Tecnicamente il sindaco di Giarre, Roberto Bonaccorsi, può già definirsi dimissionato. Dagli stessi consiglieri che poco più di un anno fa lo hanno sostenuto. Il primo cittadino giarrese in questo giorni ha ostentato sicurezza annunciando l’opzione dimissioni.
Orbene, seppure le dimissioni sulla carta potrebbero rappresentare il modo più signorile per uscire di scena ed evitare alla città questo grottesco quadro politico-clientelare, siamo pronti a scommettere che il sindaco Bonaccorsi, per quanto egli si senta sicuro di sé, non si dimetterà. Ed ecco perché.
Primo, gli interessi in gioco a Giarre sono parecchi; il Piano regolatore, in primis, è un piatto d’oro cui non si vuole rinunciare, senza contare la presunta ingerenza di taluni comitati d’affari (alcuni dei quali ben conosciuti) che hanno messo le mani su terreni e macro aree da urbanizzare: altro che zero cemento. Meglio: zero cemento, 100% affari.
Secondo, gran parte dei consiglieri, specie quelli nelle file della maggioranza, ormai da tempo hanno scambiato lo scranno in un piccolo ufficio di collocamento. 500 euro, in tempo di crisi, a taluni fanno comodo e per il bene della città resteranno incollati sulle proprie sedie.
Terzo, il sindaco che tanto ostenta sicurezza sulla sua ricandidatura e dell’annessa vittoria, è cosi sicuro che possa sbaragliare di nuovo le elezioni? Su quale altro dirigente comunale, questa volta, costruirà la sua nuova campagna elettorale? E soprattutto, i cittadini davvero andranno a premiare un sindaco uscente che, alla prima difficoltà, ha gettato la spugna?
Quarto, per le dimissioni, il sindaco dimentica che occorre il placet del senatore Pagano. Sia ben inteso, il senatore deve solo augurarsi di restare in sella fino al 2018, con il Governo Renzi, perchè, si ha la sensazione che Pagano, conclusa l’esperienza di senatore, possa appendere al “chiodo” i gradi di senatore o chissà quale altro incarico.
Quinto, il sindaco Bonaccorsi, non sceglierà la strada delle dimissioni e quindi del voto perché, in questa partita, non è da solo. Non può permettersi di staccare la spina. Piuttosto, al contrario, potrà farlo chi lo ha candidato e, a suo piacimento, decidere se farlo rimanere sindaco o meno. Di certo, Articolo 4 a parte, alla fine si troverà la quadra. Si fa per dire. Ovvero si tirerà a campare nell’apatica Giarre che continua a sonnecchiare senza rendersi conto che la città si è già trasformata in un demoralizzante villaggio fantasma con una politica squisitamente correntizia, clientelare.
Mario Previtera