Tra propaganda alla propria azione di governo regionale e risposte che attendono di diventare concrete. Così l’esperto presidente Crocetta ad un uditorio stanco del lunghissimo ritardo con il quale si è presentato a Giarre, al cospetto dei maestri Artigiani dell’Ula Claai, che lo aspettavano per presentare la loro Piattaforma di sviluppo. Sviluppo – si badi – di tutto il comparto in Sicilia. Il governatore ascolta e quando prende la parola, si rivolge agli esausti astanti. Esordisce: “A pochi mesi dal mio insediamento, il 18 febbraio 2013, ho trovato che avevamo un livello di spesa degli ultimi 4 anni dei fondi europei del 17,5 per cento, contro il 60 per cento attuale. È chiaro che se non si spendono i soldi si paralizzano le attività. Se appalti un’autostrada si sviluppa l’artigianato e le imprese piccole e medie lavoreranno. Se l’economia è andata indietro è avvenuto per tre questioni principali: la burocrazia, la politica del credito e l’utilizzo dei fondi europei errata. Questi sono le questioni centrali che attengono alla vicenda economica regionale”.
È facile per Crocetta stigmatizzare le responsabilità di questa situazione: “Le responsabilità sono della politica perché la burocrazia non è un organismo indipendente, dipende dalla politica che la controlla e determina le scelte. Quando siamo arrivati, ad esempio, all’assessorato all’Ambiente abbiamo trovato 3500 pratiche inevase e oggi, dopo un’intensa attività ne abbiamo solo 500. E sono apparse anche tutte le questioni legate anche alla corruzione, alle tangenti, all’oliare il funzionario di turno per ottenere un’autorizzazione o documenti dopo anni. Su questo abbiamo denunciato, ci siamo costituiti parte civile nei processi. Ecco, questo è il sistema. O noi tagliamo tutte queste cose o non andiamo avanti. Per risolvere tutto abbiamo utilizzato le rotazioni, i trasferimenti, gli scontri personali, ma ciò si deve risolvere in modo definitivo.
Per far questo ci sono due questioni importanti. La prima è la semplificazione amministrativa dalla quale discende la responsabilità del funzionario che provoca danno al cittadino: il funzionario che non esegue l’atto dovuto entro i termini previsti deve pagare. L’altra è la revisione del Testo unico delle attività produttive, per il quale è molto importante il contributo diretto delle parti interessate. La politica dissennata della creazione di tantissimi centri commerciali vicini, ha dato un colpo mortale alle imprese artigianali. Dobbiamo sostenere l’artigianato di qualità. Relativamente alla Crias e alla Ircac, dobbiamo attenerci alla legge nazionale diminuendo il numero dei consiglieri, rendendola snella e funzionale. Dobbiamo pensare allo sviluppo perché è lo sviluppo che crea il lavoro vero e non assistito”.
E qui scatta l’applauso, cercato e ottenuto. Nessuno si chiede chi sta seduto dietro i commissariamenti voluti dal presidente della Regione. Nessuno si chiede come mai nessuno o pochissimi dei progetti presentati in due anni mezzo del suo governo siano ammessi ai finanziamenti. Tant’è. Crocetta prosegue come un treno nel suo ragionamento ipnotizzando l’uditorio e guadagna un altro punto quando parla di formazione, uno dei punti più dolorosi dell’Isola, una miniera d’oro per chi ha gestito la formazione ed un sostegno per tanti disoccupati in passato. Un punto invece importantissimo per gli artigiani che da anni presentano proposte concrete. Spara: “La riforma del sistema di formazione è fondamentale. Noi prevediamo che la formazione debba essere fatta nelle aziende, che erano le uniche non accreditate. All’Ars se la babbiano, perché noi abbiamo presentato a settembre la riforma e ancora non l’hanno discussa.
Noi spendevamo 300milioni di euro per mantenere 12.500 insegnanti. Dove sono gli alunni per cotanto numero di insegnanti? E allora discendevano situazioni fittizie: alunni che falsamente sbucavano a seguire lezioni alle quali non avevano mai partecipato, clienti che si fregano i soldi, personale che non veniva mai pagato… Questo è stato il sistema siciliano fino ad oggi nel campo della formazione delle politiche artigianali, nel campo della corruzione, della burocrazia che se non sensibilizzi bene il funzionario con lo “scruscio” della moneta sonante non ottieni nulla e così via. C’è da sbaraccare questo sistema vecchio e il motivo per il quale abbiamo cominciato a non perdere PIL è perché abbiamo cominciato a fare questa operazione!”.
Il governatore però non spiega come e con quali strumenti. Non certo con il blocco totale, che crea solamente disperazione tra chi contava su quegli stipendi e vi ha costruito la sua famiglia. Il credito poi è l’argomento principe per eccellenza, degno delle migliori tradizioni veteropolitiche dell’Isola. Crocetta presenta così il suo pensiero sull’argomento, proiettandosi sempre sul futuro: “La Regione siciliana partecipa al credito nazionale in modo impressionante, perché le famiglie siciliane risparmiano, la Sicilia risparmia anche tanto, nonostante la crisi, nonostante le avversità. Il risultato è il suo credito ribalta alla Sicilia nuovo danno. Il danno deriva dal fatto che nonostante ciò a Roma considerano l’economia siciliana a rischio di sofferenza. Questo è il modo di come il Nord continua fregare il Sud, così come la politica economica nazionale continua a fregare il Sud.
Le esigenze dell’economia nazionale non possono paralizzare e penalizzare la Sicilia. Io ho impugnato la finanziaria perché hanno tolto tre miliardi alla Sicilia. Come faccio a sviluppare l’economia siciliana con questo taglio? Noi non possiamo pagare più i prezzi del pregiudizio. La prossima programmazione europea si farà sulla politica del credito. Il tema è i fondi per il finanziamento del credito alle imprese. Noi investiremo centinaia e centinaia di milioni di euro su questo. Sapendo che dobbiamo rilanciare l’Irfis, la Crias e l’Ircac, perché questi sono strumenti dell’economia della Regione per le imprese”.
E allora che futuro viene ipotizzato nel “Crocetta-pensiero”? “Io chiedo a questo Governo nazionale, così come chiederei a qualsiasi altro governo, che tenga conto delle nuove buone pratiche che abbiamo avviato con il mio governo in Sicilia e che ci aiuti ad uscire dall’attuale situazione. Non possiamo continuare a pagare per coprire i buchi di bilancio degli altri. Per quanti anni la pagheremo questa storia! I siciliani non possono pagare all’infinito le scelte scellerate della mala politica del passato. Si deve fissare un punto dal quale ripartire sul rilancio degli investimenti, sulla semplificazione amministrativa, sulla trasparenza, sulla legalità, sulle politiche del credito… Su tutto ciò abbiamo bisogno del confronto con i sindaci e con le associazioni di categoria, perché sono questi i capisaldi della democrazia avanzata e partecipata”.
Staremo a vedere se queste belle parole resteranno solamente buone intenzioni o si tramuteranno in azioni concrete, partendo dall’istituzione urgente di un tavolo tecnico sul Testo unico delle attività produttive chiesto espressamente dal presidente Ula Diego Bonaccorso e nel particolare della situazione giarrese cui il presidente Crocetta si è reso disponibile.
Mario Pafumi