Tre inossidabili pilastri, il cui prezioso contribuito è stato determinante ai fini del raggiungimento dell’obiettivo che la società gialloblù si era prefissata ad inizio stagione: la salvezza. Spesso, quando i sacrifici sostenuti vengono vanificati da eventi avversi, la tentazione di gettare la spugna a seguito di soffocanti sensazioni di scoramento, diventa quasi indomabile.
Ecco perché in queste circostanze, è indispensabile che nell’animo di un atleta divampi l’ardente fiamma della passione per la propria squadra. Ma essa può ardere senza affievolimenti nello spirito di un individuo che pratica sport, solo se alimentata dalla consapevolezza che egli ha, di rappresentare i colori sportivi del proprio territorio. La storia del calcio insegna che militare nella squadra della città alla quale sono ascrivibili le proprie radici, ha infatti sempre permesso ad un giocatore di sprigionare sul terreno di gioco quel quid in più che indubbiamente nobilita il profilo professionale di un giocatore.
L’esterno offensivo Giulio Nirelli, il centrocampista Rosario Patti ed il difensore centrale Rosario Patanè, sono la prova vivente che un gruppo, per affrontare al meglio un campionato spigoloso come l’Eccellenza, necessiti di uno zoccolo duro composto da giocatori che indossano la maglia della propria città o del territorio di appartenenza. Sono diversi i momenti critici che un club può attraversare nell’arco di una stagione e quest’anno, la formazione gialloblù ne ha vissuti non pochi. Tuttavia, la squadra, trascinata anche dalla carica agonistica trasmessa da questi tre calciatori, ha sempre trovato le giuste motivazioni per rialzare la testa e ripartire con maggiore foga di prima. Dunque l’apporto garantito da Nirelli, Patti e Patanè alla causa della squadra, non è stato soltanto muscolare e tecnico, ma anche e soprattutto psicologico e umano.
Anche queste tre “colonne” si sono imbattute in segmenti di stagione che hanno messo a dura prova il loro smisurato trasporto emotivo verso i colori di una maglia perfettamente in linea con i loro sentimenti calcistici. Tuttavia, l’amore per la casacca del proprio territorio li ha investiti di un grande senso di responsabilità senza il quale non avrebbero potuto spronare e dunque pungolare a sufficienza la squadra nelle fasi più delicate della stagione. In alcuni casi è accaduto che i tre si siano caricati sulle spalle la squadra, conducendola per mano verso importanti risultati. In altri è accaduto che i tre atleti, autentica espressione di un nobile modello da seguire, abbiano, assurgendo ad esempio di stakanovistico spirito di abnegazione, contagiato i propri compagni.
Sono infatti sempre stati degli uomini-spogliatoio, abili a ricompattare il gruppo e a scuoterlo anche nei momenti in cui non potevano lasciare il segno nella gara. Solo così infatti, i tre avrebbero potuto trasferire alla squadra quella ferocia che, in alcune occasioni,non potevano sciorinare perché impossibilitati da infortuni o squalifiche. Ciò è puntualmente avvenuto. Se così non fosse stato, il Giarre quest’anno non avrebbe centrato la salvezza con una giornata di anticipo malgrado le rivoluzioni che hanno scandito il percorso del club. Né i gialloblù avrebbero ottenuto l’accesso alla finale di Coppa Italia, poi persa contro la corazzata Marsala, se il gruppo non fosse stato sostenuto da una triade che ne ha rappresentato l’anima.
Entusiasta per i risultati fino ad ora conseguiti dalla squadra il capitano del Giarre: ovvero l’esterno offensivo Giulio Nirelli (nella foto a sinistra), classe ’81: “Sono di Giarre, questo è il mio quarto anno di fila con il Giarre, da quando Di Martino è tornato a ricoprire l’incarico di presidente di questo club. Ci tenevo particolarmente a disputare questo campionato di Eccellenza e alla fine quattro anni di sacrifici sono stati premiati. Senza titubanze ho sposato il progetto del presidente, perché convinto che la squadra avrebbe potuto approdare a palcoscenici più prestigiosi. Vivere da protagonista l’ascesa dalla prima categoria all’Eccellenza con questa maglia, è stato un onore fino ad ora, così come per me è stato motivo di grande orgoglio lasciare un’impronta in questa stagione. Mio è stato infatti il primo goal del campionato del Giarre, realizzato in occasione del successo esterno per 1-2 contro lo Sporting Viagrande, così come sono state mie due delle quattro reti grazie alle quali la squadra ha eliminato il Milazzo, conquistando la finale di Coppa Italia. In totale dunque ho realizzato quattro goal tra campionato e Coppa Italia. Per la precisione, per quanto concerne il campionato, ho siglato la rete dello 0-1 a Viagrande e la rete dello 0-1 a Gangi contro una Castelbuonese che poi ci sconfisse 2-1. Diversamente, per quanto riguarda la Coppa Italia, mia è stata la rete del 2-0 contro il Milazzo, sconfitto al “Regionale” con il medesimo punteggio, così come mia è stata la rete dello 0-2 contro il Milazzo al “Salmeri” nella sfida di ritorno, poi conclusasi 2-2. Io, insieme a Patti e Patanè, credo di non essermi mai risparmiato per questo club, stringendo i denti anche quando tutto sembrava andarci contro. Abbiamo lottato contro la sfortuna, così come non ci siamo mai persi d’animo pur sentendoci condannati a giocare in una struttura inagibile e dunque non accessibile agli spettatori. Abbiamo dovuto fronteggiare sia squalifiche che guai muscolari causati spesso da un campo non ideale in materia di allenamenti. L’amore per questa maglia però è stato più forte di tutto ed è in nome di questo amore che chiediamo che lo stadio, dopo anni di infiltrazioni piovane e di imbarazzante fatiscenza, venga riqualificato nel rispetto di una città dai fasti gloriosi”.
Orgoglioso per quanto fino ad ora dimostrato il centrocampista Rosario Patti (nella foto a destra), classe ’82 “Io sono di Riposto ma anche per me, Giarre rappresenta una città alla quale sento di appartenere, proprio perché ad un passo dal Comune marinaro. Dopo la promozione in Eccellenza speravo in un campionato positivo e così è stato. Non sono mancati i momenti difficili ma d’altra parte non poteva essere altrimenti se si considera che il più delle volte siamo stati costretti ad affrontare le gare senza il supporto del nostro pubblico. Credo di poter camminare a testa alta quando parlo di quello che ho dato fino ad ora al Giarre. Quest’anno ho siglato sette reti tra campionato e Coppa Italia. Ecco le mie reti ascrivibili a questa stagione: quarto goal al Paternò nella vittoria per 4-1 contro i rossazzurri, rete della bandiera nella sconfitta di Rosolini per 2-1,decisivo goal del pari casalingo contro il Città di Messina in una gara conclusasi 1-1, e terza rete contro la San Pio X nella trasferta vinta contro i catanesi per 1-4. Per quanto concerne la Coppa Italia invece, ho siglato la prima rete del 2-1 casalingo con il quale ci imponemmo sulla San Pio X, relativamente ai quarti di finale della competizione, mentre nell’andata casalinga della semifinale contro il Milazzo, ho realizzato la rete dell’1-0 in occasione di una partita poi vinta per 2-0. Infine, in finale contro il Marsala, con un’inzuccata di testa, mi sono regalato il goal della bandiera, in una gara persa per 2-1 ma scandita dallo spirito indomito di un Giarre combattivo. Ci tengo a sottolineare che ho offerto il mio contributo al club anche provvedendo a tagliare l’erba a bordocampo. Inoltre, a mie spese ho provveduto all’allestimento di una palestra sotto i gradoni della tribuna Olimpia. Oltre ad essere stato promotore dell’idea di realizzare questa piccola palestra, mi sono prodigato nell’acquisto di attrezzi per il potenziamento della muscolatura dei giocatori. A proposito di ciò, mi preme precisare che la palestra era stata allestita sotto i gradoni della curva nord, ma le copiose infiltrazioni piovane ci hanno indotto a trasferirci sotto i gradoni della tribuna Olimpia, dove comunque le infiltrazioni di acqua non mancano. Acquistare gli attrezzi per la squadra del mio cuore è stato per me un onore. Spero che tanto affetto possa essere ripagato dagli amministratori locali”.
Tanta fierezza anche nelle parole del jolly del Giarre: ovvero Rosario Patané (nella foto a sinistra). Ecco la dichiarazione di Patanè, difensore centrale classe ’86, spesso adattatosi sia al ruolo di terzino che a quello di regista e di mezzo esterno di centrocampo “Pur avendo militato anche in C2, quando l’anno scorso mi fu offerta la possibilità di tornare a Giarre, non mi sono tirato indietro. Quando avverti un legame così forte tra te e la tua città, è praticamente impossibile rifiutare l’offerta, anche se la categoria è la Promozione. Vincere il campionato nella stagione scorsa e contribuire alla salvezza del Giarre quest’anno, è stato per me un onore. Sono consapevole di essermi speso per questa maglia non solo sul campo ma anche negli spogliatoi e fuori dallo stadio, affinchè tutti sapessero che io e gli altri non abbiamo mai smesso di impegnarci quotidianamente per rendere onore ai colori e alla città. Adesso ci attendiamo un piccolo sforzo da parte dell’amministrazione, affinchè questi spalti tornino ad ospitare spettatori. Non voglio assolutamente che quel goal da me rabbiosamente siglato contro la San Pio X nel 2-2 casalingo contro i catanesi, sia vanificato da un’amministrazione passiva”.
Interviene sulla questione il presidente Giovanni Di Martino “Abbiamo affrontato immensi sacrifici per portare in salvo la squadra, in una stagione molto travagliata sotto tanti aspetti. Adesso attendiamo un segnale positivo da parte di chi governa questa città. Ci preme soprattutto che venga risolto il problema riconducibile al sistema di gronde di entrambe le curve, poiché purtroppo esso si caratterizza per un inefficiente smaltimento delle acque. Il sindaco ci ha assicurato che entro l’inizio della stagione, lo stadio sarà agibile. Vedremo. Domenica intanto, desideriamo vincere l’ultima partita della stagione contro il Rosolini e aiutare Daniel Aleo a vincere la classifica marcatori”.
Umberto Trovato