart’ultima posizione in classifica occupata dai rossazzurri.
Una sconfitta meritata, che chiude un “annus horribilis” e spalanca al Catania le porte dell’inferno della Lega Pro. Un disastro su tutta la linea, inaspettato ed inesorabile che lascia sgomenti i tifosi della squadra del Liotru ma anche gli addetti ai lavori, che avevano eletto in estate la squadra rossazzurra a favorita del torneo. Ed in effetti, nessuno avrebbe potuto mai immaginare un percorso così tortuoso ed amaro, nemmeno i più pessimisti. Al calciomercato estivo del Catania, si era detto, mancava qualche puntello, appena un paio di ritocchi per rendere completo un organico fatto di nomi illustri che avevano calcato palcoscenici certamente più nobili rispetto a quelli offerti dalla serie cadetta. Il rilancio di Pablo Cosentino, divenuto amministratore dai pieni poteri, l’avvento del prof. Ventrone, preparatore atletico dal curriculum ricco di successi e di fiaschi, quindi la collaborazione con la nuova Gea. Una vera rivoluzione, societaria e tecnica che sin qui ha fatto male. Malissimo. Un restyling criticato sin dalla prima ora dai tifosi, ma fortemente voluto dal presidente Pulvirenti, sempre più lontano dalla Catania sportiva alla quale ha dato ed ha ricevuto molto. A cominciare dalla fiducia che gli undicimila abbonati hanno voluto rinnovargli, sottoscrivendo un atto d’amore prima che di impegno. Un giocattolo rotto e manco incollato bene, a giudicare dalla frattura irreversibile che si è creata tra la Società di via Magenta e gli stessi tifosi, che minacciano di proseguire ad oltranza con la loro condivisibile protesta. Che si placherà solo se verranno soddisfatte specifiche condizioni.
La seconda sconfitta stagionale tra le mura amiche è cocente, non solo perché arriva nel bel mezzo di una legittima protesta, ma perché si consuma di fronte un avversario non irresistibile. Che occupa la prima posizione della cadetteria, in solitario, con nove punti di vantaggio sulle seconde. Un quadro amaro capace di offrirci la dimensione dell’attuale campionato cadetto, tra i più deludenti – sotto l’aspetto tecnico in valore assoluto – degli ultimi vent’anni. Ai piani alti della graduatoria, oltra al Carpi, vincono anche Frosinone, di misura sul Vicenza grazie alla reti di Gori e Bologna, in rimonta contro il Lanciano grazie alla doppietta di Cacia che salva la traballante panchina di Lopez. In coda, pari per Latina e Crotone (0-0 a Modena e 1-1 a Chiavari rispettivamente) e sconfitta per 3-1 del Cittadella a Perugia, che adesso si ritrova da solo a chiudere la classifica.
Tabellino e cronaca
CATANIA-CARPI 0-2
56’ Di Gaudio, 80’ Inglese
CATANIA (4-3-3): Frison; Parisi, Sauro, Rolin, Monzon; Escalante, Calello, Odjer (70′ Gallo); Rossetti (54′ Çani), Calaiò, Castro (87′ Piermarteri). A disp.: Terracciano, Garufi, Ramos, Jankovic, Scapellato, Di Grazia. All: Pellegrino
CARPI (4-4-1-1): Gabriel; Struna, Suagher, Gagliolo, Letizia; Pasciuti (69′ Poli), Porcari, Bianco, Di Gaudio (69′ Lasagna), Lollo; Mbakogu (79′ Inglese). A disp.: Maurantonio, Sabbione, Mbaye, Gatto, De Silvestro, Embalo. All: Castori
Arbitro: Fabbri di Ravenna; Tolfo-Carbone; IV Nasca; O.A. Arena
Ammoniti: Lollo, Parisi, Saugher, Gagliolo, Gallo, Monzon
Espulsi: 95’ Monzon
Recupero: 1′ + 3′
Maurizio Pellegrino deve fare a meno degli squalificati Spolli, Leto, Rinaudo e Chrapek oltre che degli infortunati Almiron, Gyomber, Peruzzi, Rosina e Martinho. Marcelinho, considerato arruolabile alla vigilia, non figura però nella lista dei convocati. In difesa rientrano Sauro e Monzon, mentre Odjer recupera in mediana. Per completare la panchina il tecnico Pellegrino è costretto ad attingere abbondantemente alla selezione Primavera, convocandone ben otto elementi. Nel 4-3-3 preventivato alla viglia, il baby Rossetti parte dal primo minuto, all’interno del tridente completato da Castro e Calaiò. A centrocampo, solo panchina per Jankovic, preferito a Calello. Poche preoccupazioni invece per Castori, che può contare su un organico praticamente al completo. Il navigato tecnico si affida ad uno spregiudicato 4-3-3 che prevede Gabriel tra i pali, Struna, Suagher, Gagliolo e Letizia a formare la linea difensiva a quattro, Lollo, Porcari e Bianco in mediana, alle spalle del tridente nel quale Mbakogu è il vertice alto, affiancato da Pasciuti e Di Gaudio.
Prima frazione di gara avida di emozioni, all’interno di uno stadio praticamente deserto. La pioggia ed il vento moderato suggeriscono alle due compagini di rischiare il meno possibile ed il terreno i gioco in pessime condizioni non favorisce la fase di palleggio. Del Carpi, comunque, le iniziative migliori che si affida alla velocità del nigeriano Mbakogu, supportato nella manovra dai due esterni che giocano molto larghi, quasi sempre nella trequarti etnea. Al minuto 12 il primo tiro del match, che arriva sugli sviluppi di un calcio da fermo ad opera di Letizia. Il pallone, scagliato però dai venticinque metri, si spegne lentamente sul fondo. Nei minuti successivi gli ospiti prendono l’iniziativa e collezionano quattro buone occasioni a ridosso della porta difesa da Frison. Prima è Lollo, al 17’, a ciccare il tiro su uno schema da palla inattiva, poi è la volta di Mbakogu, al minuto 21, a guadagnare il fondo e mettere la palla dentro l’area etnea all’indirizzo di Di Gaudio, anticipato da Sauro. Qualche minuto più tardi, lo stesso attaccante nigeriano è contrastato efficacemente da Sauro in area di rigore che spazza sui piedi di Lollo che da buona posizione calcia fuori. Al ventiseiesimo, infine, Frison neutralizza in uscita Mbakogu, rifugiandosi in corner, dai quali sviluppi Pasciuti calcia il pallone oltre la traversa. La prima conclusione degli etnei in direzione della porta avversaria, arriva solo al minuto 30, ed è talmente velleitaria – Parisi dai trentacinque metri – che il pallone termina a ridosso della bandierina del corner. C’è tempo per l’ennesima azione in velocità di Mbakogu, fermato in tackle da Rolin al limite dell’area di rigore, prima che il fischietto di Ravenna mandi tutti negli spogliatoi.
La ripresa si apre sulla stessa falsa riga della prima frazione di gara, col Carpi molto quadrato e lesto a ripartire in velocità. Del Catania, poca o nessuna traccia. Al 54’ Maurizio Pellegrino richiama in panchina il volenteroso Rossetti per Çani. Ma non c’è nemmeno il tempo di riorganizzarsi tatticamente, passando dal 4-3-3 di partenza al 4-3-1-2, che il Carpi passa in vantaggio. Mbakogu scarica al limite per Porcari che di prima intenzione serve Di Gaudio, lesto a trafiggere Frison con un diagonale non irresistibile. L’estremo difensore rossazzurro evita il raddoppio ospite qualche minuto più tardi sulla conclusione dell’attaccante nigeriano, ma nulla può sul pregevole tiro a giro di Inglese (foto sopra), subentrato un paio di minuti prima a Mbakogu, che lo infila la minuto ottanta. Per il Catania, in precedenza, appena una punizione di Monzon che dai trenta metri aveva sfiorato il palo alla destra di Gabriel. Allo scadere, il tiro di Calaiò che impegna dalla distanza il portiere ospite chiude di fatto l’incolore prova degli etnei, che confina i rossazzurri nei bassifondi della graduatoria ed esalta il gioco, pratico e cinico del Carpi.
Carlo Copani