Vabbè che gode della prestigiosa denominazione di “prima colonia greca di Sicilia” e che si è meritatamente conquistata lo “status” di importante stazione turistica del meridione d’Italia. Ma a Giardini Naxos sette candidati alla carica di sindaco sono veramente troppi perché, in fondo, gli abitanti della ridente località balneare ammontano a meno di diecimila.
Forse, dunque, sarebbe il caso che il Governo nazionale, tramite un’apposita legge, prevedesse il ballottaggio, anziché il più semplice sistema maggioritario, anche per quei Comuni medio-piccoli alle cui elezioni amministrative, come sta succedendo a Giardini Naxos, si presentano un numero eccessivo di aspiranti sindaci con le relative liste.
Il rischio è, infatti, che chi risulterà eletto sarà solo il “primo in classifica” tra i vari candidati perché, ad esempio, ha totalizzato mille preferenze, mentre gli avversari novecento, ottocento, e così via. Alla fine, dunque, sui poco più di seimila cittadini giardinesi aventi diritto al voto (e senza contare gli astenuti, che alle precedenti Amministrative del 2010 sono stati il trenta per cento), ben cinquemila (ossia la maggioranza) non si riconosceranno nel sindaco eletto.
Il discorso sarebbe stato diverso se ci fossimo trovati in presenza di un centro più popoloso, con oltre diecimila abitanti, dove, in base alla normativa vigente, i due candidati a sindaco più votati al primo turno devono trovare consensi negli avversari rimasti indietro e nelle relative liste d’appoggio per avere uno di loro la meglio nella successiva tornata elettorale di ballottaggio: alla fine, dunque, si avrebbe un sindaco effettivamente espressione di buona parte di una comunità. Ma per Giardini Naxos, la cui popolazione annovera meno di diecimila anime, la legge tutto questo non lo prevede.
Eppure lì, in vista delle imminenti elezioni amministrative di fine primavera, i candidati proliferano al ritmo di un paio alla settimana, probabilmente presumendo ognuno di essi di poter essere eletto “a furor di popolo” e con una “maggioranza bulgara” (previsione alquanto utopistica quando i contendenti cominciano a farsi parecchi).
Era, ovviamente, scontata la ricandidatura del sindaco uscente Nello Lo Turco, ufficializzata appena qualche giorno fa. Ma da più di un mese a questa parte (chi “sua sponte”, chi dietro democratica designazione del relativo gruppo) si sono organizzati per “soffiargli” la poltrona (in ordine cronologico) l’insegnante di attività motorie Giovanni Leonardi, l’architetto ed imprenditore Sebastiano Cavallaro, il vicesindaco uscente Agatino Bosco (nelle ultime ore quasi contemporaneamente dimissionario e… dimissionato dal sindaco Lo Turco), il progettista d’interni Giuseppe Cacciola, l’ex sindaco Salvatore Giglio ed il contabile amministrativo con esperienze giornalistiche Giuseppe Rodi, l’unico quest’ultimo a non avere avuto trascorsi politico-amministrativi a Palazzo dei Naxioti.
Ad onor del vero, è stato il Movimento “Agorà 2015”, che candida a sindaco Giuseppe Cacciola, il primo a scendere ufficialmente in campo con manifestazioni di piazza ed iniziative di coinvolgimento varie svoltesi negli ultimi mesi. Hanno fatto seguito le “convention” del gruppo “Uniti per Giardini Naxos”, ossia la megacoalizione (comprendente diversi “alti papaveri” della politica locale) a sostegno della candidatura di Sebastiano Cavallaro. Gli appena citati due gruppi politici hanno anche dimostrato buona organizzazione sotto il profilo dei rapporti col mondo dell’informazione, non limitandosi a diramare i rispettivi comunicati solo a quel paio di testate giornalistiche tradizionali, ma anche a quelle online (e la capacità di comunicazione è un segno distintivo che dovrebbe essere tenuto in considerazione dall’elettorato, ossia dai cittadini che hanno diritto ad essere costantemente informati su tutto ed attraverso ogni mezzo possibile).
Intanto, come accennavamo prima e come autorevoli personalità del luogo stanno facendo osservare, sette candidati a sindaco per Giardini Naxos sono davvero troppi: a spoglio ultimato si assisterà alla classica “vittoria di Pirro”, con un sindaco debole in quanto espressione di una frangia minoritaria della popolazione e, come tale, non in grado di garantire un’adeguata governabilità (perché ostaggio delle opposizioni nonché inviso a buona parte della comunità locale, che farà di tutto per ostacolare la sua azione amministrativa).
Buon senso, dunque, vorrebbe che, al di là degli “inciuci” e degli accordi sottobanco e mettendo soprattutto da parte sterili individualismi e bramosie di potere, si giungesse ad una “scrematura” che limitasse la competizione elettorale naxiota del prossimo maggio a due o, al massimo, a tre candidati.
Rodolfo Amodeo