Lipari, la costa jonica peloritana, la Riviera dei Ciclopi ed il capoluogo etneo hanno fatto da set al film di Carlo Barbera e Francesco Maricchiolo che narra la delicata e significativa storia dell’incontro tra un avvocato ed una ragazza, “scappati” dalle rispettive esistenze per intraprendere una vita da “barboni”
Una storia delicata ed intensa che da Messina e dalla sua provincia approda a Catania ed all’immediatamente limitrofo territorio acese: è quella narrata nel film “Ugo e Lea”, tratto dall’omonimo lavoro teatrale di Carlo Barbera, poliedrico e colto artista della cittadina messinese di Nizza di Sicilia, il quale ne ha ricavato un lungometraggio della durata di quasi due ore per la regia di Francesco Maricchiolo. E lo stesso Barbera ne è il protagonista insieme alla sua collega e compagna di vita Natalia Silvestro.
«Alcuni anni fa – spiega Carlo Barbera – ebbi a scrivere “Ugo e Lea” per un concorso scolastico. Lo abbiamo rappresentato in teatro, ma mi sono subito reso conto che avrebbe meritato “spazi” più grandi, che solo il cinema riesce a dare. Così, esattamente un anno fa, avendo appreso che l’amico regista Maricchiolo cercava un soggetto per un suo lungometraggio, gli ho proposto questa sceneggiatura, che lui ha immediatamente ed entusiasticamente “sposato” dando vita, in tre mesi di lavorazione “a costo zero”, ad un’opera priva di inutili fronzoli, ma ricca di inquadrature artistiche ed intensi primi piani ed all’insegna di quel rapido ritmo narrativo che si richiede ad un film. Al di là dei numerosi spunti di riflessione offerti dalla sua trama e dai suoi contenuti, è un lavoro che valorizza la sicilianità, come si può notare dalle inflessioni dialettali originali dei protagonisti, dei quali si percepisce la provenienza territoriale, e soprattutto dalle scene girate in alcune incantevoli location peloritane ed etnee, come Lipari, la costa jonica messinese (in particolare i Comuni di Nizza di Sicilia e Santa Teresa di Riva), la riviera dei Ciclopi (Acitrezza ed Acicastello) ed, infine, la città di Catania nei suoi angoli più caratteristici e suggestivi».
Sotto il profilo dei contenuti, “Ugo e Lea” dà modo allo spettatore di riflettere sulle “inquietudini” della società contemporanea, che può indurre persino un professionista affermato a diventare “barbone”. Ugo, infatti, è un brillante avvocato messinese il quale, nauseato dai crimini dei suoi clienti, decide di abbandonare la toga per imbracciare la sua amata chitarra e svolgere il più onesto mestiere di cantastorie, che casualmente gli consentirà di incontrare sulla sua strada la giovane Lea, una ragazza di Santa Teresa di Riva fuggita da un contesto familiare e sociale degradato con cui, guarda caso, l’avvocato-barbone aveva avuto a che fare nella sua attività professionale. Dalla trama del film affiorano le problematiche della violenza sulle donne, delle difficoltà di comunicazione in famiglia, del bullismo e delle cosiddette “nuove povertà”, che da qualche tempo a questa parte hanno messo in ginocchio anche le persone considerate “benestanti”, proprio come l’avvocato Ugo.
Nonostante la serietà delle tematiche affrontate, “Ugo e Lea” è un film-poesia in quanto il tutto viene raccontato in maniera lieve ed a volte ironica. Ma per un’opera d’arte è probabilmente questo il linguaggio giusto per diffondere messaggi in grado di arrivare alla società e lasciare il segno.
Il lungometraggio in questione, che si avvale di una gradevole colonna sonora con musiche originali di Giuseppe Micali, meriterebbe, dunque, di essere pubblicamente proiettato almeno nei vari Comuni messinesi e catanesi che gli hanno fatto da set, magari coinvolgendo i rispettivi istituti scolastici. Per intanto, “Ugo e Lea” può essere integralmente visionato su alcune Web-Tv di Internet.
Rodolfo Amodeo
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FOTO: da sinistra il regista Francesco Maricchiolo, Carlo Barbera (Ugo) e Natalia Silvestro (Lea)