A San Pietro Clarenza, durante il Natale, sono stati esposti due presepi molto originali, sicuramente unici. Uno è stato il presepe vivente organizzato dalla parrocchia Santa Caterina V.M. retta dal parroco Nunzio Caruso. Circa cento i personaggi impegnati. L’originalità del presepe consiste nel fatto che è stato organizzato nell’area agreste dell’oratorio Madonna delle Grazie, terreno lavico, testimone di antiche eruzioni dell’Etna, con tanti anfratti, piccole e grandi grotte, forme bizzarre di pietra nera formatesi con eruzioni, terrazzamenti, scalette, testimonianze della civiltà contadina, ulivi ed altri alberi da frutto. Originale la natività con San Giuseppe la Madonna con bambino vero, ospitati dentro una grotta naturale di scorrimento lavico. Nel sito di circa 2 ettari erano dislocate le botteghe di vendita di prodotti, artigiani, il fabbro con la sua “forgia” accesa, forno che cuoceva dolci, pane e patate, il costruttore di ceste, lo spaccalegna, i centurioni romani, le ricamatrici, l’osteria, il pescatore, le pittrici, pastori, pecore, agnelli, galline, conigli, cascata d’acqua con pescatore.
Questo appezzamento di terreno a nord del paese, anni addietro fu donato alla chiesa di San Pietro Clarenza, parroco il compianto Giovanni Somma, (cui è stata intitolata una strada) che, con l’aiuto dei parrocchiani iniziò i lavori di quello che doveva essere un’area all’aria aperta da servire per manifestazioni della comunità religiosa clarentina. Il parroco Nunzio Caruso, che subentrò a don Somma, seguendo la sua opera, sempre con l’aiuto di volontari ha continuato i lavori costruendo vari locali, per uffici, per riunioni, servizi igienici, ed altro.
Durante l’estate nei giorni di festa viene celebrata la messa, su un altare particolare, consistente in tre grossi blocchi di pietra lavica al naturale, due servono per sostegno, uno piatto funge da piano dell’altare.
L’altro presepe particolare è quello realizzato dalla signora Stefania Trombetta, esposto nel salone della parrocchia Santa Caterina. Sono tanti i presepi costruiti nel mondo con diverse caratteristiche e diversi materiali, di solito terracotta, plastica, legno, carta, cartone o altro.
Un tempo in Sicilia venivano allestiti presepi molto poveri, detti “a cona”, con “sparaciu spinusu” (pianta di asparago selvatico) cotone idrofilo, arance specialmente quelle rosse. Il poeta sicilianista Turi Lima (Venero Maccarrone), nella poesia intitolata “a ciaramedda” (la zampogna) dice “unni finiu la Cona, nta lu muru, fatta ccu lu prufumi di l’amuri,d’aranci russi, sparaciu spinusu e di cuttuni sciusu” (dov’è finita la cona nel muro fatta col profumo dell’amore, arance rosse, asparago spinoso e bambagia).
Il presepe di Stefania Trombetta, che misura 5 x 5 metri (foto a sinistra e sotto) è costruito con un filo lungo chilometri, provenienti da tantissimi gomitoli di lana e cotone di vari colori, tutto lavorato a mano ad uncinetto. La grotta con Gesù Bambino, la Madonna, San Giuseppe, il bue l’asinello, i pastori, i re Magi, alberi fiumi, cascate, laghetti, capanne ha usato lana e cotone. Per costruire quest’opera, la signora ha impiegato molti anni. Ne ha realizzato un pezzo per ogni anno. Anche quest’anno, rigorosamente realizzati con fili di lana e cotone, sono stati aggiunti due angeli, che tengono in mano la scritta “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”. La signora Stefania, ha realizzato il presepe per onorare la memoria della mamma.
Michele Milazzo