«Gentile Redazione,
vorrei segnalarvi dei gravi disservizi riscontrati al pronto soccorso dell’Ospedale di Giarre accaduti tra il 2 e il 4 marzo scorsi.
Un signore dell’età di circa 80 anni (amico di famiglia) a causa di un grave problema di salute viene accompagnato al Pronto soccorso in quanto bisognoso di trasfusioni di sangue poiché, da un prelievo di sangue effettuato, risultava un valore di emoglobina pari a circa 5.7.
Il calvario cui l’anziano signore è stato costretto a subire è durato circa 48 ore. La cose che invece possono definire il Pronto soccorso di Giarre come un lager o peggio come un ospedale da quarto mondo riguarda le condizioni a dir poco pietose in cui versa la struttura e nel complesso tutto ciò che lo circonda.
Una volta che un paziente viene registrato “finisce” in uno stanzino di circa 20 mq dove sostano non meno di 8 barellati (senza distinzione di sesso o gravità dei pazienti stessi), dove sommando un assistente a paziente arriviamo tranquillamente a 16 persone in totale.
La persona cui ho dato assistenza nonché un altro anziano signore, hanno dovuto subire diverse trasfusioni di sangue all’interno di questo stanzino senza le minime ed indispensabili condizioni di sicurezza (si tratta sangue e quindi le attenzioni devono essere massime ad iniziare dalla sterilità dei locali stessi).
Recandomi in direzione sanitaria a denunciare questo stato pietoso, comunico al direttore che è mia intenzione chiamare i carabinieri dei Nas per denunciare lo stato precario della struttura e quindi, per magia, pochi minuti dopo e 48 ore dopo l’inizio del calvario e di sosta su una precaria barella, per l’assistito viene “trovato” un letto vero e proprio in astanteria.
Da segnalare: un prelievo di sangue effettuato poco prima delle 8 del 4 marzo con l’esito giunto poco dopo le 14 al cambio turno personale (6 ore dopo!) solo per una emoglobina e solo dopo mie continue insistenze.
Sponde delle barelle legate con delle bende perché verosimilmente guaste. Parte del personale infermieristico più adatto a colloquiare con i maiali che con le persone. L’unico medico di turno (sì, uno solo) non può far fronte alle decine di richieste di assistenza, difatti molta gente andava via dopo che, attesa mezzora o un’ora, non aveva ancora avuta fatta nemmeno la registrazione o una prima diagnosi che ne attestasse lo stato di gravità.
Abbiamo alla fine chiesto la dimissione (loro indicano che il paziente “rifiuta il ricovero”) anche perché per il ricovero che loro ci indicavano sarebbero passati “non so quanti giorni” causa mancanza di posti letto e soprattutto non so dove lo avrebbero fatto aspettare.
In corridoio la voce che si sentiva di frequente era che a metà mese l’azienda chiuderà il Pronto soccorso. La definirei una buona notizia visto che non si garantisce il minimo grado di civiltà e di pulizia dei locali e che non si salvaguarda minimamente le salute dei malati.
lettera firmata