Giovanni Spuches, architetto siciliano, è un personaggio multisfaccettato. Un uomo. Né più né meno. Un uomo con le sue grandezze e con le sue miserie. Un uomo che vive. Che vive e che opera, che coltiva passioni e delusioni travolto dal divenire esistenziale. Un uomo che incontra, che emana fascino e che subisce il fascino. Un uomo vero di carne e sangue e in questo rientra la sua visione del sesso, mai banale o animalesco, ma sempre motivato.
Certo, Alfonso non può fare a meno di allungare certi capitoli, è nella sua natura, nel suo stile narrativo, ma ciò non toglie nulla all’efficacia del suo romanzo, che risulta avvincente e godibile. Quello che più ci ha colpiti, in questo romanzo tra l’autobiografico e la narrazione fantastica è l’intenso lirismo che ne pervade le pagine. Alfonso nasce Poeta e non può fare a meno di scrivere e descrivere luoghi, ambienti, persone e sentimenti attraverso folgorazioni poetiche di rara bellezza ed efficacia.
Lucio Paolo Alfonso (nel riquadro a sinistra) è nato nel 1951. È autore del saggio Biografie, microstorie, storia generale (L’Almanacco, Catania, 2005) e degli studi Una nota su Karl Popper, La personalità tossicomanica nei modelli delle scienze umane, Scheda storico bibliografica sul fenomeno mafioso e Il dibattito post-gramsciano sulla cultura classica nel Politecnico di Vittorini (Bracchi, 1991) e della raccolta di poesie I tempi della sete (Portaparole, Roma, 2013).