Esistono da che mondo è mondo, spesso venendo incontro alle esigenze di chi deve fare la spesa ma, per un motivo o per un altro, non può uscire di casa o allontanarsi troppo da essa: sono i venditori ambulanti, che con le loro motoapi ed i loro camioncini portano le rispettive mercanzie quasi a domicilio dei consumatori, molti dei quali, sino a pochi anni fa, usavano “ritirarle” attraverso il classico paniere calato dal balcone con una fune.
Ai tempi d’oggi, però, gli ambulanti non godono più della popolarità di una volta: l’imperante crisi economica li rende, infatti, invisi ai commercianti a posto fisso, i quali lamentano di subire da essi una sorta di concorrenza sleale. Questo perché chi è titolare di un negozio deve pagare il relativo canone d’affitto e tasse varie, mentre l’ambulante, nella sua “libertà”, ha sicuramente meno oneri del cosiddetto “bottegaio”; eppure sottrae a quest’ultimo potenziali clienti.
Questa “guerra tra poveri” viene combattuta anche e soprattutto a Francavilla di Sicilia, dove tanti commercianti del luogo protestano da tempo per la quotidiana presenza nel centro storico della cittadina dell’Alcantara di numerosi venditori ambulanti provenienti da altri Comuni con i loro “assortimenti” non solo di frutta ed ortaggi, ma anche di pesce e persino (è il caso dei cosiddetti “vu cumprà”) di piccoli elettrodomestici ed utensili vari.
«Già subiamo – dichiara esasperato il titolare di una delle poche “botteghe” ancora esistenti a Francavilla – gli effetti nefasti della crisi economica, tra consumatori che hanno ormai ridotto all’osso i loro acquisti, una popolazione che va via via “scomparendo” ed imposte sempre più esose che a noi titolari di attività commerciali “in piena regola” ci tocca pagare. Adesso, come se non bastasse, si aggiunge anche la presenza quotidiana e massiccia degli ambulanti, per i quali il nostro paese è diventato una sorta di “terra di conquista”, dove andare a spillare soldi ai cittadini del luogo per poi portarseli nei loro paesi di provenienza. Non so se questi particolari commercianti abbiano registratori di cassa e partite Iva, di cui noi esercenti a posto fisso dobbiamo obbligatoriamente munirci; ma, al di là di ciò, le competenti autorità locali dovrebbero in qualche modo urgentemente intervenire al riguardo, altrimenti il sottoscritto e gli altri miei colleghi saremo inevitabilmente costretti ad abbassare definitivamente le nostre saracinesche».
«Ormai – aggiunge sarcasticamente un altro operatore economico francavillese – siamo arrivati a delle vere e proprie… sfide. Perché questi ambulanti non hanno nemmeno il buon gusto e la delicatezza di andarsi a piazzare nei quartieri sprovvisti di attività commerciali: quasi a volerci provocare, le loro motoapi ed i loro camioncini stazionano per intere mezze giornate proprio davanti alle porte dei nostri negozi».
E, sempre in tema di commercio su area pubblica, c’è anche chi a Francavilla di Sicilia si spinge ad invocare la soppressione o, almeno, il ridimensionamento del tradizionale mercatino settimanale del venerdì, istituito una quarantina d’anni fa. «Gli si potrebbe dare una cadenza mensile – suggerisce al riguardo qualche commerciante a posto fisso – visto che ormai nel nostro paese le possibilità di spesa sono notevolmente diminuite. Sta di fatto che il mercato settimanale dà un ulteriore colpo di grazia all’agonizzante economia locale: se qualche euro potrebbe rimanere a Francavilla, esso viene invece dato a gente di fuori. Ci piacerebbe, almeno, sapere quanto entra nelle casse del nostro Comune dal pagamento del suolo pubblico da parte degli ambulanti del venerdì…».
Come prima accennavamo, quello del venditore ambulante è un mestiere che affonda le proprie origini nella notte dei tempi; e soprattutto oggi, nell’era dell’abbattimento delle frontiere e delle liberalizzazioni, si mostrerebbe anacronistico vietarne la pratica. Sarebbe, tuttavia, opportuno che un Comune come Francavilla di Sicilia, interessato dal fenomeno dell’“ambulantato selvaggio”, regolamentasse (come hanno già fatto altre municipalità italiane) tale genere di commercio, individuando gli spazi in cui poterlo esercitare. Altrimenti i negozianti del posto possono considerarsi – tanto per restare in argomento – veramente… alla frutta.
Rodolfo Amodeo