Sprecopoli, zero dipendenti ma 2 dirigenti

La Sicilia è la Regione più spendacciona d’Italia dove per ogni otto dipendenti c’è un dirigente e qualche volta, come nel caso dell’Ato Acque Catania, ci sono dirigenti senza dipendenti. Un salasso per gli ignari cittadini

L’imperativo categorico è: resistere. Enti inutili e poltrone indistruttibili.  Alla faccia della “spending review”.  Resistono, in Italia, oltre 1.600 enti che l’ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli aveva qualificato come “dannosi” con la promessa di eliminarli una volta per tutte. Risultato: lui non è più al governo mentre questi, gli enti, continuano a dilapidare denaro pubblico senza che al nuovo inquilino di Palazzo Chigi venisse in mente di affrontare il problema con la necessaria decisione. Continuano a macinare denaro pubblico i difensori civici, i Tribunali delle acque, i Bacini montani, gli Ato e tutti gli “enti strumentali” delle Regioni. E poi ci sono un centinaio di enti parco regionali e i consorzi di bonifica, veri e propri postifici. Fra questi riporta, in un brillantissimo articolo, Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, “se ne trovò uno nelle colline livornesi. che aveva 16 dipendenti e 33 fra consiglieri e revisori”.

Da trasecolare? No, per niente. In Sicilia siamo più bravi.  E’ il caso dell’Ato Acque Catania, dove si continua a sperperare denaro pubblico resistendo a qualsiasi tipo di razionalizzazione.
Ne avevamo già parlato qualche tempo fa (leggi l’articolo Compensi a fiumi all’Ato Catania acque). Siamo andati a verificare. Nulla è cambiato. Ci troviamo ancora davanti  un ente in liquidazione che vanta una pianta organica davvero originale: due soli dipendenti ed entrambi dirigenti con compensi mensili non certo da fame ai quali si aggiungono inutili “spesucce”  che fanno lievitare ulteriormente  i costi.
Ma nell’isola di Trinacria, si sa, non si bada a spese. Lo confermano anche i dati pubblicati sul sito del Governo che è lapidario nella freddezza dei numeri: secondo i dati contenuti nel sito del Governo le spese delle Regioni si aggirano intorno al miliardo e mezzo l’anno e la Sicilia è la Regione più spendacciona d’Italia.
Quasi seicento milioni di euro, 575 per l’esattezza, a tanto ammonta la spesa  per pagare tutti i suoi dipendenti a tempo indeterminato che costano ad ogni cittadino 115 euro l’anno, 15 volte in più rispetto agli abitanti del Trentino Alto Adige che in questa particolare classifica occupa l’ultimo posto.
Provate a collegarvi, così come vi abbiamo suggerito di fare, nel precedente articolo pubblicato nel mese di aprile, alla pagina dell’albo pretorio dell’ente, vi accorgerete che la maggior parte delle determine riguardano tutte, liquidazioni e impegni di spesa. La più corposa? La determina n° 48, (Ato spettanze dirigenti dicembre e tredicesima): “Liquidazione spettanze Dirigenti ing. Laura Ciravolo e avv. Maria Beatrice Virzì, mese di dicembre 2014 e tredicesime. Per la prima sono 7.544,30 euro, per la seconda euro 5.596,89 euro, entrambe al netto  degli oneri di legge.
Buon Natale! Verrebbe da dire. E che Natale!
Ma non basta perché alle due dipendenti-dirigenti, con deliberazione n. 11 e n. 12 del 04/12/2014 (Rinnovo incarico dirigenziale Ciravolo e Rinnovo incarico dirigenziale Verzì) firmata dal commissario straordinario e liquidatore, Giuseppe Romano, è stato prorogato l’incarico fino al giorno 8 aprile 2015. All’ing. Laura Ciravolo come direttore generale del Consorzio e responsabile del servizio tecnico e a Maria Beatrice Virzì come direttore amministrativo.
Questa volta, verrebbe da dire: buona Pasqua!
Poi c’è l’impegno di spesa correlato all’utilizzo, da parte del Consorzio Ato 2 Catania Acque, dei locali della Provincia Regionale di Catania siti in via Coviello n. 15 A, quale sede operativa dell’Ente per 30 mila euro; l’impegno preventivo per le spettanze al commissario straordinario e liquidatore del Consorzio anno 2014, 60 mila euro; la costituzione di un fondo per la copertura di spese impreviste nel caso di soccombenza in giudizio e tanto altro ancora che i lettori possono trovare alla pagina dell’albo pretorio dell’ente.

Insomma, mentre le famiglie non arrivano più a fine mese e la crisi morde, si continua a sperp… pardon spendere; tanto, troppo rispetto al resto d’Italia.
Per una vera spending review manca il coraggio e la politica annaspa in una sorta di dilettantismo ben mascherato fra slogan e proclami che sono solo sabbia negli occhi degli italiani.
C’è sempre, mai sopita, quella voglia di creare consenso elettorale occupando posti di potere e sottopotere. La verità è che non conviene alla politica tagliare i rami secchi e si continua a sperperare in barba ai mutamenti che stanno attraversando l’economia e dei riflessi immediati che hanno sul lavoro e sulla vita di ognuno di noi che siamo vittime della falsa lotta agli enti inutili. “E io pago” avrebbe detto Totò. E pure salato.

Salvo Reitano

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