A spiegare il vero significato della discussa opera interviene il suo stesso autore, ossia il giovane artista torinese Luca Ledda. «Ho solo rappresentato – precisa – un uomo adulto che si autodistrugge con ciò di cui si alimenta»
Non c’è nulla di cui scandalizzarsi nel murales che da qualche tempo a questa parte fa capolino in Via Umberto a Giardini Naxos, all’ingresso del centralissimo Arco delle Rimembranze. A sottolineare ciò è il suo autore, ossia l’artista torinese Luca Ledda, al cospetto delle polemiche recentemente innescate dall’avvocato Franz Buda che, in qualità di presidente del “Centro Diritti del Cittadino”, ha pubblicamente invocato la rimozione dell’opera avendo ravvisato in essa contenuti osceni ed, addirittura, pedofili (v. nostro precedente servizio giornalistico). Questo perché il murales in questione raffigura un corpo umano (apparentemente di un bambino) decapitato, nudo, impalato ed, addirittura, in procinto di essere arrostito, similmente ad un pollo allo spiedo.
«Intanto – precisa l’autore Luca Ledda – i bambini e la pedofilia non c’entrano proprio nulla in ciò che ho realizzato per Giardini Naxos di concerto con Giuseppe Stagnitta, organizzatore del Festival Internazionale di Street Art “Emergence”. Ho voluto semplicemente rappresentare il corpo di un uomo (adulto) messo allo spiedo come fosse un pollo, reinterpretando in chiave ironica e sarcastica la pubblicità delle grandi compagnie americane di fast food. Questo per significare che il cibo raffigurato in certi poster pubblicitari, anche se ci appare appetibile, in realtà fa male sia a noi uomini che ci nutriamo di esso e sia agli animali, sfruttati e maltrattati per fini utilitaristici. Siamo, quindi, in presenza di un messaggio contro il “cibo spazzatura”, prodotto in serie dall’uomo il quale, a sua volta, ne rimane vittima. Quel corpo “allo spiedo”, pertanto, simboleggia l’uomo che divora se stesso in maniera delirante, fino a diventare anche lui un prodotto di consumo da vendere a tutti i costi sulla base di certe spietate logiche di mercato. Credo – conclude il pittore muralista – che l’arte e la cultura debbano anche e soprattutto servire a denunciare e combattere le mostruosità con le quali conviviamo, spesso senza rendercene conto».
Luca Ledda è un muralista ed illustratore torinese trentenne il quale, dopo aver lavorato come freelance nel settore della pubblicità, ha deciso di esprimersi più liberamente attraverso le opere murarie. I suoi lavori sono caratterizzati da un particolare segno grafico, che conferisce una spiccata plasticità ai soggetti rappresentati.
Ed anche in terra di Sicilia, l’artista piemontese non si è smentito: nella sue biografie-recensioni ufficiali si legge, infatti, che “quanto creato da Luca Ledda ha un particolare impatto visivo, che fa sì che lo spettatore non rimanga mai indifferente”. Proprio come è successo a Giardini Naxos, con l’indignata reazione dell’avvocato Buda ed il conseguente processo-dibattito mediatico scatenatosi sui social network, e dal quale, al di là delle considerazioni sulla contestata opera, è anche emersa l’esigenza di pianificare in maniera esteticamente gradevole e coerente col cosiddetto “genius loci”, gli interventi di decoro urbano da attuare nella prima colonia greca di Sicilia.
Rodolfo Amodeo
FOTO: il discusso murales di Giardini Naxos ed il suo autore, Luca Ledda, durante la fase di lavorazione